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Le sconfinate ambizioni del nuovo zar

Putin ha ribadito che la sicurezza della Russia non è negoziabile, corretto, ogni Paese ha il diritto di difendere il proprio territorio ma nessuno ha mai messo, né mette in discussione, la sicurezza della Russia, anzi molti Stati europei hanno sempre intrattenuto con lui e con il suo Paese rapporti economici e politici di rilievo. Quando il presidente russo dichiara al mondo che la sicurezza della Russia non è negoziabile non può stupirsi che altrettanto legittimamente l’Ucraina abbia lo stesso diritto di difendere i suoi i confini e la sua sicurezza. Non esistono, almeno dove vi è il rispetto delle leggi, due pesi e due misure, quello che Putin rivendica come suo diritto è lo stesso diritto che hanno gli altri Stati e lui è il primo ed unico ad aver violato questo diritto prima annettendo la Crimea e poi sostenendo per anni gli insorti nel Donbas. La sua non è una iniziativa difensiva dovuta ad un pericolo, potrebbe essere un’azione preventiva secondo il vecchio detto latino “se vuoi la pace prepara la guerra”? Putin di fatto è già in guerra perché ha avallato otto anni di guerra nel Donbas dopo aver annesso, senza colpo ferire, la Crimea. Un’azione preventiva anche quella? Azione preventiva che si sviluppa annettendo territori o creando stati fantoccio che poi riconosce come alleati erodendo inesorabilmente l’Ucraina e spostando i confini della Federazione russa sempre più avanti, sempre più vicini ai Paesi europei e Nato?

In verità Putin ha deciso che questo è il momento per tentare di coronare il suo sogno: passare alla storia come uno zar dei tempi moderni, il federatore di territori immensi e stati diversi, il creatore di un nuovo impero russo che renda l’Europa sempre meno influente e la Cina consapevole di non poter continuare essa stessa ad espandersi nel mondo diventando di fatto la prima super potenza. La Cina, che è il nuovo grande alleato di Putin, è però un alleato scomodo perché diventa, di momento in momento, sempre più potente con le sue diramazioni, proprietà, interessi economici vitali nella maggior parte del mondo. Questo è il momento ideale per Putin per dare corpo al suo sogno, è ancora abbastanza giovane e potente al suo interno, dove rende gli avversari inoffensivi imprigionandoli, e varie contingenze sembrano essergli favorevoli: l’Europa non ha una politica comune, neppure quella per gli approvvigionamenti energetici, e i costi di gas e petrolio stanno mettendo in grave crisi famiglie e produzioni mentre l’economia e la pubblica opinione sono ancora  scossi per i problemi conseguenti la pandemia, la Germania non ha più un forte cancellierato, l’Italia soffre per le risse tra i partiti in vista delle elezioni nazionali, in Francia sono imminenti le elezioni per la presidenza, gli Stati Uniti, reduci dal disastro dell’Afghanistan soffrono di gravi incertezze per una presidenza di fatto debole e per l’aggravarsi di problemi razziali ancora irrisolti, la Nato può intervenire eventualmente solo per difendere il territorio di Stati membri e per altro non ha mai particolarmente brillato per successi, in concreto nessuno manderà soldati all’Ucraina, solo armi e soldi e non si sa fino a quando. Le mosse di Putin hanno reso l’Ucraina debolissima sul piano economico, chi vorrebbe oggi investire in un Paese così a rischio? Solo qualche oligarca russo o legato alla Russia che in questo modo potrebbe facilmente impossessarsi di gran parte dei suoi gangli economici più importanti. L’Ucraina ha sopportato la perdita della Crimea e la guerra del Donbas in pratica senza poter fare nulla di utile alla, almeno parziale, risoluzione dei tanti problemi. A questo aggiungiamo che molti Paesi europei non possono dare sanzioni che taglino l’arrivo del gas, in effetti anche Putin ha necessità di venderlo perché è una delle più importanti entrate della Russia e per questo ha siglato un nuovo accordo con Pechino aumentando considerevolmente le sue forniture di gas verso la Cina. Se aggiungiamo che le sanzioni che l’Europa metterà porteranno un danno anche a noi europei, sia per le mancate esportazioni verso la Russia che per l’evidente calo nel settore turistico, si comprende bene perché sia questo il momento migliore per Putin per sferrare la sua offensiva militare e diplomatica. Che fare allora? Certamente continuare con la diplomazia ma cercando di avere ben chiaro cosa vuole Putin e cosa si può concedergli ottenendo in cambio altre concessioni che garantiscano la sicurezza e l’indipendenza non solo dell’Ucraina ma anche di tutti gli stati che, avendo cittadini di lingua russa o di origini russe, potrebbero un domani entrare nel mirino del nuovo zar.

Diplomazia ed accordi, compromessi onorevoli che impediscano azioni con risultati irreversibili e tragici. Un problema che anche Putin, speriamo non accecato da eccessivo orgoglio e onnipotenza, deve comprendere prima di insanguinare ulteriormente il suolo ucraino e prima di vedere tornare in Russia le bare dei suoi soldati perché in questo caso l’amore, il rispetto del suo popolo potrebbe tramutarsi in odio. E i soldati russi è bene che comincino a capire che se sarà guerra anche loro moriranno in tanti, vittime sacrificali al sogno di grandezza di Putin

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