
L’evoluzione internazionale ed il principio di Einstein
Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli
A neppure un mese dall’insediamento dell’amministrazione Trump il quadro internazionale, soprattutto in relazione alla guerra russo-ucraina, risulta in profonda evoluzione con scenari ancora oggi incerti.
Andrebbe, quindi, tenuto nella debita conservazione come ogni scelta degli Stati coinvolti risponda ad una rinnovata visione geopolitica e strategica, con la quale si può anche dissentire, ma della quale bisogna tenere conto soprattutto all’interno della UE. I negoziati di Riyad, finalizzati al raggiungimento quantomeno di una tregua, rappresentano sicuramente un passo in avanti rispetto all’immobilismo diplomatico degli ultimi tre anni e dominato, in ambito europeo, dalle sole dichiarazioni di sostegno e disponibilità finanziaria all’Ucraina.
La stessa scelta della capitale dell’Arabia Saudita come sede
rilancia il vecchio accordo tra gli Stati Uniti ed il paese arabo, il quale risulta fondamentale anche per indebolire la stessa posizione di Putin.
Va ricordato, infatti, come questo accordo durante la prima amministrazione Trump trovò la propria giustificazione soprattutto in chiave anti Iran.
Il suo tradimento operato dall’amministrazione Biden riportò l’Iran all’interno dello scenario internazionale, così come i suoi finanziamenti ai gruppi terroristici musulmani, e diede nuovo impulso al processo di arricchimento dell’uranio.
Ecco, quindi, come ora anche la posizione di Israele venga rafforzata come stato esplicitamente in conflitto con lo stesso Iran, al quale viene assicurato un ampio mandato nella elaborazione delle proprie strategie anche militari.
Un’alleanza, tra Usa e Riyad, la quale attualmente si ripropone come obiettivo certamente quello di isolare sempre più l’Iran, ora uno dei principali alleati di Putin, e quindi quest’ultimo vedendosi indebolito si rende disponibile ad una trattativa diplomatica.
L’Arabia Saudita, inoltre, in un prossimo futuro grazie al suo possibile ingresso “a due velocità” all’interno dei Brics rappresenterà un alleato fondamentale certamente degli Stati Uniti ma anche dell’Unione Europea, in aggiunta all’India, nei confronti del ruolo egemonizzante dalla Cina.
Attraverso questa strategia l’Arabia Saudita intende ritagliarsi un nuovo ruolo nello scenario internazionale tanto da dichiarare di voler diventare la Nuova Europa, cioè sede di innovazione e sviluppo economico.
In questo complesso contesto in rapida evoluzione, viceversa, in Europa si discute del livello e della qualità delle esternazioni del Presidente Trump, invece di cercare di comprendere le valenze internazionali, economiche e geopolitiche che la strategia estera statunitense sta perseguendo.
Il ritardo europeo espresso dall’intera classe politica dell’Unione è stato evidenziato anche dalla stessa riunione di Parigi la quale ha solo confermato la marginalità europea. In più, non sazia, l’Unione Europea ha deciso di varare il sedicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia forti dei “successi” ottenuti con i primi quindici.
Mai come ora il principio di Einstein si rivela attuale: “Non è possibile risolvere un problema con lo stesso livello di pensiero che sta creando il problema”. L’Unione Europea ne rappresenta la conferma attraverso il proprio granitico immobilismo politico e strategico. La propria marginalizzazione nello scenario internazionale si manifesta come la inevitabile conseguenza