Attualità

L’illusione europea ed italiana

Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli

All’interno della Unione Europea un accordo rappresenta la sintesi della volontà politica  espressa da Paesi diversi uniti nella realizzazione di un progetto comune. Al di là del contenuto normativo e strategico (1) andrebbe sottolineato come uno dei fattori fondamentali per il successo di un qualsiasi progetto sia indubbiamente rappresentato  dalla tempestività (2) con la quale viene raggiunto e reso operativo.

L’accordo relativo ad un tetto al prezzo del gas (#pricecap) non presenta alcuno dei sopracitati fattori fondamentali per il suo successo. A questo si aggiunga come i due ultimi governi italiani alla giuda del nostro Paese abbiano posticipato ogni iniziativa straordinaria per rendere meno impattante l’escalation dei costi energetici in quanto entrambi erano avvinti in una speranzosa attesa, di oltre dieci mesi,  di un parto normativo europeo.

Il tempo in attesa di questa annunciazione, tuttavia, non è certamente passato, in quanto i governi Draghi prima e Meloni adesso si trovano a gestire un tasso di inflazione pari, se non superiore, al doppio di quella dei partner europei (*). Questa, poi, mina alla base ogni fattore competitivo delle imprese italiane e la stessa sopravvivenza economica di molte famiglie del ceto medio.

A questa inedia politica degli ultimi due governi italiani, i cui costi vengono tranquillamente scaricati sui ceti produttivi, si aggiunge un banale ed inappropriato favore espresso dal governo in carica, motivato da una discesa delle quotazioni del gas, e quindi del costo dell’energia elettrica alla quale ancora rimane agganciato, attribuito proprio all’approvazione di tale messianico accordo. Quando, invece, tali quotazioni in discesa rispetto ai mesi precedenti dipendono da un forte rallentamento della domanda di energia -15% (A) certificata da una preoccupante discesa della produzione industriale pari al -1% sul mese precedente e -1,9 quella annuale (B).

L’indice negativo di segnali economici esprime un forte rallentamento del ciclo produttivo ed economico ma anche la cristallina espressione degli effetti di una  speranzosa inattività dei governi Draghi e Meloni i quali di fatto hanno abbandonato a sé stessi le categorie produttive e le famiglie del ceto medio basso.

Nessuna correlazione si può individuare quindi tra una ancora futura applicazione dell’accordo relativo al tetto del prezzo del gas e la sua discesa nelle quotazioni internazionali. Viceversa, di certo, l’inedia governativa degli ultimi due governi, unita ad un inaccettabile quanto imbarazzante entusiasmo per il conseguimento del price cap, hanno portato il nostro sistema economico e soprattutto industriale all’interno di una crisi molto più problematica rispetto ai partner europei.

(*) La Germania ha appena destinato una manovra finanziaria di duecento miliardi (200) il cui effetto si dimostrerà nella seconda metà del 2023

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