Attualità

L’indebita appropriazione

Ad ogni pubblicazione dei dati economici relativi alla crescita economica o ad una eventuale stagnazione, o peggio recessione, come all’andamento dell’occupazione, si assiste da oltre vent’anni anni alla ricerca della subdola appropriazione ed interpretazione di questi dati per avvalorare le strategie economiche del governo in carica o dell’opposizione. Un’appropriazione decisamente indebita che risponde a logiche politiche più che all’interpretazione legittima della fotografia che tali dati dovrebbero indicare. In questo senso, infatti, questi comportamenti trovano una ulteriore conferma di fronte all’andamento dell’occupazione reso noto recentemente dall’Istat.

Il governo in carica, ed i partiti che lo sostengono, afferma la validità delle scelte strategiche come il reddito cittadinanza e quota 100 indicando nell’aumento dell’occupazione confermati all’Istat la prova evidente. Viceversa l’opposizione ne contesta il valore reale in quanto considerati frutto di dinamiche economiche esterne alla politica del governo in carica.

In questo senso può risultate utile ma soprattutto intellettualmente onesto effettuare un semplice confronto tra i dati odierni e quelli dell’anno precedente per il medesimo periodo. Nel 2019 l’Istat nel periodo marzo-maggio certifica la crescita degli occupati in 167.000 unità. Nel 2018 la crescita e l’occupazione risultarono del +0.5% con 114 000 nuovi occupati. Il tasso di occupazione rilevato dall’Istituto di statistica italiano per il 2019 è del 59.1% (+0,1%) a fronte di una crescita nel 2018 degli occupati al 58,8% (+0,9%).

Sempre nel 2019 le persone in cerca di occupazione si sono ridotte di 51.000 unità (-1,9%) mentre nel medesimo periodo del 2018 le persone in cerca di occupazione erano in diminuzione del 2,9%. Nello scorso anno, quindi, con gli effetti della finanziaria approvata nel 2017 dal governo Gentiloni, vennero creati 70.000 posti di lavoro a tempo determinato e 62.000 a termine mentre nell’anno in corso risultano 96.000 i contratti a tempo indeterminato e passano a 27.000 i lavoratori indipendenti legati probabilmente alla nuova legislazione relativa alle partita IVA. Viceversa risulta stabile nel 2019 il numero degli inattivi che invece era in diminuzione  del -1,5 % per il  2018.

Questa semplice analisi comparativa dimostra come non si registri un sostanziale scollamento nelle dinamiche occupazionali per il medesimo periodo dell’anno anche se con governi diversi e di orientamento politico opposto. Molto probabilmente, infatti, risulta più significativo il periodo di rilevazione in quanto fortemente legato ed influenzato dai contratti stagionali più di quanto possano risultare  le politiche economiche dei diversi governi. In altre parole, assistiamo ad una vera e propria appropriazione indebita, precedentemente da parte del governo Gentiloni successivamente da parte del governo in carica, dei trend occupazionali i cui quadri risultano invece sostanzialmente indipendenti (e per fortuna) dalle politiche dei governi stessi. Governi che, nel caso dell’ultimo in carica, dovrebbero preoccuparsi della riduzione della stima di crescita per il 2020 che passa dallo 0,6 % allo 0,3% (-50%!!!) a fronte di ridicole previsioni di un +3% prevista nell’ottobre 2018 da Savona (la cui competenza è stata premiata con la presidenza della Consob) collegate alle altrettanto fantasiose previsioni di una crescita per l’anno in corso del +1.4 %, ossia quattordici (14)  volte inferiore la rilevazione attuale (+0,1/0,0%).

Ancora una volta si assiste a questa appropriazione indebita da parte dell’intera classe politica legata a una manifestazione di disonestà intellettuale nell’ambito economico che ha accomunato tutti i governi degli ultimi vent’anni. Con l’aggravante, attribuibile a quest’ultimo in carica, di negare persino l’evidenza dei trend economici decisamente preoccupanti probabilmente perché incapace di comprenderla.

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