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L’inflazione digitale

Il dibattito scatenato nel nostro paese relativamente all’utilizzo delle risorse finanziarie del Recovery Fund dimostra tristemente il livello culturale ed il massimalismo ideologico che definisce il perimetro della nostra residuale credibilità.

Da più parti si inneggia ad una nuova e più incisiva spinta alla digitalizzazione tanto della nostra economia quanto della pubblica amministrazione. Una direzione certamente giusta che, per quanto riguarda la pubblica amministrazione, già parzialmente introdotta nel recente passato, si è tradotta invece in un onere aggiuntivo per gli utenti e paradossalmente in una perdita di produttività della stessa pubblica amministrazione (https://www.ilpattosociale.it/attualita/linutile-crescita-della-produttivita/). Questa ulteriore spinta alla digitalizzazione, anche se applicata nel modo corretto, pur sperando in un miglioramento del livello di servizi (e magari finalmente della produttività), con molta difficoltà si potrebbe tradurre in un incremento di nuovi posti di lavoro rispetto a quanto lo possa produrre il turnover. La digitalizzazione applicata all’economia reale, viceversa, rappresenta un adeguamento dei canali e degli strumenti informatici che determinano quindi una forte velocizzazione dei collegamenti e dei complessi processi produttivi.

Quindi va sottolineato, ancora una volta, come la conoscenza e la cultura all’interno di una impresa rappresentano una ricchezza difficile da valutare in un bilancio tuttavia fondamentali per il futuro della stessa azienda nel complesso mercato globale.

Rimane evidente, tuttavia, la visione parziale di queste scelte strategiche, specialmente se riferite alle strategie proposte dal governo. Il fattore velocità in un mercato aperto e competitivo sempre più diventa fondamentale se inteso come il time-to-market per rispondere ad un bisogno del mercato da parte di una azienda attraverso il proprio bene o servizio. In altre parole, l’intera economia occidentale risulta condizionata da un mercato saturo e quindi, come logica conseguenza, il sistema industriale o politico non è in grado di condizionarlo come dimostra il flop degli ecoincentivi per le auto elettriche.

Il nostro sistema economico risulta caratterizzato da un livello di saturazione tale per cui sono le informazioni che vengono dal mercato ad indicare le tendenze dei prodotti e dei servizi richiesti (Pull) alle quali la capacità dell’impresa industriale, appunto attraverso una sempre maggiore velocità di produzione, riesce a far fronte attraverso un bene od un servizio nel minore tempo possibile. Specialmente in relazione alla indicazione proveniente dal mercato la digitalizzazione risulta quindi fondamentale nella sua individuazione e trasmissione al mondo industriale quindi produttivo. Una velocità che deve essere mantenuta anche nel processo inverso dall’azienda verso il mercato, cioè in relazione ai tempi di consegna.

Anche nel “ritorno” della risposta rispetto a quanto appreso dal mercato per via digitale ancora una volta risulterà determinante il fattore velocità ma in fortissimo rapporto con la sua sostenibilità economica.

Quindi, nella prima fase la digitalizzazione è fondamentale in quanto consente di ottenere maggiori ed immediati feedback dal mercato per poi elaborarli e trasferirli in produzione in tempi altrettanto ristretti. Successivamente, però, nel percorso inverso, dall’azienda al mercato ed all’utente, risulta evidente che alla stessa velocità si deve aggiungere anche il fattore economico, entrambi determinanti e fondamentali per il completamento di questo ciclo economico e commerciale.

Al di là quindi di ogni economia digitale risulta fondamentale il costo del trasporto delle merci e di conseguenza del gasolio. Questo sistema rappresentato dai due sensi di marcia risulta assolutamente sconosciuto, o peggio, addirittura negato in virtù di un massimalismo vetero/ecologico applicato all’economia dall’attuale governo. I suoi rappresentanti intendono entro l’anno, infatti, eliminare gli “incentivi” al gasolio virando nella  direzione opposta delle altri nazioni europee e portare il prezzo del gasolio a 1,43 al litro. Basti ricordare come in Germania attualmente il prezzo del gasolio sia di 1,03 al litro: una differenza che determina già ora rispetto al prezzo medio italiano un costo inferiore di quasi -30% rispetto al nostro prezzo medio di 1,27.

Ora, se venisse confermata questa sciagurata strategia del ministro Costa, la differenza di costo alla pompa salirà al +43% per il trasporto merci che all’80% viaggia su gomma. Quindi, paradossalmente, le nostre merci come qualsiasi utenza professionale pagheranno un +43% in più il prezzo del gasolio al quale vanno aggiunti nel caso italiano il prezzo proibitivo delle autostrade che in Germania sono gratuite.*

Questo aumento dei costi del trasporto delle merci innescherebbe inevitabilmente una spirale inflattiva in presenza già di una conclamata recessione economica: inflazione il cui andamento risulterà proporzionale alla velocità dei feedback del mercato e quindi dalla digitalizzazione stessa.

Il terribile combinato inflazione e recessione economica andrebbe a gravare ancora una volta sulle spalle dei contribuenti attraverso l’aumento dei prezzi al consumo. Un disastro economico che colpirà ovviamente le famiglie a reddito Inferiore. Il tutto in nome di un massimalista vetero ambientalismo che vede nel motore gasolio (il massimo per efficienza energetica) il nemico assoluto: classico esempio di strategie ideologica la quale Individua in un nemico il fattore aggregante.

L’effetto combinato di questo massimalismo ideologico, unito ad una incompetenza governativa mai raggiunta nella storia della Repubblica Italiana, verrà pagato dall’utenza italiana e trasformerà una opportunità come quella del Recovery Fund nell’ennesima occasione per aggravare accise e tasse e perdere competitività nei confronti del contesto internazionale.

(*) Per carità di Patria si evita di calcolare il livello medio retributivo tedesco superiore del 30% ad un pari livello italiano in quanto porterebbe il costo del gasolio per l’utenza Italiana a +70% .

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