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Se il lavoro diventa business

Anche nella vicenda complessa ed articolata della gestione pandemica e vaccinale, soprattutto in relazione ad una possibile riapertura, il confronto purtroppo si tinge dei colori ideologici degli schieramenti politici.

Al di là dei contenuti scientifici che competerebbero esclusivamente al settore medico e scientifico (salvo questi ultimi affermare come verità consolidate le stesse negate anche solo poche settimane prima), il prolasso della politica spinge gli schieramenti, in particolare rispetto alle prossime possibili aperture, ad esprimere valutazioni come semplici espressioni di posizione ideologiche, spesso lontane dalla realtà quotidiana.

Per semplice carità di patria si evita di commentare anche la polemica relativa ad un possibile posticipo alle 23 del coprifuoco (una vera e propria sospensione della democrazia va ricordato) in quanto anche solo sotto il profilo funzionale sarebbe inevitabile se si lasciassero aperti ristoranti fino alle 22. Mantenere inalterato il limite orario del coprifuoco alle 22 di fatto annullerebbe anche l’effetto “leva” generato dall’apertura del servizio di ristorazione alla sera. Il fatto stesso, invece, di come questo elementare concetto funzionale sia oggetto di discussione dimostra il livello ignobile del dibattito politico raggiunto in questo periodo.

Emerge in più la sempre più sconcertante contrapposizione tra i due schieramenti politici (centro-sinistra e centro-destra uniti ora nella maggioranza del governo Draghi) nell’individuazione delle priorità da indicare nelle riapertura: in altre parole quali settori sarebbero da premiare con una riapertura equilibrata. Viceversa, la stessa classifica viene stilata sulla base di una propria superiorità ideologica, una serie di indicazioni ovviamente mortificante per tutti gli altri settori invece penalizzati.

Dalla semplice analisi ed in considerazione dell’assenza, durante quest’ultimo anno pandemico, di qualsiasi tipo di investimento relativo ai mezzi pubblici da parte di tutte le religioni (competenti per materia ma private di risorse aggiuntive) risulta evidente come riportare la scuola in presenza al 100% (in zona gialla o arancione) con la medesima disponibilità di mezzi pubblici ridotta al solo  50-60% significherebbe inevitabilmente ritrovarsi alla fine di maggio con un’impennata di contagi.

Questo andamento facilmente prevedibile, perché va ricordato come nel 2020 l’impennata dei contagi sia avvenuto ad ottobre, esattamente due settimane dopo l’apertura delle scuole, provocherebbe ora una inevitabile chiusura (lockdown) durante il periodo estivo, con un ulteriore danno per il settore turistico già fortemente compromesso dalla doppia chiusura del settore nel periodo invernale.

In questo contesto sarebbe ‘carino’ individuare chi, nella compagine governativa e nella maggioranza parlamentare, sarebbe in grado di spiegare agli operatori turistici sia della montagna che del mare come organizzare tutte le attività turistiche le quali ORA stanno studiando una programmazione. Questo in previsione di un possibile aumento dei contagi dalla terza settimana di maggio e con probabile ricadute di chiusure nei mesi di giugno e luglio.

Indipendentemente dall’individuazione dei soggetti istituzionali responsabili degli investimenti nel potenziamento dei mezzi pubblici la priorità di apertura riservata alla scuola rappresenta la posizione strategica e politica del centrosinistra. E per giustificare la propria legittima posizione viene indicata la corrente avversa di pensiero favorevole, invece, ad una priorità all’apertura, anche se parziale, del settore turistico e della ristorazione, come espressione della prevalenza del valore del “business” rispetto a quello dell’istruzione.

Questa contrapposizione dimostra come, ancora una volta, la politica di fronte a pensieri complessi ed a problematiche articolate si riduca ad esprimere vecchi concetti classisti ed ideologici aggiornati magari con qualche neologismo inglese.

Indicare il settore del turismo, della ristorazione e dell’horeca come settori legati al “business”, quindi “di basso lignaggio e speculativi rispetto al supremo valore dell’istruzione”, dimostra semplicemente la assoluta ignoranza relativa alla intensità di manodopera garantita da un albergo, un ristorante, un bar e da tutti i grossisti di bevande, prodotti gastronomici ed alimentari, servizi di lavanderia che servono questi settori (horeca).

Perdipiù anticipare rispetto alle scuole l’apertura di questi settori economici permetterebbe di avviare una timida ripresa economica senza per contro l’aggravio di una utenza aggiuntiva per i mezzi pubblici, quindi, anche sotto il profilo della pandemia, una scelta conservativa.

Il terzo millennio indicato come un periodo storico segnato dal declino delle ideologie dimostra invece come proprio di fronte alla complessità di un problema la classe politica utilizzi, ancora una volta, i paradigmi politici espressione del secolo precedente.

E’ stupefacente come il lavoro una volta indicato come un diritto ora, proprio per la contrapposizione ideologica, sia diventato l’espressione di un business.

Il declino culturale del nostro Paese dimostra ancora una volta di avere raggiunto un nuovo limite.

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