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Solo l’empatia ci potrà salvare

Il 22 febbraio è crollato il cimitero di Camogli, una delle più note località turistiche italiane, e sono precipitate in mare, con un volo di più di 30 metri, 320 bare che riposavano nel cimitero. Siamo ad aprile e della triste vicenda non abbiamo più notizie dopo i primi giorni dal disastro, quando alcune bare e salme erano state recuperate e portate al riparo in una struttura predisposta dalla protezione civile, in attesa che i famigliari potessero riconoscere e ricomporre i resti dei loro cari. Per la maggior parte dei defunti dispersi in mare e sepolti sotto la frana si doveva e si deve ancora cercare e sono al lavoro gli incursori subacquei della Marina militare. In attesa che si faccia luce sulle eventuali responsabilità, sembra che alcuni avessero avvertito della fragilità della struttura a picco sul mare, molto suggestiva ma poco sicura per la probabilità di smottamenti anche per le piogge che negli anni si sono susseguite, pensiamo al dolore di chi ha visto perduti per sempre persone care con l’aggravante che i poveri resti possono essere preda di pesci. Ho pensato a questi morti proprio mentre nei nostri giorni di chiusura siamo portati a ragionare sulla mancanza di socialità che da troppo sta creando disagio in ogni fascia d’età e sulla mancanza di empatia che da molti anni vieta, impedisce, a troppe persone di sentirsi in sintonia, di capire gli altri. L’indifferenza che ha contraddistinto gli ultimi decenni, sia nella società che nel mondo della economia che della politica, ha lasciato che gli ultimi fossero sempre più emarginati, gli anziani più soli, i giovani abbandonati a se stessi, prima senza regole per crescere e poi senza lavoro per vivere. Un’indifferenza e una mancanza di empatia, di attenzione sia agli altri che alla cosa pubblica, che ha fatto prevalere la finanza selvaggia contro l’economia reale, che ha lasciato andare in dissesto il patrimonio pubblico, dalle strade non finite agli ospedali costruiti e poi abbandonati, fino ai piccoli cimiteri che crollano in mare. Riuscirà questa forzata clausura, dovuta ad un virus del quale a tutt’oggi con conosciamo con certezza l’origine e che si continua a diffondere con pericolose capacità di mutazione, a farci riconsiderare il nostro modo di vita? Riusciremo a comprendere che non ci si salva da soli, che l’empatia ci può aiutare, che ascoltando gli altri si diventa più capaci di comprendere noi stessi? Tutto può ripartire meglio, anche cominciando dal cimitero di Camogli, ma c’è la volontà umana e politica?

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