
Tornare al rispetto deontologico di ogni professione e a quello dei vivi e dei morti
In questi giorni molte trasmissioni televisive hanno parlato in modo particolare e reiterato del delitto di Garlasco e di quello di Trieste.
Non facciamo né i magistrati né gli investigatori ma non possiamo esimerci dal sottolineare come in entrambi i casi vi siano state indagini poco approfondite, spesso superficiali o ritardate nel tempo, con deterioramento dei reperti di vario tipo, indagini assolutamente non complete sia per quanto riguarda l’aspetto tradizionale, controprova di alibi, spostamenti etc, sia per la parte delle indagini scientifiche.
Mentre ancora si attendono notizie certe di colpevolezza per Trieste, e si attendono i nuovi accertamenti per Garlasco, l’attuale colpevole, a suo tempo condannato, è in carcere ma nuove indagini individuano altri indagati, con l’ipotesi che la vera storia possa essere diversa da come ci è stata raccontata, pensiamo ai famigliari delle vittime.
Vedere praticamente ogni sera le numerose macchie di sangue di Chiara Poggi, dopo così tanti anni dalla morte, o il corpo impacchettato di Liliana Resinovich pensiamo debba procurare un dolore immenso ai famigliari e riteniamo che sarebbe possibile parlare dei delitti anche senza mostrare continuamente certe immagini.
Il dovere di cronaca non può diventare una specie di macabra e continua illustrazione delle parti più cruente di questi omicidi.
Siamo inoltre convinti che coloro che sono consulenti di parte non dovrebbero, contestualmente, rimanere ospiti, come tecnici fissi, di alcune trasmissioni nazionali, la confusione dei ruoli sembra essere una prerogativa dell’attuale società ma la confusione crea un vulnus alla corretta valutazione di ogni evento.
In un periodo nel quale correttezza e rispetto per il dolore altrui sono banditi in nome dell’audience e della capacità di aumentare il numero di ascoltatori e lettori, mentre notizie vere e false si confondono creando sempre più confusione e malessere, in tutti i campi, vorremmo sperare che a qualcuno venga l’idea di tornare al rispetto deontologico di ogni professione e, specialmente, al rispetto umano degli altri, vivi e morti.