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Va in porto la scalata di Del Vecchio a Mediobanca

La Bce ha dato via libera, seppur non tramite una comunicazione ufficiale sul sito ma
con una lettera inviata agli interessati, ossia Delfin, la finanziaria di Leonardo Del Vecchio: l’imprenditore potrà salire fino al 20% di Mediobanca. La segnalazione, inviata anche a Bankitalia, che aveva fatto da tramite con Francoforte, gestore della Vigilanza Unica Europea sulle banche, è destinata a essere ufficializzata solo dagli interessati e quindi non da Piazzetta Cuccia, che non ha avuto nessun ruolo se non quello di oggetto del contendere. Così per la prima volta nei 74 anni di vita dell’Istituto fondato da Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia, un singolo azionista potrà superare la soglia del 10%. Un tabù infranto da Del Vecchio, che con il suo 9,89% da
domani potrà iniziare ad acquistare titoli, che nel frattempo, sulle attese del semaforo verde di Francoforte, hanno visto crescere il loro valore.

Che si arrivasse a questo ormai tutti se l’aspettavano, a partire dallo stesso Del Vecchio, che ha messo le mani avanti definendo l’investimento come un’operazione esclusivamente finanziaria. Il patron di Luxottica, già ora il principale azionista anche se al di sotto del patto di consultazione che sorveglia il 12,6% del capitale di Piazzetta Cuccia, si è inoltre impegnato a non esprimere nessuna lista per il rinnovo del Cda il prossimo 28 ottobre. Una scelta di stile e di rispetto nei confronti dei pattisti di lunga data come Ennio Doris (Mediolanum 3,3%), Benetton (Schematrentaré 2,1%) e Silvio Berlusconi (Fininvest 2%), di un ex-pattista come Vincent Bolloré (6,73%) e di un socio istituzionale come BlackRock (3,28%). Ma nello stesso tempo anche un modo per compiacere l’Eurotower.
La partita però non riguarda tanto Mediobanca, quanto Generali, controllata da Piazzetta Cuccia al 12,86%, di cui Del Vecchio è azionista con il 4,84%. Piazzetta Cuccia da sempre si confronta con gli altri soci sulle strategie del Leone di Trieste, con un dialogo che finora ha coinvolto Delfin e gli altri azionisti, tra i quali il gruppo Caltagirone (5,11%) e la famiglia Benetton (3,99%). Proprio la partecipazione nel Leone di Trieste rischia di sollevare la questione di un possibile conflitto di interessi di Delfin, presente con forza sia nella controllante che nella controllata. Ora, con una quota in Piazzetta Cuccia e una partecipazione diretta nel Leone, il ruolo di Del Vecchio si consolida e diventa sempre più determinante, anche se non esprimerà consiglieri di amministrazione in Mediobanca. Un primo segno del nuovo corso sarà proprio la questione relativa alla quota in Generali. Nell’ultimo piano industriale di Piazzetta Cuccia era prevista una cessione del 3%, poi accantonata dallo stesso amministratore delegato Alberto Nagel. Con i due cappelli indossati da Del Vecchio potrebbe essere più difficile riproporre la cessione di una parte di quella quota nel nuovo piano industriale, che sarà presentato in Piazzetta Cuccia nella seconda metà di novembre.

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