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Verba volant scripta manent

Tutte le dichiarazioni dei governi precedenti, a partire dal 2001 in poi, e dei titolari dei dicasteri economici assicuravano come i bilanci dello stato e il progredire del debito pubblico fossero sotto controllo ed addirittura in diminuzione sia nel valore assoluto che in quello percentuale.

Le parole poi passano mentre i numeri testimoniano il valore delle parole stesse.

La Germania presenta un rapporto di circa il 69% tra il valore del debito con il Pil e si conferma la prima economia manifatturiera in Europa, quindi il nostro termine di riferimento. A fronte di questi dati tedeschi il nostro paese invece colleziona un inquietante 132,…% nel rapporto debito-PIL e rimaniamo la seconda economia manifatturiera in Europa. Quindi i sessantatre (63!!!) punti percentuali di differenza nel rapporto tra questi due fondamentali parametri economici come debito pubblico e PIL (il cui valore economico va calcolato sul Pil nazionale ovviamente) dovrebbero per forza venire attribuiti sostanzialmente a due causali espressione di responsabilità diffuse delle diverse compagini governative alla guida del nostro paese negli ultimi vent’anni. La prima dovrebbe ovviamente risultare semplicemente da un ipotetico migliore livello di servizi a disposizione dei contribuenti e cittadini italiani rispetto a quelli tedeschi come espressione della maggiore spesa pubblica in rapporto al PIL. Un livello di servizi che si misura sia attraverso la disponibilità di infrastrutture che si trasformano in fattori competitivi per le imprese italiane che attraverso un migliore Welfare State per i cittadini. In tal senso si ricorda come in Germania le autostrade vengano finanziate e mantenute gratuite con risorse pubbliche mentre in Italia il costo dell’autostrada risulta uno dei maggiori fattori anticompetitivi unito alle accise sui carburanti.

Come logica conseguenza di questo squilibrio tra il valore e gli effetti della spesa pubblica il differenziale percentuale tra i due debiti risulta attribuibile in toto alla pessima gestione della pubblica amministrazione e soprattutto della spesa pubblica (la seconda ed unica causale) la cui gestione viene attribuita a tutti i governi negli ultimi vent’anni anni.

Inoltre, il deficit infrastrutturale italiano pagato dai contribuenti italiani unito al livello di welfare assolutamente inferiore rispetto alle spese in budget dimostrano le vere finalità della spesa pubblica: il conseguimento, cioè, di vantaggi elettorali e soprattutto servitù elettorali che garantiscano la rielezione delle maggioranze parlamentari che sostengono il governo.

Si pensi, ma è solo un esempio, alle scellerate assunzioni dei quasi tremila Navigator dell’ultimo governo.

Da questa semplice analisi dei numeri non suscita alcuna sorpresa se l’Italia risulta essere il paese con il maggiore fattore di incertezza politica (https://www.wallstreetitalia.com/app/uploads/2019/08/indice-768×529.png).

La crescita di questo fattore determina come inevitabile conseguenza la diminuzione di investimenti soprattutto esteri ed una radicale diminuzione dei consumi, come tutte le statistiche oggettive dimostrano da anni. Con la sempre paradossale conseguenza di assistere ad un incremento dei depositi presso i conti personali (ulteriore certificazione dell’incertezza che blocca i consumi (https://www.ilpattosociale.it/2018/12/03/la-crescita-dei-depositi-bancari-in-dieci-anni-75/)

all’interno del sistema creditizio che ha perso la propria funzione istituzionale, cioè finanziare le imprese che creano crescita economica.

Tutto questo emerge da una semplice analisi di questa tabella e dal confronto tra questi dati economici che dimostrano la responsabilità dei passati governi, nessuno escluso.

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