Costume e Società

Agricoltura: l’Italia cede il passo all’innovazione

Nel 2018 il volume è aumentato dell’1,5%, ma purtroppo il nostro Paese è solo a metà classifica in Europa per le nuove tecnologie

L’Istat ha recentemente diffuso per la prima volta una stima preliminare dell’andamento del settore agricolo nel suo insieme per l’anno appena trascorso. Nel 2018 la produzione dell’agricoltura è aumentata dell’1,5% in volume. Una crescita buona si è registrata per alcune produzioni da coltivazioni arboree, in particolare vino (+14,3%) e frutta (+1,4%). Tra le coltivazioni erbacee gli aumenti più rilevanti risultano quelli delle piante industriali (+7,0%), delle coltivazioni cerealicole (+3,5%) e degli ortaggi e i prodotti orticoli (+2,1%).

Nonostante questi dati incoraggianti, l’Italia rimane ancora arretrata per quanto riguarda l’innovazione e l’uso di nuove tecnologie nell’agricoltura. In Europa, nell’innovazione agricola, la leadership è dei Paesi Bassi, seguiti da Belgio, Germania e Danimarca. L’Italia si colloca soltanto a metà classifica. Questo è il quadro sull’innovazione nel settore agroalimentare italiano secondo l’Agrifood Innovation Index, che Nomisma ha presentato a Roma in un incontro organizzato dall’Associazione Luca Coscioni e Science for Democracy.

I risultati dello studio sono riassunti in un indice, appunto, monitorabile nel tempo e che misura (da 0 a 100) il grado di innovazione del settore primario italiano sulla base dei dati di performance produttiva e ambientale delle imprese agricole. L’indice, che mette a sistema indicatori di produttività delle colture e degli allevamenti e indicatori di sostenibilità ambientale, assegna il primo posto all’Olanda con 88 punti, seguono il Belgio e la Germania con 62, la Danimarca con 56 e, quindi, l’Italia con i suoi 49 punti.

Secondo Nomisma, a penalizzare l’agricoltura italiana sono diversi fattori: solo il 15% dei nostri agricoltori ha meno di 44 anni e solo il 6% ha una formazione agraria completa. Con un valore di produzione di circa 43mila euro, inoltre, le imprese agricole italiane hanno una dimensione economica tre-quattro volte inferiore rispetto a quelle in Regno Unito, Francia o Germania. Siamo anche agli ultimi posti per investimenti in ricerca e sviluppo: spendiamo solo lo 0,52% del Pil, rispetto a una media Ue dello 0,72%. La spesa pubblica in Italia per l’R&D in agricoltura è di appena 4,5 euro a persona, rispetto ai 20,2 euro dell’Irlanda.

“All’Italia non basta essere nella media europea per tasso di innovazione agricola. La patria della Dieta Mediterranea, patrimonio mondiale Unesco, può diventare leader nel progresso agroalimentare in Europa, ma deve finanziare di più Ricerca & Sviluppo su tutta la filiera”. Così Deborah Piovan, portavoce di Cibo per la mente, il Manifesto per l’innovazione nel settore primario che riunisce 14 associazioni dell’agroalimentare italiano, ha commentato il risultato dell’Agrifood Innovation Index di Nomisma. “Innovazione, investimenti, impresa, infrastrutture, internet, istruzione, informazione: l’Italia deve puntare su queste ‘7 I’ per colmare il gap agricolo con Olanda, Germania e Francia. Ripartiamo dall’Indice di misurazione di Nomisma e speriamo di registrare i primi progressi già dall’anno prossimo”, ha aggiunto Piovan.

L’import in Italia di mais, una delle due filiere considerate da Nomisma, è salito nel periodo 2006-16 del 71%, con un parallelo -68% di export. Nello stesso arco di tempo il valore della produzione è diminuito del -23,1%.

L’autoapprovvigionamento, che alimenta la filiera d’eccellenza dei prodotti DOC, DOP e IGP, è sceso dall’80% al 60%. Intanto, sono aumentati il valore della produzione per ettaro (+23,2%) e la resa (+13,5%), mentre le superfici sono scese da oltre 1,1 milioni di ettari a 660mila ettari (e 614mila nel 2018, dato Istat).

“Produrre di più e meglio da meno è il messaggio chiave di Cibo per la mente – ha concluso Deborah Piovan, “ma è necessario farlo in base a una scelta consapevole, condivisa e coordinata da parte di filiere, politica e istituzioni, informando in maniera adeguata e trasparente i consumatori sul valore dell’innovazione in agricoltura”.

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