Accade ormai con frequenza che una persona muoia senza che nessuno se ne accorga. Sconcerta il fatto che tra il decesso e la sua scoperta passi, a volte, davvero molto tempo: settimane, mesi se non di più. Si tratta di casi diversi da quelli in cui il defunto non è morto: continua, infatti, a vivere grazie ai maneggi di un congiunto che, in sua vece, segue puntualmente a riscuotere pensione e previdenze varie. Pozzi, scantinati, cassapanche e, per quelli dotati di un olfatto particolarmente resistente, lo stesso salotto di casa, sono i luoghi migliori per collocare e conservare il “caro estinto”. Qui, malgrado l’espressione, non parlerei di sentimenti profondi e certamente non nel caso dell’uso dei pozzi, ma va comunque dato atto che, almeno, siamo in presenza di un interesse se non di un proprio interessamento. Là, invece, il defunto continua a vivere semplicemente perché a nessuno viene in mente che possa essere morto. E’ l’apoteosi del disinteresse. Parafrasando il freddo linguaggio matematico, mi viene da considerare come, pur invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambi: che sia per miserabile interesse o per gelido disinteresse i morti, a volte, sopravvivono. I vivi no. Per le stesse ragioni muoiono dentro e non se ne accorgono. Condoglianze.
La redazione
Essere sempre sul pezzo è una necessità fondamentale per chi fa informazione sul web nel terzo millennio. Noi del Patto Sociale abbiamo tentato di fare di questa necessità una virtù, lanciando un progetto ambizioso per una realtà in continua crescita come la nostra.
Articoli Correlati
Vedi anche
Chiudi
-
Nel Paese del ‘volemose bene’ dilaga la solitudine1 Dicembre 2024