Costume e Società

Il Pentagono e i cambiamenti climatici

Le previsioni della CIA in un rapporto del 2003

“L’obiettivo del rapporto sui futuri cambiamenti climatici è quello di comprendere le gravi implicazioni che avranno sulla sicurezza nazionale e sulle strategie da adottare per contrastarli”. Così concludeva l’introduzione al rapporto del Pentagono denominato ‘Lo scenario di un improvviso cambiamento climatico e le sue implicazioni per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti’ datato 2003 e reso pubblico dalla rivista The Observer nel febbraio del 2004. Il Rapporto è stato commissionato dall’allora consigliere per la difesa del Pentagono Andrew Marshall ed è stato redatto da Peter Schawartz, consulente della Cia, e Doug Randall, analista del Global Business Network. Non si tratta, dunque, di un documento scientifico, come quelli redatti dall’Intergovernanmental Panel on Climate Change (IPCC) ma di dati e prospettive nati in seno alla più nota (e forse più grande) agenzia di spionaggio civile del mondo.

E a quali conclusioni sono arrivati vent’anni fa questi esperti?

Il rapporto inizia con il puntualizzare che i cambiamenti climatici rappresenteranno certamente un serio e sempre maggiore rischio per il futuro del nostro pianeta e che il loro impatto avrà conseguenze disastrose sull’ambiente e sulla biodiversità andando a modificare radicalmente intere regioni del Pianeta. Di conseguenza, lo stile di vita di moltissime popolazioni sarà profondamente modificato creando nuovi e ingenti flussi migratori. E nello specifico ipotizza che nel ventennio 2010-2030:

  • In alcune aree del Pianeta le temperature medie annuali potranno aumentare fino a 2°C mentre in altre aree, potranno diminuire fino a 3°C.
  • Le aree soggette a fenomeni di siccità e infertilità dei terreni aumenteranno esponenzialmente;
  • Alcuni venti, da secoli più moderati, aumenteranno di intensità, specialmente in Europa occidentale e nel Pacifico settentrionale;
  • Uragani, tornado e improvvise tempeste aumenteranno di numero su tutto il globo terrestre;
  • Aumenteranno per numero ed intensità i conflitti armati per la carenza di cibo, la diminuzione della disponibilità e della qualità dell’acqua potabile e la difficoltà di accesso alle risorse energetiche (idrocarburi, minerali, etc.).

E in ambito geopolitico e militare? Cosa prevedevano per il ventennio 2010-2030?

In Europa (in ordine di tempo):

  • Sempre più tensioni tra gli Stati per la gestione delle risorse primarie (come acqua e cibo) ed energetiche;
  • Aumento dell’approvvigionamento delle risorse energetiche e chimiche dalla Russia con la possibilità che la Russia chieda di far parte dell’Unione Europea;
  • Aumento delle migrazioni interne;
  • Forte aumento dell’immigrazione dall’Africa;
  • Rischio di collasso dell’Unione Europea;
  • Emigrazione di circa il 5% dei popoli europei verso altri Paesi.

In Asia (in ordine di tempo):

  • Conflitti crescenti e persistenti nel sud est Asiatico;
  • Sempre più tensioni tra Cina e Giappone per l’energia Russa;
  • L’instabilità della regione porta i paesi più potenti a incrementare politiche di riarmo (anche di testate atomiche);
  • Aumento delle relazioni tra Cina e Russia per contrastare le varie crisi geopolitiche ed ambientali;

E negli Stati Uniti?

  • Sempre più tensioni con il Messico per i flussi migratori clandestini;
  • Aumento del fenomeno migratorio dall’Europa (in prevalenza dei benestanti);
  • Conflitto con l’Unione Europea;
  • Aumento del prezzo del petrolio per l’instabilità dell’area medio orientale e russa;
  • Rischio di conflitto tra Cina e Stati Uniti per le risorse petrolifere e la difesa dei propri alleati.

Lo scenario è certamente quello di un mondo ridotto alla fame e sull’orlo di decine di conflitti in ogni parte del globo.

Che dire? Oltre al fatto che al Pentagono avevano analisti veramente in gamba, se teniamo conto che la maggior parte degli eventi ipotizzati hanno avuto luogo, sulla base di queste previsioni non si sarebbe potuto fare qualcosa in più per evitarli?

E quali sono state le conclusioni di questo rapporto? Quali sono stati i consigli di questi esperti per la tutela della sicurezza nazionale?

Incremento degli investimenti nella ricerca militare e in quella geoingegneristica; un graduale aumento degli approvvigionamenti militari; la manipolazione del clima globale attraverso l’immissione di determinati gas o minerali nell’atmosfera e l’intensificazione dei controlli dei confini. Non una parola sulla riduzione dei consumi degli agenti o delle azioni concause dei cambiamenti climatici o sulla proposta di accordi con altri stati per fronteggiare insieme eventi e fenomeni di tale gravità. Giusto per fare solo un paio di esempi perché si potrebbero dire molte più cose al riguardo. E nel mentre stiamo vivendo il tragico scenario previsto con oltre vent’anni di anticipo, chissà cosa staranno ipotizzando gli attuali analisti del Pentagono e di tutte le agenzie di spionaggio del Mondo e, soprattutto, chissà quali soluzioni proporranno. A noi comuni mortali non resta che pregare che diano consigli più saggi e ragionevoli di vent’anni fa e, nel mentre, cercare solo di sopravvivere.

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