Europa

Bruxelles riceve le relazioni sulla disinformazione online dai gigante del Web e dei social network

La Commissione europea ha pubblicato le prime relazioni annuali di autovalutazione presentate da Facebook, Google, Microsoft, Mozilla, Twitter e sette associazioni europee del settore sulla base del codice di buone pratiche sulla disinformazione lanciato a ottobre 2019 per contrastare la disinformazione online. Le relazioni descrivono i progressi compiuti nell’ultimo anno nella lotta contro la disinformazione online.

Rispetto all’ottobre 2018, i firmatari del codice di buone pratiche segnalano un miglioramento della trasparenza e l’avvio di un dialogo più intenso con le piattaforme sulle loro politiche di lotta alla disinformazione.  La portata delle azioni intraprese da ciascuna piattaforma varia tuttavia notevolmente e, analogamente, persistono differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda l’attuazione delle politiche delle piattaforme, la cooperazione coi portatori di interessi e la sensibilità ai contesti elettorali.

Oltre alle relazioni stesse e sulla loro base, la Commissione europea sta valutando l’efficacia del codice di buone pratiche. Qualora i risultati ottenuti nel quadro del codice si rivelassero insoddisfacenti, la Commissione potrebbe proporre ulteriori misure, anche di natura regolamentare. Nei prossimi mesi, inoltre, la Commissione presenterà al Parlamento europeo una relazione sulle elezioni del 2019.

Vĕra Jourová, commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, Julian King, commissario responsabile per l’Unione della sicurezza, e Mariya Gabriel, commissaria per l’Economia e la società digitali, hanno intanto reso una dichiarazione congiunta in merito alle relazioni ricevute: «Consideriamo particolarmente positiva la pubblicazione, da parte dei firmatari del codice di buone pratiche, delle autovalutazioni in merito all’attuazione dei loro impegni. In particolare, siamo lieti di constatare che le piattaforme online si sono impegnate a rendere più trasparenti le loro politiche e a instaurare una cooperazione più stretta con i ricercatori, i verificatori dei fatti e gli Stati membri. I progressi realizzati variano però notevolmente tra i firmatari e le relazioni forniscono scarse informazioni sull’effettiva incidenza delle misure di autoregolamentazione adottate nel corso dell’anno precedente e sui meccanismi di controllo indipendente. Sebbene le elezioni del Parlamento europeo del 2019 a maggio non siano state, ovviamente, esenti da disinformazione, le azioni e le relazioni redatte mensilmente in vista delle elezioni hanno contribuito a limitare il margine disponibile per le interferenze e a migliorare l’integrità dei servizi, neutralizzare gli incentivi economici che favoriscono la disinformazione e garantire una maggiore trasparenza della pubblicità di carattere politico e sociale. Tuttavia, la propaganda e la disinformazione automatizzate su vasta scala persistono e occorre fare di più in tutti i settori contemplati dal codice. Non possiamo accettare che tali pratiche siano considerate normali. Sebbene gli sforzi delle piattaforme online e dei verificatori dei fatti possano ridurre la viralità dannosa dei contenuti tramite i servizi delle piattaforme, rimane l’urgenza che le piattaforme online instaurino una cooperazione significativa con una gamma più ampia di organizzazioni indipendenti e affidabili. L’accesso fornito finora ai dati non risponde ancora alle esigenze dei ricercatori indipendenti. Infine, nonostante gli importanti impegni assunti da tutti i firmatari, ci rammarichiamo del fatto che nessun’altra piattaforma o nessun altro attore del settore della pubblicità abbia aderito al codice di buone pratiche».

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