Europa

Il Parlamento europeo vuole flessibilità sulle “case verdi”

Tutte le abitazioni residenziali in classe energetica “E” entro il 2030 e in classe “D” entro il 2033. Questi sarebbero gli obiettivi stabiliti dalla proposta di direttiva europea sulle case verdi (green house) al voto giovedì 9 in commissione industria del Parlamento europeo per poi approdare a marzo al voto dell’Assemblea plenaria e quindi andare al negoziato con le altre istituzioni europee. Obiettivi che imporrebbero uno “sforzo notevole” al sistema Italia e contro i quali il Governo ha aperto un negoziato a tutti i livelli. “C’è stata molta disinformazione in Italia” dice il verde Ciaran Cuffe, relatore per l’Europarlamento. “Bruxelles non dirà agli Stati membri cosa fare”. Gli emendamenti adottati, assicura Cuffe, “lasciano ampia flessibilità”. Flessibilità comunque necessaria perché i patrimoni immobiliari dei 27 Paesi interessati dalla direttiva hanno enormi differenze, anche per ragioni di latitudine e di storia. Per non parlare delle stessa definizione di “classe D” che non è ancora univoca su tutta l’Unione. Sulla “peculiarità dell’Italia” punterà il Governo Meloni per ottenere un atterraggio morbido delle misure sul sistema economico e produttivo. “L’Italia non può affrontare il tema dell’efficientamento energetico degli immobili come gli altri Paesi. C’è una peculiarità del nostro paese e il Governo difenderà questa peculiarità” ha detto il ministro Ministro per Affari Europei, Sud, Politiche di Coesione e PNNR Raffaele Fitto al convegno “Le politiche europee sull’immobiliare allargato” nella sede della Rappresentanza Italiana del Pe dove ha annunciato che l’Italia sta preparando il suo piano e predisponendo un percorso. Bisogna “aiutare e sostenere senza obbligare e senza penalizzare, perché altrimenti la direttiva che l’Europa vorrebbe imporre sulla testa delle famiglie italiane è una patrimoniale” attacca il leader della Lega Matteo Salvini “Il tema della casa ci deve vedere protagonisti in Italia e soprattutto in Europa senza obblighi – rincara il vicepremier – senza penalizzazioni e senza vincoli perché le famiglie italiane non hanno decine di migliaia di euro da spendere”. Infatti stando ai tempi fissati, l’impegno economico finanziario, ma anche imprenditoriale e tecnico sarebbe enorme. Ne ha dato la misura il presidente di Enea Gilberto Dialuce. Per realizzare gli obiettivi della direttiva UE sulle case green in base ai tempi previsti, sarebbe necessario “uno sforzo notevole” che richiederebbe imprese pacaci di “interventi su larga scala” ha detto Dialuce. Secondo le stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni sarebbero in classe energetica inferiore alla “D”. I lavori fatti sotto la spinta del Superbonus hanno riguardato 290.000 unità abitative l’anno, “un target un po’ distante da quello atteso se restano immutati i tempi” ha detto Dialuce. Senza contare l’impegno economico che dovrebbe ricadere sul privato ovvero sullo Stato chiamato necessariamente a incentivare le ristrutturazioni energetiche con un nuovo meccanismo tipo superbonus. “Cinquanta miliardi l’anno è un investimento difficilmente sostenibile per le famiglie italiane e sicuramente non potrà essere il governo nei prossimi 5 anni a mettercene 20/30 all’anno” ha detto Salvini. “Non si possono imporre onerosi lavori ai privati” gli fa eco il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. E poi ci sono palazzi storici, ma anche case antiche e borghi medievali che richiedono di essere trattate con cura e spesso costruite con antichi materiali “green” benché non “innovativi”. “L’Italia ha sul tema dell’immobiliare e sulla casa una sensibilità differente. Per un Italiano è il lavoro di una vita da trasferire al figlio – dice ancora Raffaele Fitto – Ma soprattutto il nostro patrimonio immobiliare è differente per il suo valore architettonico, storico e culturale”.

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