Europa

Intesa sulle sanzioni della Ue alla Russia per Navalny

L’Unione europea sceglie la linea dura e decide di sanzionare la Russia per l’avvelenamento di Alexei Navalny complicando ulteriormente i già tesi rapporti con Mosca. I ministri degli esteri dell’Unione, per la prima volta riuniti di persona a Lussemburgo dall’inizio della pandemia, hanno anche deciso di aumentare la pressione nei confronti del presidente bielorusso Alexandr Lukashenko e di inserirlo nell’elenco delle persone sanzionabili.

A proporre un giro di vite sul caso dell’oppositore russo erano state Francia e Germania che avevano proposto ai partner Ue di sanzionare la Russia, accettando di registrare diverse persone e un’azienda russa in cui viene prodotto il Novichok (il cui uso è vietato) nell’elenco europeo delle sanzioni contro l’uso di armi chimiche. Una proposta che aveva suscitato le ire del Cremlino. Mancava però un accordo politico tra i 27 che ora è arrivato.

“Sulla proposta franco-tedesca c’è stato una totale via libera da tutti i Paesi, nessuno si è opposto alle sanzioni”, ha detto l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell al termine del Consiglio, senza però menzionare quali persone o entità russe saranno nel mirino dell’Ue. Sul tema ci tornerà poi il Consiglio europeo. Soddisfatto il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, che ha sottolineato l’unità dimostrata dall’Unione europea, un fattore “estremamente importante in un crimine così grave che viola il diritto internazionale e la Convenzione sulle armi chimiche”. Sulla stessa lunghezza d’onda il collega francese Jean-Yves Le Drian: “Qualsiasi uso di armi chimiche richiede una reazione unitaria a questo atto destabilizzante per la sicurezza dell’Europa”, ha scritto su Twitter. Alla riunione ha partecipato anche il titolare della Farnesina Luigi Di Maio che il giorno dopo a Bruxelles aveva in agenda una serie di incontri con i vertici Ue alla vigilia di una trasferta a Mosca a incontrare il suo collega Serghei Lavrov.

La Bielorussia è stato l’altro dossier caldo discusso dai ministri che hanno dato la loro disponibilità ad “adottare ulteriori misure restrittive nei confronti di entità e funzionari di alto rango, tra cui Aleksandr Lukashenko”, come si legge nelle conclusioni finali. Si allarga così l’elenco delle persone nel mirino delle misure restrittive già decise ad inizio ottobre nei confronti di una quarantina di nomi tra cui il ministro dell’Interno. Finora i leader europei avevano evitato di sanzionare Lukashenko nella speranza di costringerlo ad accettare la mediazione dell’Osce e di impegnarsi in discussioni con l’opposizione per organizzare una nuova elezione presidenziale. Il Consiglio dell’Ue ha poi condannato fermamente la violenza esercitata dalle autorità bielorusse contro manifestanti pacifici e ha chiesto il rilascio di tutte le persone detenute arbitrariamente, compresi i prigionieri politici.

Intanto la situazione nel Paese, dove sono state registrate nuove ondate di arresti, non migliora. La polizia bielorussa ha avvertito che potrebbe usare armi da combattimento per reprimere le proteste in corso, mentre i pensionati sono tornati a sfilare di nuovo in piazza a Minsk e in altre città del Paese.

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