Europa

La Ue prolunga al 2022 le garanzie per sgravare le banche del peso dei crediti deteriorati

Le Gacs, le garanzie pubbliche per facilitare la cessione di crediti andati a male nate per far fronte ai crac bancari dopo la grande crisi finanziaria, tornano in grande spolvero, con il via libera della Commissione europea a una nuova estensione, fino a giugno 2022.

Un segnale di attenzione al credito e alla tenuta del sistema bancario, assieme alle garanzie pubbliche sui prestiti e alle moratorie, nel post-pandemia. E arriva in coincidenza con una data simbolo, quella in cui l’Unione europea andrà per la prima volta sui mercati con un eurobond che è al suo debutto assoluto: quello per finanziare il recovery fund. Se la Bei, per gli investimenti, e il fondo Sure, per le misure per il lavoro, sono già all’opera, dopo il via libera dei parlamenti nazionali Ue ora tocca alla parte più consistente del pacchetto europeo, il ‘Next Generation Ue’, andare alla prova del mercato.

Con un bond sindacato stimato in circa 10 miliardi di euro e che dovrebbe ‘prezzare’ poco sopra il tasso di riferimento mid-swap. Da qui ad agosto sono tre le emissioni sindacate in programma per finanziare gli investimenti green e digitali del recovery. E da settembre, pubblicata la documentazione necessaria, potranno partire i green bond, che dovranno costituire circa un terzo dei nuovi eurobond.

Il sistema di garanzie italiano per le banche era stato approvato per la prima volta nel febbraio 2016 e prolungato l’ultima volta nel maggio 2019. Ora sarà valido fino al 14 giugno 2022. L’intento – con gli Npl italiani che costituivano la massa più ampia nella Ue – era quello di ridurre il divario fra il prezzo richiesto dalle banche, alle prese con una tabella di marcia stringente (e mal digerita) dell’Europa per ripulire i bilanci da crediti andati a male, e quello che i compratori erano disposti a pagare. Per evitare quella che allora si temeva sarebbe stata una svendita a saldo di attivi bancari. A

settembre scorso, con 27 ‘accessi’, l’aiuto pubblico aveva liberato qualcosa come 74 miliardi di crediti cattivi, la metà della riduzione complessiva di quel fardello sul credito italiano. Dunque, se ha funzionato, si continuerà ad usarlo ora che gli Npl sono attesi nuovamente in rialzo a causa della pandemia: varrà per le banche che soddisfano determinate condizioni e sui titoli senior a basso rischio, emessi da veicoli di cartolarizzazione privati che li aiutino a finanziare la vendita dei loro portafogli. Le tranche di finanziamento più rischiose, invece, saranno vendute a investitori privati e non saranno garantite dallo Stato. Accanto a questa facilitazione, ci sono quasi 144 miliardi di moratorie attive sui prestiti in Italia, richieste di garanzie pubbliche sui prestiti alle pmi per oltre 170 miliardi, garanzie Sace alle imprese medio-grandi per oltre 24 miliardi

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