Europa

L’Ue frena sulla spesa pubblica ed esorta alla prudenza

Guerra, gas ai massimi e il terrore di un ‘blackout’ con i combustibili russi con conseguente spettro di recessione non convincono Bruxelles ad allargare le maglie. Anzi: serviranno politiche di bilancio “prudenti” nei paesi più indebitati, Italia inclusa dunque, e già dopo il 2023 quando terminerà la sospensione del Patto di Stabilità. Sono le conclusioni dell’Consiglio Ecofin, che ha invitato anche la Commissione a “effettuare regolarmente una valutazione approfondita e globale della sostenibilità delle finanze pubbliche entro l’inizio del 2025”. Nella riunione del 12 luglio si è anche ufficializzato l’ingresso della Croazia nell’euro dal primo gennaio 2023 – ventesimo Paese nella moneta unica – fissando dunque il cambio di conversione (7,53450 kuna per 1 euro). “Uniti siamo più forti”, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde.

Sulle politiche di bilancio “è importante adottare un approccio più prudente rispetto agli stimoli che hanno guidato la pandemia”, ha chiarito anche il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Valdis Dombrovskis. Andrà ridotta la dipendenza dai combustibili fossili russi ma “serviranno investimenti supplementari”, anche grazie alle risorse del Repower Eu, il piano dell’esecutivo europeo per rendere l’Unione più indipendente nell’energia. Più investimenti che però “dovranno essere combinati a un controllo più rigoroso sulla spese in altri ambiti. Non possiamo continuare con stimoli di bilancio ampi, ci vogliono interventi più mirati”, ha aggiunto. I ministri economici dell’Ue – tra cui Daniele Franco – hanno anche sbloccato 1 miliardo di euro di nuovi prestiti all’Ucraina, dopo gli 1,2 miliardi già erogati allo scoppio della guerra. La proposta della Commissione è però di altri 8 miliardi, ma resta il nodo delle garanzie aggiuntive che dovranno venir versate da parte degli Stati membri e il confronto proseguirà. Dalla presidenza di turno ceca, intanto, si è chiarito che c’è la volontà di “finalizzare l’attuazione dell’ultima fase della tassa globale del 15% per i gruppi internazionali”, ha spiegato il ministro delle Finanze Zbynek Stanjura, snodo cruciale della minimum tax accanto alla riforma sull’imposizione fiscale in base al luogo di fatturazione e non della sede legale, su cui però a giugno era calato il veto ungherese (si suppone in attesa del via libera al Pnrr, ma ufficialmente per aver entrambe le riforme al via in contemporanea).

Ancora sulle conclusioni del Consiglio dei ministri economici, le politiche economiche andranno coordinate “in modo stretto e continuo”, è stato poi l’invito dei ministri dell’Ecofin, individuando, prevenendo e correggendo squilibri che ostacolano il corretto funzionamento delle economie degli Stati Ue, dell’Unione economica e monetaria o dell’economia europea. Non ci saranno procedure per squilibri macroeconomici, vista l’emergenza del covid prima, e della guerra in Ucraina poi, ma dall’anno prossimo con la fine della clausola di salvaguardia si dovrà tornare a considerare la procedura sugli squilibri macroeconomici come “centrale” nel semestre Ue. Per ora l’Ecofin si è limitato a dirsi “d’accordo” con la Commissione quando ritiene che Irlanda e Croazia non abbiano più squilibri. Mentre Grecia, Italia e Cipro presentano ancora “squilibri eccessivi”, e Germania, Spagna, Francia, Olanda, Portogallo, Romania e Svezia hanno ancora squilibri.

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