
L’Ue studia vie legali per rescindere i contratti di gas russo senza penali
La Commissione europea sta valutando opzioni legali che permettano alle aziende europee di recedere dai contratti di lungo termine con fornitori russi di gas senza dover pagare penali. Lo riporta il quotidiano britannico “Financial Times”, citando funzionari coinvolti nel dossier. Tra le ipotesi allo studio figura la possibilità di invocare la forza maggiore, basata sulla guerra in Ucraina, per annullare gli obblighi contrattuali. Tuttavia, fonti dell’Ue ammettono che potrebbe non essere giuridicamente sufficiente, data la natura riservata e diversificata dei contratti. L’obiettivo è ridurre a zero l’importazione di combustibili fossili dalla Russia entro il 2027. Nel periodo compreso fra febbraio 2024 e febbraio 2025, l’Ue ha pagato 21,9 miliardi di euro a Mosca per petrolio e gas, secondo il Centre for Research on Energy and Clean Air. Ad oggi, il gas russo rappresenta l’11% delle forniture via gasdotto dell’Ue (quasi due quinti nel 2022), ma l’import di gas naturale liquefatto (Gnl) dalla Russia è aumentato del 60% in 3 anni, con i principali snodi di importazione che si trovano in Francia, Spagna e Belgio.
Il piano europeo, inizialmente previsto per marzo, è stato rinviato per l’opposizione attesa da Ungheria e Slovacchia, Paesi ancora fortemente dipendenti dal gas russo via tubo, e per le incertezze sul futuro del gasdotto Nord Stream, tornato al centro dell’attenzione nei colloqui diplomatici fra Usa e Russia. Nel frattempo, gli Stati Uniti restano il primo fornitore di Gnl dell’Ue e potrebbero rafforzare il loro ruolo in cambio di concessioni commerciali, nel contesto dei negoziati per contrastare la politica tariffaria dell’amministrazione Trump. Un’alternativa sostenuta dal centro studi Bruegel è l’introduzione di dazi sulle importazioni di gas russo, che richiederebbero solo una maggioranza qualificata per essere approvati, a differenza delle sanzioni, che necessitano l’unanimità. Secondo un diplomatico Ue, la situazione resta fluida: “È un pasticcio. Come si inseriscono gli Usa in tutto questo? Come diversifichiamo?”. Intanto, secondo quanto dichiarato dalla presidente Ursula von der Leyen, la Commissione punta a pubblicare il piano entro “tre o quattro settimane”.
In una conferenza stampa il primo ministro slovacco, Robert Fico, insieme alla ministra dell’Economia, Denisa Sakova ha ribadito che Bratislava riconosce l’obiettivo strategico di ridurre la dipendenza energetica dell’Ue dagli altri Paesi, ma è preoccupata per l’aumento dei prezzi del gas e ritiene che le conseguenze saranno maggiori per l’Ue che per la Russia. Interpellato sulle possibili conseguenze della risoluzione dell’accordo slovacco con il fornitore russo Gazprom, la cui validità è prevista fino al 2034, il premier slovacco ha risposto che attualmente non è possibile prevedere quello che accadrà. La Slovacchia pretende “che si tenga conto delle sue specificità, ed è in questo modo che ha dato istruzioni ai diplomatici slovacchi”, ha chiarito. La Commissione europea ha proposto di vietare nuovi contratti per la fornitura di gas russo e di sospendere i contratti spot esistenti entro la fine del 2025. Secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, le misure garantiranno che entro la fine dell’anno le restanti forniture di gas russo all’Unione saranno ridotte di un terzo. Il piano prevede, inoltre, di bloccare tutte le importazioni di gas russo entro la fine del 2027. L’anno scorso l’Ue ha acquistato energia dalla Russia per un valore di 23 miliardi di euro, una cifra superiore agli aiuti destinati alla difesa dell’Ucraina.