Europa

Olanda al voto, il premier Rutte parte come favorito

Non ci si attende un terremoto politico alle elezioni legislative che si sono svolte da lunedì a mercoledì in Olanda e che dovrebbero riconfermare l’inossidabile premier uscente, il liberale Mark Rutte, al potere dal 2010, che otterrebbe così un quarto mandato.

Restano però le incognite legate alle alleanze e al colore politico della futura coalizione di governo; ma soprattutto se la prossima maggioranza sarà in grado di essere autosufficiente considerato che i sondaggi conferiscono un buon piazzamento al populista anti-Islam Geert Wilders, del Partito della Libertà (Pvv). Il leader di estrema destra, osservato speciale, è pronto a dare battaglia fino all’ultima scheda e dovrebbe ottenere il secondo posto con una forbice compresa tra l’11 ed il 13% dei voti, confermando una performance simile a quella ottenuta nel 2017 quando, pur senza sfondare, era arrivato secondo sull’onda della Brexit e del populismo ispirato a Donald Trump. Il voto sarà dunque l’occasione per fare una verifica sul sentiment populista-sovranista a livello europeo e sul ruolo degli altri partiti come i Verdi, anche all’indomani delle elezioni regionali in Germania nel Baden-Württemberg e nella Renania-Palatinato che hanno segnato una sconfitta dei conservatori tedeschi ed un trionfo degli ecologisti.

Ma oltre a questo il voto in Olanda rappresenta anche un test politico sulla gestione della pandemia da parte del governo dell’Aja. Secondo le ultime rilevazioni il Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd) di Rutte dovrebbe ottenere circa il 25% dei consensi, mentre i suoi attuali alleati, i conservatori dell’Appello Cristiano Democratico (Cda), sarebbero stimati tra il 10 e l’11%, e l’Unione Cristiana (Cu) al 4%. La strada è dunque tutta in salita per Rutte e non si escludono sorprese dell’ultimo minuto, considerati altri candidati in lizza come quelli del partito ambientalista GroenLinks, che potrebbero dare una svolta al variegato panorama e magari anche incidere sulla futura coalizione governativa. Sarà interessante scoprire anche come e dove si incanalerà l’ombra del malcontento nei confronti delle politiche adottate dal governo dei Paesi Bassi di fronte al Covid. In primis la criticata misura del coprifuoco e poi il lockdown che ha penalizzato le attività commerciali del Paese, che conta 17 milioni di persone e che ha registrato più di un milione di casi e 16mila decessi.

Lo scorso 15 gennaio il governo Rutte si era dimesso a seguito di uno scandalo legato al bonus figli. Un polverone sollevato dopo che i funzionari del fisco avevano accusato ingiustamente 20mila famiglie di frode, facendone indebitare molte per rimborsare le indennità per l’infanzia nel periodo tra il 2013 ed il 2019.

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