
Volontà distruttiva europea?
Solo due giorni addietro o da un documento della Commissione Ambiente della Ue emergeva come la fibra di carbonio fosse stata inserita tra i materiali inquinanti, di conseguenza veniva proposto di metterla al bando dal 2029 nel settore Automotive.
Le motivazioni risiedevano principalmente nei rischi legati al ciclo di vita del prodotto: i filamenti di carbonio, infatti, possono disperdersi nell’ambiente, causare irritazioni cutanee e complicare i processi di riciclaggio nel settore automobilistico (AutoBlog.it) *
Successivamente, anche in considerazione delle reazioni incredule dell’intero settore automobilistico e delle società che si occupano di economia circolare e che rappresentano l’eccellenza tecnologica italiana, la Commissione, con la stessa leggerezza con la quale l’ha inserita, ora ha deciso di escludere la fibra di carbonio dalla lista dei materiali pericolosi.
Tuttavia, nonostante questa frettolosa retromarcia, emerge chiaramente comunque come la volontà degli organi della Ue sia quella di azzerare l’intero settore automobilistico europeo spacciandolo come inevitabile conseguenza di una politica ambientale. Andrebbe ricordato, invece come le pale eoliche indicate dalla nuovelle vague ambientalista quale strumento principe per la generazione di energia pulita all’interno del Green Deal, vengano realizzate normalmente in fibra di vetro e legno di balsa unite da resina e rinforzate (esattamente come nel settore Automotive) con fibra di carbonio.
Ora, se veramente l’intenzione della Commissione Ambiente fosse stata quella di abolire dal 2029 l’utilizzo della fibra di carbonio in ragione di una pericolosità nello smaltimento (non tenendo in alcuna considerazione i progressi italiani nel suo recupero [*]) risulta come naturale consecutio logica che il divieto imposto al solo settore automobilistico e non a quello energetico rappresenti l’ulteriore conferma di una strategia europea finalizzata all’azzeramento del settore Automotive, cominciata con l’imposizione del divieto di produzione e vendita di motori termici dal 2035. Andrebbe ricordato, infatti, ai componenti della Commissione Ambiente come la presunta nocività di un materiale non possa dipendere in nessun caso dal settore nel quale questo venga utilizzato e rappresenta una forzatura semplicemente ideologica che si possano determinare esiti diversi se impiegato nel settore automobilistico o in quello delle pale eoliche.
Si conferma quindi la volontà da parte dell’Unione Europea di penalizzare ulteriormente il settore automobilistico, vincolandone lo stesso sviluppo tecnologico che l’utilizzo della fibra di carbonio esprime. Questo progetto strategico e politico conferma ancora una volta, nonostante il repentino dietrofront della Commissione, come nella Ue non emerga alcuna intenzione di tutelare la produzione e i posti di lavoro che il settore Automotive garantiscono.
In questo senso va interpretata la volontà europea di azzerare i dazi sulle auto cinesi la cui energia per la loro fabbricazione deriva dalle 1162 centrali elettriche a carbone.
Non è assolutamente condivisibile l’idea di privilegiare una alleanza anche solo commerciale con un regime totalitario il quale utilizza l’auto come elemento di destabilizzazione di uno dei principali settori industriali europei.