Europa

Von der Leyen incalza la Polonia sul primato della normativa europea

La Commissione europea “agirà” contro la Polonia per la sentenza del suo Tribunale costituzionale che ha negato il primato del diritto comunitario sul diritto nazionale, “una sfida diretta all’unità dell’ordinamento giuridico europeo” che “mette in discussione le fondamenta dell’Ue”. Lo ha annunciato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, intervenendo nella plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, durante un dibattito in cui ha partecipato anche il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, che ha difeso la sentenza del Tribunale costituzionale del suo Paese, accusando invece la Corte europea di giustizia di allargare in modo illegittimo le competenze Ue.

Lo scontro sembra inevitabile, viste le posizioni di principio inconciliabili. Il governo di Varsavia condivide pienamente la tesi del Tribunale polacco secondo cui il diritto comunitario e le sentenze della Corte europea di giustizia non possono pretendere di essere superiori alla costituzione nazionale. Una tesi che si appoggia sul fatto che il primato del diritto comunitario non sta scritto esplicitamente nei Trattato Ue, ma è stato affermato dalla Corte di Giustizia con una giurisprudenza costante fin dal 1964, a partire dalla storica sentenza Costa-Enel contro lo Stato italiano. Ed è per questo tutto il discorso di Morawiecki è stato teso a delegittimare la Corte di Giustizia europea, accusandola di operare una “rivoluzione silenziosa” attraverso “il fatto compiuto”, e con “interpretazioni creative delle norme” decise “a porte chiuse, senza basi nei Trattati e senza alcun controllo”. “Bisogna dire basta – ha aggiunto il premier polacco -, le competenze Ue hanno dei limiti, non si può più continuare a tacere quando questi limiti vengono oltrepassati”. Morawiecki ha persino proposto di “affiancare una camera alla Corte europea di Giustizia che includa dei giudici costituzionali nazionali”.

Von der Leyen ha spiegato che cosa c’è dietro questa sfida esistenziale di Varsavia all’ordine giuridico europeo. “Da tempo ci preoccupiamo – ha ricordato – per l’indipendenza della magistratura” in Polonia. “I giudici hanno visto revocare la loro immunità e sono stati cacciati dal loro incarico senza giustificazione. Ciò minaccia l’indipendenza della magistratura, che è un pilastro fondamentale dello stato di diritto. Abbiamo adottato una serie di misure. Continuiamo ad avere un dialogo regolare. Ma purtroppo la situazione è peggiorata. E questa non è solo la conclusione della Commissione: è quanto confermato dalla Corte di giustizia europea e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. E ora, al culmine di tutto questo, è arrivata la più recente sentenza del Tribunale costituzionale polacco”. “È la prima volta in assoluto – ha rilevato la presidente della Commissione – che un tribunale di uno Stato membro constata l’incompatibilità dei trattati dell’Ue con la costituzione nazionale. Questo ha gravi conseguenze per il popolo polacco. La sentenza lede la tutela dell’indipendenza giudiziaria”, e “senza tribunali indipendenti, le persone hanno meno protezione e di conseguenza sono in gioco i loro diritti”. “La Commissione è guardiana dei Trattati Ue. È dovere della mia Commissione – ha avvertito von der Leyen – proteggere i diritti dei cittadini dell’Ue, ovunque vivano nella nostra Unione. Lo stato di diritto è il collante che unisce la nostra Unione. È il fondamento della nostra unità. È essenziale per la tutela dei valori su cui si fonda la nostra Unione: libertà, democrazia, uguaglianza e rispetto dei diritti umani. Non possiamo permettere e non permetteremo che i nostri valori comuni siano messi a rischio. La Commissione agirà”.

Le opzioni per la Commissione sono sostanzialmente tre. “La prima – ha spiegato von der Leyen – è impugnare legalmente la sentenza della Corte costituzionale polacca”, con un ricorso alla Corte europea di Giustizia, che includerebbe sanzioni pecuniarie in caso di non rispetto delle sue sentenze. “Un’altra opzione è il meccanismo di condizionalità”, che consente di ritirare i fondi Ue quando non sono usati bene e quando non è rispettato lo stato di diritto, insieme, ha aggiunto la presidente della Commissione, all’uso di “altri strumenti finanziari”. “Il governo polacco – ha continuato von der Leyen – deve ora spiegarci come intende proteggere i fondi europei, vista questa sentenza della sua Corte costituzionale. Perché nei prossimi anni investiremo 2.100 miliardi di euro con il bilancio pluriennale e il programma di ripresa ‘Next Generation EU’. Questi sono i soldi dei contribuenti europei. E se la nostra Unione sta investendo più che mai per far avanzare la nostra ripresa collettiva, dobbiamo proteggere il bilancio dell’Unione dalle violazioni dello Stato di diritto”. La terza opzione, infine, “è la procedura dell’articolo 7, il potente strumento del Trattato Ue” che prevede sanzioni per gli Stati membri in cui vi sia il rischio di violazioni gravi dei valori europei elencati all’articolo 2 (libertà, stato di diritto, democrazia, diritti umani e delle minoranze). La procedura è già stata aperta in passato dalla Commissione contro la Polonia, ma è rimasta bloccata in Consiglio Ue. Ora può essere ripresa e aggiornata. “Dobbiamo tornare su questo – ha detto von der Leyen -, perché, permettetemi di ricordarvi, il Tribunale costituzionale polacco che oggi mette in dubbio la validità del nostro Trattato è lo stesso tribunale che ai sensi dell’articolo 7 consideriamo non indipendente e legittimo. E questo – ha concluso -, in molti modi, chiude il cerchio”.

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