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Berlino pone dei paletti agli acquisti cinesi di microchip

Il governo tedesco blocca lo shopping cinese nel settore strategico dei semiconduttori. L’esecutivo di Olaf Scholz ha stabilito d’impedire l’acquisto di investitori cinesi di due fabbriche di microchip. “La Cina resta un nostro partner, ma non dobbiamo essere ingenui”, ha sentenziato il vicecancelliere Robert Habeck, promotore del veto approvato dall’Esecutivo.

Il primo caso è quello della fabbrica di microchip del gruppo Elmos di Dortmund, che ha già annunciato di voler prendere provvedimenti legali contro lo stop forzato dell’operazione cinese, che sarebbe avvenuta attraverso una filiale svedese. Ma anche la Ers Electronic, con sede in Baviera – il nome è trapelato da indiscrezioni circolate sui media locali – sarebbe stata colpita dalla decisione del governo. “È importante il segnale che inviamo oggi: siamo un’economia di mercato aperta, ma un’economia di mercato aperta non deve essere ingenua”, ha sostenuto il ministro dell’Economia, davanti alla stampa. Habeck ha spiegato che le valutazioni in futuro saranno “anche più severe”. “In alcuni settori critici le dipendenze vanno infatti ridotte”, secondo il politico verde, che ha ereditato l’enorme problema del gas, risorsa rispetto alla quale la Germania ha sviluppato per anni una rovinosa dipendenza dalla Russia. Nei giorni scorsi aveva fatto discutere una notizia di segno inverso, con la decisione di Olaf Scholz di imporsi per la cessione proprio ai cinesi di una quota del 24,9% di uno dei terminal del porto di Amburgo: la città da cui proviene il cancelliere che proprio del capoluogo anseatico è stato a lungo sindaco. La decisione del Kanzler, che si è fatto valere superando la resistenza di diversi ministeri, cedendo solo sulla quantità della “fetta” (inizialmente era prevista una partecipazione del 35%), ha preceduto un importante viaggio del leader tedesco in Cina.

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