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Concessioni idroelettriche vicine a scadenza: si prepara la sfida tra player stranieri e italiani per le dighe

Con 4.800 impianti, l’idroelettrico rappresenta la principale fonte di energia rinnovabile in Italia: a seconda della piovosità, contribuisce tra il 130 e il 40% (l’anno scorso anche di più) della produzione elettrica rinnovabile.

Buona parte delle concessioni relative alle dighe da cui si ricava elettricità è prossimo a scadenza (perlopiù nel 2029) e le gare per assegnare le nuove concessioni hanno già visto prepararsi alla sfida big nazionali come Enel, A2a, Alperia, Edison, Dolomiti Energia e Cva (oggi detengono complessivamente oltre il 70% delle dighe) e gruppi e fondi stranieri. Nelle due gare bandite dalla Regione Lombardia, relativa alle centrali di Codera Ratti-Dongo e Resio (insieme valgono 23 megawatt) sono già scesi in campo Eph (in consorzio Slovenské elektrkn in cui Enel è socio di minoranza) che fa capo al miliardario ceco Daniel Kretinksy ed è presente in Italia con il gruppo Ep Produzione, che gestisce centrali a gas, la svizzera Bkw, il fondo australiano Macquarie e le multi-utility italiane Acea e Ascopiave.

Per il futuro invece la posta in palio è molto più grande: 23mila megawatt. Ma soprattutto, in ballo ci sono gli investimenti che occorre fare per ammodernare impianti di ormai 40 e passa anni: servono 15 miliardi complessivi. Le concessioni andranno tutte a gara, con bandi internazionali e l’Italia, dove già le concessioni hanno una durata tra le più basse d’Europa (30-50 anni), sarà l’unico Paese europeo dove questa grande partita si giocherà con un campionato aperto al resto del mondo. La messa a gara era uno degli obiettivi della terza rata del Pnrr, che è stata già erogata, ma diverse associazioni già alla fine dell’anno scorso hanno sollevato dubbi, rivolgendosi al governo, che gare aperte a operatori stranieri possano compromettere la sicurezza del Paese in termini di approvvigionamento energetico e favorire manovre speculative da parte di operatori più interessati a logiche finanziarie di breve periodo che a partnership industriali di lunga durata. Dal Codacons alla Federdistribuzione, dalla Confagricoltura alle sigle sindacali confederali, le associazioni lo scorso dicembre hanno sottoscritto un appello per chiedere le opportune revisioni normative e uno stanziamento di circa 15 miliardi per garantire gli investimenti necessari all’idroelettrico scongiurando il pericolo che gli impianti passino in mano a operatori stranieri (molti dei quali, invero, appartengono a Paesi che fanno parte come l’Italia dell’Unione europea).

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