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Da gennaio autorizzate 32 centrali di energia da fonti rinnovabili

Da gennaio a ottobre di quest’anno, il Consiglio dei ministri ha sbloccato l’iter di 32 nuove centrali a fonti rinnovabili, per lo più eolico, per 1,6 gigawatt di potenza complessiva. Progetti fermi da 3-4 anni, bloccati dai veti paesistici delle Soprintendenze del Ministero della Cultura, nonostante avessero l’ok ambientale del Ministero della Transizione ecologica.

Il Cdm ha avocato a sé i dossier e ha risolto il conflitto fra i 2 Ministeri, dando la Valutazione di impatto ambientale positiva ai progetti. Ora serve l’ultimo ok dalle Regioni, che potrebbe arrivare tra qualche mese. Dopodiché, potranno partire i cantieri. All’inizio del 2024, gli impianti dovrebbero essere in funzione.

Dopo anni di stop, quando in Italia si installavano a malapena 0,8 gigawatt di rinnovabili all’anno, l’energia pulita comincia a ripartire. Ma il passo è ancora troppo lento, mentre bisognerebbe correre. Il problema di fondo per anni sono stati i veti delle Soprintendenze ai nuovi impianti, accusati di deturpare il paesaggio. Poi c’erano le lentezze della burocrazia e le proteste “nimby” delle comunità locali.

Il governo Draghi è intervenuto snellendo le procedure, ma soprattutto avocando a sé le autorizzazioni bloccate. Alla fine dell’anno scorso, il Cdm ha dato il via libera a 18 progetti fermi da anni, per 764 GW in totale. Da gennaio a ottobre di quest’anno, sono stati sbloccati altri 32 progetti, per 1,6 gigawatt. Il problema è che bisognerebbe fare molto di più: per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione che si è data la Ue (taglio del 55% delle emissioni di gas serra al 2030), bisognerebbe installare ben 8 gigawatt all’anno.

Per Angelo Bonelli di Europa Verde, “al MiTE sono bloccate autorizzazioni per 37 GW di impianti di energie rinnovabili” e “il ministro non ha approvato il Decreto sulle aree idonee”. Terna (la società pubblica della rete elettrica) dice di avere richieste di nuove fonti rinnovabili per 280 GW. Anev (l’associazione delle imprese dell’eolico) spiega che a Palazzo Chigi sono fermi progetti per 7 GW di nuova potenza e 10 GW di repowering di impianti esistenti.

“Il governo Draghi sta cercando di recuperare un ritardo importante – commenta Simone Tong, presidente dell’Anev -: nei 3 anni dei governi Conte, nessun progetto era stato sbloccato. Il Consiglio dei ministri, compreso lo stesso ministro della Cultura, ha detto per 32 volte che i pareri delle Soprintendenze erano sbagliati. Non applicavano la legge per tutelare il paesaggio, si inventavano ostacoli per bloccare le rinnovabili”.

“L’intervento del Consiglio dei Ministri ci dice due cose – dichiara Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, l’associazione delle imprese elettriche -. La prima è che il governo riconosce l’importanza del ruolo delle rinnovabili per contrastare il caro energia. La seconda è che abbiamo un problema, se serve l’intervento del governo per superare i veti”.

Per Alessandra Scognamiglio, ricercatrice dell’Enea, “l’Italia, che pure ha obiettivi ambiziosi e ha grande capacità di investimento, deve superare ostacoli autorizzativi e svecchiarsi con una nuova mentalità, che metta insieme cultura, rinnovabili e paesaggio. Il codice del paesaggio è vecchio di quasi 20 anni, andrebbe modernizzato”.

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