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Dighe trascurate o non ultimate: la Sicilia sversa in mare l’acqua che le manca per case e campi

L’approvvigionamento idrico in Italia e segnatamente in Sicilia continua a fare acqua da tutte le parti, vien da dire. Oltre 100.000 metri cubi d’acqua al giorno vengono scaricati in mare, mentre l’agricoltura delle province di Trapani e Agrigento sta vivendo una crisi senza precedenti, segnalava già lo scorso autunno il settore agroalimentare della Sicilia. La diga Trinità di Castelvetrano non è attiva per problemi di sicurezza ma i necessari interventi di messa in sicurezza e manutenzione non sono mai stati programmati e di conseguenza la diga viene svuotata per evitare che la massa d’acqua possa creare problemi. Molte altre dighe sono state dismesse e la mania green ha portato a costruire impianti di energia rinnovabile nei terreni che un tempo erano destinati ad agricoltura ed allevamento ma che oggi ardono sotto la siccità, anche perché se l’impianto di Trinità garantisce oggi solo il 14,05% dell’acqua potabile consentita e il 10,26% rispetto alla capienza possibile, di 47 dighe complessive in Sicilia solo 20 sono state collaudate e 17 sono già state dismesse, spesso anche prima di essere ultimate. Senza un collaudo, una diga deve essere svuotata, ma neanche i collaudi bastano, come dimostra Trinità, ove non si faccia manutenzione.

L’Autorità di Bacino della Regione Sicilia ha dipinto un quadro in cui si sfiora il collasso, con appena 142 milioni di metri cubi d’acqua disponibili nei principali invasi ‘a uso promiscuo’, cioè sia per l’agricoltura che per l’uso potabile. Il volume effettivamente utilizzabile, al netto di fanghi, perdite e mancanza di infrastrutture, scende addirittura sotto i 100 milioni. La capacità di fornire acqua è calata, a seconda dell’impianto, dal -21% al -47% in un anno.

I dissalatori per recuperare acqua dal mare, proprio lì dove si sversa l’acqua che non si tiene nei bacini artificiali, sono abbondantemente ‘pensionati’ a loro volta mentre tutti i progetti (31) che la Regione ha presentato per ottenere fondi del Pnrr con cui affrontare la questione dell’approvvigionamento idrico sono stati giudicati insoddisfacenti e dunque non ammessi ai fondi che l’Italia distribuisce sul territorio tramite il Pnrr grazie agli stanziamenti europei di NextGenEU.

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