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Effetto Draghi? Il Fmi alza le stime del Pil dal 3% al 4,25%

Il Fondo Monetario Internazionale vede rosa per la ripresa globale e si appresta a ritoccare al rialzo le sue stime di crescita per il 2021 e il 2022. In un mondo che corre più veloce, anche l’Italia: pil è atteso crescere quest’anno del 4,25%, decisamente di più del 3% previsto in gennaio.

Pur sottolineando che la “tempistica e la forma della ripresa restano incerte”, l’istituto di Washington nota come dopo un avvio di anno debole l’economia italiana è attesa accelerare nell’ultima parte dell’anno. Il 4,25% previsto dal Fmi è leggermente superiore al 4,1% tendenziale che il governo potrebbe inserire nel Def. “La risposta alla pandemia è stata in via generale efficace ammortizzando l’impatto della crisi sanitaria sulla popolazione e l’economia”, osserva il Fmi notando, comunque, come alla fine dello scorso anno il Pil dell’Italia risultava circa il 6,5% al di sotto dei livelli della fine del 2019. “L’outlook per l’economia italiana è contingente all’andamento della pandemia e alle politiche di sostegno”, aggiunge il Fondo suggerendo di accompagnare la spesa per affrontare lo shock del Covid con un “piano credibile” di riduzione del debito una volta che la ripresa sarà decollata. E se gli stimoli sono necessari per ridurre le cicatrici sul mercato del lavoro, una spinta agli investimenti – aggiunge il Fmi – può aiutare l’Italia a recuperare il terreno perso in termini di produttività e accelerare una transizione verso un’economia più verde e giusta. Una spinta alla crescita potrebbe arrivare da un ammodernamento della pubblica amministrazione, dal ridurre le barriere alla concorrenza a da “un’ampia riforma” delle tasse.

L’accelerazione italiana si inserisce in un quadro europeo che dovrebbe migliorare nella seconda parte dell’anno con una ripresa “solida” e in un contesto mondiale più veloce grazie al piano di stimoli da 1.900 miliardi di dollari voluto da Joe Biden e dai vaccini. Restano però “pericoli” e fra questi c’è l’elevata incertezza”, anche sul fronte della stabilità finanziaria. “Siamo a un nuovo punto di svolta – ammonisce il direttore generale Kristalina Georgieva -. Non possiamo abbassare la guardia”.

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