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Gli Houthi arruolano i rivali di Al Qaeda e Isis per proteggersi in Yemen

Il movimento yemenita filo-iraniano Ansar Allah, meglio noto come Houthi, non considera più i membri di al Qaeda e dello Stato islamico (Is) come avversari ideologici, ma li avrebbe trasformati in strumenti temporanei al servizio del proprio progetto militare e politico. Lo riferisce l’emittente satellitare di proprietà emiratina “Al Arabiya”, citando un nuovo rapporto pubblicato dall’Osservatorio delle crisi del centro “Ptoc Yemen”. Secondo il documento, gli Houthi avrebbero trasformato le carceri in “laboratori” chiusi per “riciclare” i militanti jihadisti e prepararli come bracci operativi e di sicurezza sotto il controllo dell’apparato di intelligence del movimento. All’interno delle prigioni sarebbe in corso un “processo di selezione” per individuare i detenuti idonei al reclutamento, ai quali verrebbero concessi stipendi fino a 260 dollari al mese, oltre ad armi e protezione, in cambio dell’arruolamento nei fronti di combattimento a Marib, al Bayda, Shabwa, Abyan e Hadramawt, in Yemen.

Il rapporto riferisce inoltre che le milizie hanno istituito campi segreti a Saada, Amran e Dhamar per addestrare i reclutati sul piano militare e ideologico, facendo leva su concetti religiosi riformulati come “alleanza di necessità” e “nemico comune” per giustificare la collaborazione con i gruppi jihadisti. Una narrativa che, secondo il documento, viene utilizzata anche con gli stessi combattenti Houthi per persuaderli della legittimità di questa cooperazione temporanea. Sempre secondo il rapporto, è emerso anche un cosiddetto “Movimento del cambiamento e della liberazione”, usato come copertura politica e ideologica per mascherare le intese sotterranee con Al Qaeda e Is. Questo movimento, riporta l’emittente emiratina “Al Arabiya”, adotta una retorica duplice: all’esterno diffonde slogan di libertà e di opposizione alle ingerenze straniere, mentre internamente recluta elementi jihadisti a favore del progetto degli Houthi.

Il documento menziona inoltre i nomi di diversi dirigenti del movimento coinvolti nella gestione dei detenuti, tra cui Abdel Qader al Shami, vicecapo dell’intelligence e responsabile del dossier prigionieri; Abdel Karim al Houthi, ministro dell’Interno con potere decisionale sui rilasci; e Abdullah Yahya al Muayyad (Abu Ali al Hakim), capo dell’intelligence militare incaricato della redistribuzione dei detenuti liberati. Tra i casi segnalati vi è quello di Sami Fadl Abdel Rabbo Dayan, esponente di al Qaeda implicato nell’assassinio del generale Salem Qatan, liberato e successivamente reclutato dagli Houthi per organizzare cellule armate ad Abyan.

Il rapporto del Ptoc Yemen invita la comunità internazionale a classificare la strategia di “riciclo dei terroristi” adottata dagli Houthi come crimine di guerra, a creare una banca dati internazionale sui detenuti rilasciati, a rafforzare il monitoraggio delle carceri sotto controllo del movimento e a imporre sanzioni ai leader coinvolti, avvertendo che tale politica rischia di destabilizzare la regione e minacciare la sicurezza internazionale.

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