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I fondi di investimento confidano che la tutela della biodiversità porti a rendimenti del 7-8%

Il mercato, si sa, è il sensore più attento ai gusti della collettività e premia chi è grado di cogliere e soddisfare quei gusti. In un’epoca in cui la tutela della natura è stata posta al centro della sensibilità, Alix Faure, chief sustainable officer del fondo di investimenti Sienna Im, rileva che «preservare e ripristinare la biodiversità richiede investimenti per 700-900 miliardi di euro all’anno fino alla fine del 2030. Capitali che faranno nascere diverse opportunità di investimento, con rendimenti nell’ordine del 7%-8%».

«E’ importante ricordare che, come stimato dalla Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, più del 50% del Pil mondiale è interessato dalla perdita di biodiversità. E questo rappresenta una minaccia per l’economia a livello mondiale e per la stabilità finanziaria». Sienna è una società che propone soluzioni di investimento studiate per avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura, più di 28mila specie sono considerate a rischio estinzione, a causa anche del riscaldamento globale, che potrebbe portare alla scomparsa del 30-50% delle specie entro la fine del secolo (stime Ipcc, Intergovernmental Panel on climate change).

Naturalmente quando un tema va di moda, come è il caso dell’ambiente, il rischio è di incorrere in qualcuno che presenta credenziali ambientaliste che in realtà non ha ed il fenomeno del cosiddetto greenwashing, accreditarsi per rispettosi dell’ambiente più di quanto non si sia davvero, è ben noto. Per questo Faure invita chi vuole investire in questo ambito a prestare «molta attenzione al fatto che la società di gestione esamini le informazioni scientifiche e a come sono misurati i miglioramenti delle aziende incluse in portafoglio. Se qualcuno dichiara di essere un gestore di fondi per la biodiversità deve dimostrare di avere un quadro solido su cui basare la sua ricerca, cosa che noi facciamo. Non solo misuriamo i progressi delle aziende, ma utilizziamo diversi provider per rilevarli, come la canadese Habitat».

Il fondo lanciato da Sienna Im investirà esclusivamente in Europa, dove ci sono diverse aziende che rispecchiano i criteri di selezione, sottolinea Faure: «il primo tipo di società su cui vogliamo puntare è quello delle realtà che forniscono soluzioni dirette alla sfida della biodiversità. E le aziende agricole rigenerative ne sono un esempio. Poi ci sono le società di transizione, ovvero quelle realtà che hanno bisogno di finanziare la spessa in conto capitale per cambiare il loro modello di business, in modo da avere una migliore impronta di biodiversità. Sono convinta che troveremo molte società che stanno cambiando il processo industriale».

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