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L’incertezza dovuta al Covid frena gli investimenti, boom di depositi

L’incertezza sulla profondità e la durata della crisi Covid paralizza gli investimenti e spinge aziende e famiglie ad accumulare liquidità, magari quella ottenuta tramite i finanziamenti garantiti dallo Stato, nelle banche in caso di difficoltà. L’ultimo rapporto dell’Abi fotografa una situazione comprensibile e per certi versi anche positiva ma che rischia di diventare un grosso freno alla ripresa nei prossimi mesi perché ‘il cavallo non beve’. La raccolta bancaria (conti correnti e pronti contro termine) continua a macinare aumenti a fronte di prestiti sicuramente in crescita ma a un tasso più ridotto. Nel mese di settembre il balzo è stato dell’8% contro un +4,8% degli impieghi, soprattutto alle imprese grazie al fondo di garanzia statale che oramai viaggia sui 100 miliardi di euro di richieste. Un aumento frutto appunto dell’incertezza che sta colpendo le aziende, le quali ritardano o minimizzano gli investimenti e trattengono spesso lì la liquidità, alimentata anche dai mancati pagamenti fiscali. “Il risparmio non è di per sé negativo – sottolinea il vice dg Abi Giafranco Torriero – è chiaro che si sono comportamenti cautelativi che inducano a creare dei buffer di risorse per fare fronte a eventuali criticità. Ma se la crescita dei depositi a causa dell’incertezza diventa un comportamento strutturale, fa venire meno delle risorse aggregate per l’economia Certo giova il prolungamento delle misure di garanzia che fornisce una prospettiva più sicura per i prossimi mesi ma una spinta decisiva, aggiunge Torriero, deve venire dalle politiche economiche statali ed europee oltre, ovviamente dall’andamento della pandemia.

Le imprese stanno comunque beneficiando delle misure per ‘comprare tempo’ varate dal governo e dalle autorità. Le moratorie e le misure di regolamentazione rallentano l’emersione automatica dei crediti deteriorati seppure dalla vigilanza si spronano le banche a iniziare a fare le pulizie proprio per evitare l’emergere di picchi improvvisi. Molto dipenderà da quanto durerà la crisi e se appunto le inadempienze probabili (Utp) si trasformeranno in crediti inesigibili. Per ora le sofferenze continuano a scendere. Sono tornate ai livelli di 11 anni fa a 24,4 miliardi e ci si aspetta un ulteriore decremento a fine anno grazie all’operazione di cessione di Mps.

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