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L’Inps registra quasi 300mila artigiani in meno in 10 anni

In 10 anni gli artigiani in Italia sono diminuiti di quasi 300mila unità diminuendo del 15,1% dal 2012 al 2021: nelle città – secondo quanto emerge dall’Osservatorio Inps su artigiani e commercianti – ci sono sempre meno botteghe, tra tintorie e ciabattini, ma anche idraulici e elettricisti autonomi con 1.584.979 iscritti a questa gestione nell’Inps nel 2021 a fronte dei 1.866.904 nel 2012. Con 281.925 artigiani in meno è come se fosse sparita una città come Venezia. Nel 2021 si è registrata una lieve ripresa con circa 5mila artigiani in più sul 2020 (+0,3%) ma dopo che si era registrato un calo di quasi 25mila unità nel 2020 nel pieno della pandemia rispetto al 2019. Ma al di là della pandemia il calo è stato continuo dal 2012 in linea con il calo complessivo degli autonomi e l’aumento dei dipendenti. C’è una netta prevalenza dei titolari (92,9% del totale) rispetto ai collaboratori mentre gli uomini costituiscono la grande maggioranza della categoria (80,7%).

Più della metà degli artigiani (55,9%) si trova nelle regioni del Nord. Il Nord-ovest è l’area geografica che, con il 31,1%, presenta il maggior numero di artigiani, seguito dal Nord Est con il 24,8%, dal Centro con il 20,6%, dal Sud con il 15,7% e dalle Isole con il 7,8%.

Nello stesso periodo i commercianti hanno perso circa 140mila unità diminuendo dai 2.245.589 iscritti del 2012 ai 2.105.401 del 2021. (-6,24%). Rispetto al 2020 si è registrato un aumento di circa 3.400 unità (+0,2%) ma in quell’anno si erano persi circa 40mila iscritti sul 2019 (-1,9%).

Tra i commercianti prevalgono i lavoratori maschi, che nel 2021 costituivano il 65,3% dei lavoratori, percentuale in lieve aumento nel corso del tempo. Il calo degli iscritti ad eccezione del 2013 è stato continuo. Anche tra i commercianti prevalgono gli uomini, ma con una percentuale inferiore (67,3%). La regione in Italia con il maggior numero di commercianti è la Lombardia con 321.144 iscritti, pari al 15,3% del totale, seguita dalla Campania (10,2%), dal Lazio (9,6%), dal Veneto (8,2%), dall’Emilia-Romagna (7,7%) e dal Piemonte (7,6%).

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