
Lombardia eldorado di tutte le sigle della criminalità organizzata italiana
La Lombardia, con il suo tessuto produttivo florido e diversificato, si conferma il principale snodo finanziario del Paese. Le mafie hanno saputo radicarsi e proliferare adottando modelli operativi che si discostano dal controllo militare del territorio tipico delle regioni di origine e prediligendo una strategia di basso profilo, che riserva la violenza a circostanze mirate e necessarie a mantenere le posizioni economiche acquisite.
Le recenti inchieste giudiziarie hanno evidenziato la spiccata propensione delle mafie lombarde all’impiego di strumenti finanziari illeciti. Tra questi, spiccano frodi fiscali realizzate con l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, compensazioni di crediti tributari fittizi, riciclaggio e auto-riciclaggio anche a livello internazionale, oltre a intestazioni fittizie di beni e bancarotte fraudolente. Per molti imprenditori, l’ingresso nel circuito mafioso ha rappresentato un’opportunità apparentemente vantaggiosa, una provvidenziale iniezione di liquidità. Tuttavia, questo si è tradotto in un progressivo asservimento, culminato nella perdita del controllo aziendale a vantaggio dell’organizzazione criminale. Questo sistema inoltre non solo danneggia la libera concorrenza, ma crea un incentivo per l’imprenditore a non denunciare l’estorsione, rendendo il fenomeno difficile da intercettare.
Le indagini recenti rivelano anche una crescente cooperazione tra diverse matrici criminali. Si registrano intese tra la Cosa Nostra gelese e la ‘Ndrangheta calabrese per la gestione del traffico di stupefacenti, e sinergie tra la ‘Ndrangheta in Piemonte e la comunità sinti per il rifornimento e la custodia di armi.