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Nel 2021 gli incendi sono cresciuti del 155% e hanno distrutto 160mila ettari

L’Italia brucia. Sono 159.437 gli ettari di patrimonio boschivo e non devastato dagli incendi nel 2021, il 154,8% in più rispetto al 2020. Roghi spesso di natura dolosa o criminale, aggravati da crisi climatica ed emergenza siccità. Negli ultimi 14 anni è andata in fiamme un’area grande quasi quanto l’Umbria, oltre 723.924 ettari. A essere in pericolo soprattutto i “gioielli del Paese”: aree protette e siti rete natura 2000, aree cioè create per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali. È il report di Legambiente “Italia in fumo” a dare un allarmante quadro della situazione. Da gennaio a metà luglio 2022 sono già 26.270 gli ettari bruciati e 32.921 gli interventi dei vigili del fuoco dal 15 giugno a metà di questo mese per fiamme in boschi, aree urbane e rurali (4.040 in più rispetto allo stesso periodo del 2021).

Nel 2021 sono in aumento del 27,2% rispetto all’anno precedente i reati tra incendi dolosi, colposi e generici e le persone denunciate (+19,2%), sebbene sottodimensionate, così come i sequestri (+35,4%). Ancora difficili gli arresti, appena 16.

La Sicilia resta la regione più colpita, sia per numero di reati (993), che per ettari distrutti (81.590, il 51,3% del totale nazionale). L’isola è seguita da Calabria (674 reati e 35.480 ettari inceneriti), Puglia (601 reati e 3.660 ettari) e Campania (553 reati e 5.564 ettari). Nelle “quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra il 52,4% dei reati e il 79,1% della superficie andata in fiamme”, sottolinea Legambiente. Usando solo il parametro delle aree bruciate, Sardegna al terzo posto (19.228), e Lazio al quarto (6.854). A fronte di questa situazione, l’organizzazione ambientalista ribadisce “l’importanza della prevenzione e del rafforzamento delle attività investigative”, lanciando 10 proposte, a partire da una gestione integrata degli incendi e piani di adattamento.

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