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Per l’Italia l’ambiente è costato finora 620 milioni di multe da Bruxelles

Gestione dei rifiuti in Campania, discariche illegali e irregolarità su fogne e depuratori nelle aree urbane: queste le tre infrazioni alle norme ambientali Ue per cui l’Italia negli ultimi anni è stata condannata dalla Corte di giustizia Ue a pagare multe costate finora oltre 620 milioni di euro. E continuerà a pagare fino a che le violazioni non saranno completamente sanate.

La fotografia della situazione l’ha scattata la Commissione europea nel suo rapporto sullo stato di attuazione della legislazione ambientale nei Paesi dell’Unione. Nel documento l’Italia viene bocciata su rifiuti, sulla qualità dell’aria e sulla designazione delle zone protette Natura 2000. La Penisola è invece promossa per quanto fatto per promuovere l’economia circolare e mettere a punto i piani per i bacini idrografici.

Le multe che vengono pagate dall’Italia sono legate a infrazioni che hanno storie ultradecennali. Il caso delle discariche illegali iniziò nel 2003. E si chiuse nel dicembre 2014, quando la Corte Ue decise per la multa: forfait di 40 milioni, più 43 milioni ogni 6 mesi, con sconto per ogni discarica messa a norma. Nell’aprile 2022 l’Italia stava ancora pagando ammende per 29 discariche irregolari, il 75 % delle quali nel Sud.

Quella delle fogne e depuratori mancanti o non a norma nelle aree urbane della Penisola è una storia a sé. Per ora solo una procedura di infrazione, iniziata nel 2004, è arrivata all’esito finale nel 2018 (con una multa di 25 milioni ‘una tantum’ e oltre 30 milioni di sanzione per ogni semestre). Ma Bruxelles ne ha avviato altre nel 2009, 2014 e 2017.

Infine il caso Campania, iniziato nel 2007. Nel 2015 la Corte Ue decise per una multa da 20 mln ‘una tantum’ e 120 mila euro per ogni giorno di ritardo nell’attuazione delle misure richieste dalla sentenza. I progressi ci sono stati e proseguono, spiega la Commissione, ma “servono interventi supplementari”.

Ora con il Pnrr, si legge nel rapporto di Bruxelles, l’Italia ha una opportunità in più per mettersi in regola e porre fine all’emorragia di risorse pubbliche poichè il piano prevede non solo una strategia nazionale per l’economia circolare, ma anche un programma nazionale di gestione dei rifiuti e investimenti nel trattamento delle acque reflue urbane.

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