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Zaki resta in carcere, Amnesty si appella a Roma

Dopo i cinque mesi dell’incubo coronavirus, ora pure una tentata evasione di condannati a morte contribuisce a prolungare – stavolta di altri dieci giorni – la custodia cautelare in carcere in cui l’impietosa giustizia egiziana tiene dal febbraio scorso Patrick Zaki a causa di una decina di post scritti su Facebook forse da altri ma considerati propaganda sovversiva punibile con 25 anni di prigione.

Il suo caso è monitorato con attenzione dall’ambasciata italiana al Cairo, che coinvolge nell’iniziativa le rappresentanze diplomatiche dei più importanti Paesi europei. Ma Amnesty International lo vorrebbe più alto nell’agenda del governo italiano.

Il sistema di udienze per il rinnovo della custodia cautelare – dapprima scadenzate per 14 giorni e ora ogni 45 – era già saltato dal 7 marzo al 26 luglio a causa del coronavirus che ufficialmente impediva la comparsa in aula del giovane. Sabato 26 settembre si è tenuta una nuova udienza, ma lo studente dell’Alma Mater bolognese non era stato portato davanti alla Corte di assise. Dopo oltre 24 ore di angosciosa attesa, si è capito perché: per “motivi di sicurezza”, come ha rivelato una dei suoi due avvocati, Hoda Nasrallah, l’udienza è stata aggiornata al 7 ottobre. Stavolta non si tratta di Covid ma – almeno ufficialmente – della tensione creata da un sanguinoso tentativo di evasione compiuto mercoledì scorso da quattro condannati a morte che hanno ucciso un ufficiale di polizia e due reclute del corpo militarizzato in Egitto prima di essere abbattuti dai secondini nel complesso carcerario di Tora, quello alla periferia sud del Cairo dove è detenuto anche Patrick, ha riferito la legale.

Si sono spente comunque le speranze di un rilascio del 29enne che è anche ricercatore in studi di genere presso l’Iniziativa egiziana per i diritti personali (Eipr). Ma almeno non c’è stata la mazzata di altri 45 giorni di reclusione, che avrebbero protratto fino a novembre la pena che Patrick sta in pratica già scontando.

“Questi giorni che ci separano dal 7 ottobre sono giorni in cui Amnesty International chiede al Governo italiano di rimettere nella propria agenda il nome di Patrick Zaki perché, complice l’estate, complice altro, quel nome da quell’agenda è scomparso”, ha detto all’Ansa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia che esorta anche i parlamentari italiani a prendere “iniziative” in vista del 7 ottobre.

Peraltro, una fonte della campagna ‘Patrick Libero’ ha sottolineato che gli attivisti che si battono per la scarcerazione del giovane hanno “appreso con piacere che l’ambasciata d’Italia al Cairo, mercoledì, ha fatto un intervento scritto presso il ministero degli Esteri per ricordare che monitora attentamente il caso nell’ambito del monitoraggio europeo e continua a seguire l’esito delle udienze”, confidando di “riprendere a presenziare fisicamente” quando la pandemia di coronavirus “lo permetterà”.

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