International

A ciascuno secondo le proprie responsabilità

Dire le bugie è un difetto e le bugie sono sempre inutili perché, prima o poi,

si sa la verità e ci si guadagna solo la vergogna di averle dette.

Jules Renard

La guerra in Ucraina purtroppo sta continuando da 62 giorni. Da quel 24 febbraio scorso, quando le truppe armate cominciarono quello che il presidente russo chiamò “un’operazione militare speciale”. E guai se qualcuno, chi che sia, parlasse invece di una guerra. Guai, perché soltanto alcuni giorni dopo l’invasione dei territori ucraini, il parlamento russo approvò in fretta e furia. il 4 marzo scorso. una legge che fu decretata subito dopo dal presidente ed entrata in vigore il 5 marzo. Una legge, l’unico obiettivo della quale era quello di impaurire e dissuadere chiunque avesse intenzione di considerare e trattare quello che stava accadendo in Ucraina dal 24 febbraio come una guerra. In caso contrario, essendo considerato “traditore”, perché stava consapevolmente operando contro “l’interesse nazionale”, per ogni cittadino russo la pena sarebbe stata fino a 15 anni di carcere. Da 62 giorni ormai quanto sta accadendo in Ucraina denuncia però proprio una sanguinosa e spietata guerra che ha causato molte vittime tra gli inermi ed indifesi cittadini ucraini. Ogni giorno che passa si stanno rendendo pubblici ulteriori casi di una barbara e consapevole crudeltà, attuata dai russi. Domenica scorsa si celebrava la Pasqua ortodossa, ma nessuna tregua è stata concessa in modo che i credenti ucraini potessero onorare i riti religiosi e festeggiare. A niente sono valsi neanche gli appelli di Papa Francesco al patriarca della chiesa russa Kirill, convinto sostenitore del presidente russo. Ragion per cui in nessuna città ucraina è stata possibile celebrare la messa a mezzanotte; un importante rito ortodosso. Domenica scorsa, giorno della Pasqua ortodossa, non solo non è stata concessa nessuna tregua, ma, addirittura, sono continuati i pesanti bombardamenti dell’artiglieria e gli attacchi missilistici. Soltanto ad Odessa, dai bombardamenti dal mare Caspio, sono state uccise otto persone. Compresa una giornalista ucraina e sua figlia di soli tre mesi. Il 25 aprile i russi hanno bombardato cinque stazioni ferroviarie nella parte centrale ed occidentale dell’Ucraina. Sono stati, purtroppo, diversi i morti e i feriti soltanto da quei bombardamenti. Nel frattempo la Commissione europea ha proposto ieri alcuni emendamenti alle normative dell’Eurojust (l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale; n.d.a.). Un’agenzia, il cui obbligo istituzionale è quello di aiutare le amministrazioni nazionali a collaborare per combattere il terrorismo e gravi forme di criminalità organizzata che interessano più di un Paese dell’Unione. Ieri la Commissione europea ha chiesto perciò quegli emendamenti proprio per dare all’agenzia “la possibilità legale di raccogliere, conservare e condividere le prove dei crimini di guerra”. Perché, facendo riferimento a quanto sta accadendo in Ucraina dall’inizio della sanguinosa e spietata guerra, risulterebbe che “…a causa del conflitto in corso, è difficile immagazzinare e conservare le prove in modo sicuro in Ucraina”. In seguito “all’operazione speciale”, da un rapporto ufficiale dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, reso noto il 24 aprile scorso, risulta che il numero esatto dei profughi ucraini è 5.186.744. In più, all’interno dell’Ucraina, gli sfollati sono oltre 7,7 milioni.

Le notizie che ogni giorno arrivano dalle varie città, o meglio da quello che è rimasto dalle varie città ucraine, sono veramente drammatiche e molto preoccupanti. Preoccupanti, ma anche ciniche, come la notizia resa nota oggi dal ministro della Difesa ucraino. Secondo lui anche durante questi ultimi giorni “…si stanno susseguendo contro il territorio ucraino una serie di attacchi missilistici senza precedenti”. Lui ha ribadito anche che “…Nella fase attuale i combattimenti più pesanti si svolgono sul fronte orientale. Nonostante le richieste del presidente Volodymyr Zelensky di dichiarare una tregua durante le vacanze della Pasqua ortodossa, che si è celebrata domenica, il nemico ha lanciato una serie di attacchi missilistici senza precedenti […] Con particolare cinismo sui missili lanciati dai russi è stata apposta la scritta ‘Cristo è risorto'”. Sempre oggi l’autorità nucleare statale ucraina Energoatom ha confermato ufficialmente che “…Due missili da crociera lanciati dall’esercito russo hanno volato a bassa quota questa mattina sopra la centrale nucleare di Zaporizhzhia a Energodar, nell’Ucraina sud-orientale”. Specificando anche che “…Il sorvolo di missili a bassa quota proprio sopra il sito della centrale, dove si trovano sette impianti nucleari, comporta rischi enormi. I missili possono colpire uno o più impianti nucleari, è una minaccia di catastrofe nucleare e radioattiva per tutto il mondo”.

Ma oltre ai rapporti ufficiali delle istituzioni locali ed internazionali, oltre alle dichiarazioni delle massime autorità ucraine, soprattutto quelle del Presidente della Repubblica, un enorme contributo per conoscere la vera, vissuta e drammaticamente sofferta realtà in Ucraina, lo hanno dato e lo stanno dando anche i tanti giornalisti ed inviati speciali dei giornali e delle televisioni da diversi Paesi del mondo. Proprio grazie ad essi, alla loro professionalità, al loro coraggio, ai loro sacrifici e alla loro abnegazione che adesso si sa molto dai diversi fronti di guerra in Ucraina. Grazie ai tanti giornalisti ed inviati speciali è stato possibile conoscere le spaventose verità e le crudeltà patite e sofferte da inermi, innocenti ed indifesi cittadini ucraini ogni giorno dal 24 febbraio scorso. Realtà e verità che la propaganda a servizio del dittatore russo cerca con tutti i modi di camuffare, alterare, annebbiare e, se possibile, annientare. Diffondendo anche molte notizie false per confondere e ingannare l’opinione pubblica, sia in Russia che altrove.  Grazie al coraggio, alla professionalità e ai tanti sacrifici dei giornalisti e degli inviati speciali dei giornali e delle televisioni è stato reso possibile sapere realmente quello che sta accadendo in Ucraina durante questi 62 giorni di sanguinosa e spietata guerra.

Purtroppo notizie preoccupanti, anche se per fortuna non dovute alla guerra, pervengono da diverse parti del mondo. Notizie che evidenziano e rendono pubblici allarmanti abusi di potere, atti di corruzione ai massimi livelli istituzionali. Notizie che testimoniano, documentano e denunciano delle verità dovute e derivate dal reale e palese pericolo della restaurazione e del consolidamento di regimi autocratici in altri Paesi del mondo. Compresa l’Albania.

Il 4 aprile scorso l’autore di queste righe ha informato il nostro lettore di un articolo pubblicato il 28 marzo 2022 sul Corriere della Sera ed intitolato Covid Lombardia, la missione albanese nel 2020 tra festini e multe (con un benzinaio infiltrato tra i medici). L’autore di quell’articolo trattava quanto accadeva due anni fa con un gruppo di 30 medici ed infermieri arrivati il 29 marzo 2022 a Verona dall’Albania per poi affiancare i colleghi italiani dell’ospedale di Brescia. Era un periodo drammatico dovuto all’allarmante propagazione della pandemia in Italia. L’autore di queste righe scriveva convinto allora, nel marzo del 2020, che “…Fatti accaduti alla mano, sembrerebbe che al primo ministro interessi soltanto l’apparizione mediatica e le immagini di facciata per usi puramente propagandistici”. L’autore di queste righe era convinto allora, come lo è anche oggi, che si trattava di “…una ghiotta opportunità per il primo ministro albanese di apparire mediaticamente a livello internazionale”. Egli esprimeva per il nostro lettore la sua ferma convinzione che si trattava di “…una ghiotta opportunità per il primo ministro albanese di apparire mediaticamente a livello internazionale” (Decisioni ipocrite e pericolose conseguenze; 30 marzo 2020).

Nel sopracitato articolo, apparso sul Corriere della Sera il 28 marzo scorso, l’autore affermava che “…Analisti internazionali avevano sintetizzato l’essenza della delegazione quale mossa geopolitica, legittima e regolare, del premier Rama, classiche manovre diplomatiche per avanzare crediti e acquisire ulteriori punti nella corsa a entrare nell’Unione europea”. L’autore di quell’articolo ha fatto però anche una denuncia. Si perché, riferendosi al gruppo dei 30 medici ed infermieri albanesi arrivati in Italia, egli ribadiva che “…Sopra il mar Adriatico, la squadra di Tirana viaggiò a bordo di un aereo in compagnia – non esiste nessuna indagine in quanto all’epoca e anche dopo non si vollero compiere accertamenti -, di soldi in contanti. Più di quelli, molti di più, ma tanti di più, che sarebbero serviti per vivere a Brescia, poiché gli albanesi furono ospiti come lo furono i russi, costatici 3 milioni di euro”. In seguito egli evidenziava che “…a ritroso si deve per la cronaca evidenziare l’azione di collante del famoso avvocato albanese Engieli Agaci, difensore spesso di grossi narcotrafficanti e uomo assai ascoltato dalle nostre istituzioni”. Per rendere chiaro di che si trattava, l’autore di queste righe informava il nostro lettore che “…Guarda caso però, quel “famoso avvocato albanese” è anche il segretario generale del Consiglio dei ministri in Albania e anche l’eminenza grigia del primo ministro”. E poi, siccome lo spazio non glielo permetteva di continuare a trattare quell’argomento, prometteva al nostro lettore di continuare “…a trattare questo argomento, perché è convinto che aiuterà molto a comprendere la gravissima realtà albanese, dovuta al consolidamento della dittatura sui generis in Albania” (Misere bugie ed ingannevoli messinscene che accusano; 4 aprile 2022). Egli chiede scusa di non averlo fatto la settimana successiva, come aveva promesso, perché per due settimane non poteva non trattare, fatti accaduti, documentati e denunciati alla mano, la crudeltà con la quale gli invasori russi hanno massacrato centinaia di inermi, innocenti ed indifesi cittadini ucraini. Compresi, purtroppo, anche centinaia di donne e bambini. Ma siccome ogni promessa è un debito, l’autore di queste righe continuerà ad informare il nostro lettore anche della vera, vissuta e sofferta realtà albanese. Come ha cercato di fare, con la massima responsabilità ed oggettività da diversi anni ormai. Ragion per cui egli oggi informerà il nostro lettore chi è e cosa rappresenta l’avvocato, l’eminenza grigia del primo ministro albanese. Colui che, dal 2013 ad oggi, è anche il segretario generale del Consiglio dei ministri, e al quale si riferiva l’autore del sopracitato articolo apparso il 28 marzo scorso sul Corriere della Sera. Sono state diverse le denunce pubblicamente fatte e mai contestate dal diretto interessato, che accusano l’eminenza grigia del primo ministro albanese. Denunce ed accuse che hanno a che fare con tanti scandali milionari, con l’abuso del potere istituzionale, compresa la connivenza del potere politico con la criminalità organizzata e certi raggruppamenti occulti locali ed istituzionali che vedono direttamente ed istituzionalmente coinvolto “il famoso avvocato”. Proprio colui che, non a caso, l’autore del sopracitato articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 28 marzo scorso, lo evidenziava come “il difensore spesso di grossi narcotrafficanti”.

Chi scrive queste righe continuerà ad informare il nostro lettore dei continui e crescenti scandali che si stanno evidenziando e denunciando in Albania. Scandali che vedono coinvolti direttamente il primo ministro, la sua eminenza grigia ed altri suoi fedelissimi, nonché certi “rappresentanti internazionali”. Tra i quali l’ambasciatrice statunitense in prima linea, in palese e scandalosa violazione dell’articolo 41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Chi scrive queste righe pensa ed auspica che tutti loro debbano essere trattati secondo le proprie responsabilità e conseguenze causate. Egli condivide la convinzione di Jules Renard, cioè che dire le bugie è un difetto e le bugie sono sempre inutili perché, prima o poi, si sa la verità e ci si guadagna solo la vergogna di averle dette. Se solo i bugiardi riuscissero a vergognarsi però.

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