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Dannosa ipocrisia in azione, come un déjà vu

Gli ipocriti più miti sono anche i più temibili.

Le maschere di velluto sono sempre nere.

Victor Hugo; da “Oceano”

Ormai sono diventati tutti dei miseri ipocriti. Dopo essere stati, ognuno per conto proprio e per ben noti motivi, arroganti, agguerriti e perentori fino ad una decina di giorni fa, adesso in Albania tutti hanno cambiato maschera e modo di recitare. Il primo ministro, da arrogante, prepotente e cinico qual è, di sua natura, sta cercando di apparire “collaborativo”. I dirigenti dell’opposizione, da perentori nelle loro richieste “non negoziabili” e agguerriti, riferendosi alle “line rosse” da non oltrepassare, ormai “cantano vittoria” per nascondere, invece, una vistosa sconfitta. I soliti “rappresentanti internazionali”, da irremovibili e aspri tutori, dopo aver “messo in riga le parti”, adesso si sono fatti da parte e stanno “rispettando” quanto sancito dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Proprio loro, che fino a pochi giorni fa hanno palesemente violato quella Convenzione, mostrando anche le loro “preferenze”. Da non dimenticare, per dovere di cronaca, neanche i ridicoli e insignificanti rappresentanti della “nuova opposizione” parlamentare, che da circa un anno, da quando l’opposizione ha rassegnato i mandati parlamentari, è diventata un “serbatoio di voti” per il primo ministro. Proprio loro adesso hanno alzato la voce, giurando “fedeltà ai principi” e intransigenza di fronte a quanto decidono i “grandi”. Presentando però delle proposte e/o richieste “suggerite amichevolmente” da qualche “rappresentante internazionale”, oppure redatte negli uffici controllati dal primo ministro e i suoi! Tutti sono dei miseri ipocriti però, nessuno escluso. Tutti stanno recitando adesso, dopo la sera del 5 giungo scorso in Albania. Giorno in cui, grazie ai soliti “rappresentanti internazionali”, è stato raggiunto il “consenso” e firmato un documento scritto in inglese per la “grande fretta”: quello dell’Accordo sulla Riforma elettorale. Tutti, però, hanno fatto e stanno facendo finta che l’Albania sia un paese dove quella Riforma consoliderebbe ulteriormente la democrazia (Sic!). Invece ciò che, in realtà, potrebbe consolidare la Riforma elettorale sarebbe la nuova dittatura restaurata ormai in Albania, permettendo un terzo mandato all’attuale primo ministro! Il nostro lettore è stato informato la scorsa settimana (Dittatura sostenuta anche dai ‘rappresentanti internazionali’; 8 giugno 2020).

L’Albania purtroppo non è un paese democratico. E men che meno un paese economicamente e socialmente prospero ed evoluto, come altri paesi dell’Europa occidentale. Anzi! Ragion per cui non si devono “adottare” e attuare degli approcci fatti in quei paesi. Sarebbe sbagliato e con delle conseguenze negative. L’Albania ha ereditato tutt’altro dal passato. Da quel passato sotto l’impero ottomano prima, per circa cinque secoli, e poi sotto la dittatura comunista, per circa cinque decenni. Da quel passato l’Albania ha ereditato un’evidente arretratezza economica, politica e culturale. Purtroppo questi “segni del passato” si sono fatti sentire e hanno ostacolato i processi della democratizzazione del paese dopo la caduta della dittatura comunista nel 1991. I cinici avrebbero detto, non avendo tutti i torti, che non si potrebbe cancellare così facilmente e in poco tempo il passato! L’Albania, però, ha un vitale bisogno di cambiare, di iniziare un lungo e difficile, ma veritiero, percorso verso una fattibile e funzionante democrazia. E i cittadini hanno il sacrosanto diritto di ambire alla prosperità economica e sociale. Ma, invece, quanto sta accadendo durante questi ultimi anni in Albania va proprio al senso contrario.

L’autore di queste righe è convinto e lo ribadisce da tempo, dati e fatti accaduti e/o che stanno tuttora accadendo alla mano, che in Albania ormai è stata restaurata una nuova dittatura. Una realtà che viene evidenziata e confermata anche da quanto è stato pubblicato dai rapporti ufficiali delle istituzioni internazionali specializzate. Si tratta di una dittatura sui generis, ma non per questo meno pericolosa, anzi! Perché si tratta di una dittatura camuffata da una facciata di pluralismo e pluripartitismo. Quanto sta accadendo con la Riforma elettorale in queste ultime settimane, all’autore di queste righe ricorda quello che Tancredi diceva allo zio, principe di Salina (Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa). “… Zio, se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”! L’approccio alla Riforma elettorale e tutto quello che è successo fino alla firma dell’Accordo non è stato quello dovuto, anzi! I rappresentanti politici al Consiglio Politico e soprattutto i soliti “rappresentanti internazionali” hanno trattato i negoziati come si fa di solito in commercio, o in altre occasioni simili. Hanno cercato ed ottenuto che le parti “concedessero” qualcosa in cambio di altro. E invece, con la Riforma elettorale, nelle condizioni particolari in cui si trova l’Albania, quell’approccio è stato sbagliato già in partenza. Perciò anche il prodotto finale non poteva essere quello dovuto e necessario per il paese. Nel caso dell’Accordo sulla Riforma elettorale, tenendo presente la drammatica situazione, causata, controllata e gestita da una nuova e pericolosa dittatura, negoziare, o meglio mercanteggiare, come è stato fatto, significherebbe semplicemente ignorare la sostanza e trattare dei dettagli tecnici! Perché i negoziati per quell’Accordo non erano dei negoziati per costituire un’alleanza governativa, o per dividere il potere, il controllo e/o le influenze in un accordo commerciale, oppure imprenditoriale! No! Perché la Riforma elettorale dovrebbe essere tale da garantire, finalmente, delle elezioni libere, oneste e democratiche in Albania. Da garantire elezioni tramite le quali il cittadino possa esprimere liberamente le proprie scelte, senza essere condizionato, minacciato, manipolato ecc.. Proprio come è accaduto durante le ultime elezioni in Albania. Ragion per cui, ogni altro tipo di “compromesso” danneggerebbe l’esito della Riforma.

Quanto è stato raggiunto con l’Accordo del 5 giugno scorso potrebbe compromettere seriamente e di nuovo anche e soprattutto le elezioni libere, oneste e democratiche in Albania. Purtroppo i dirigenti dell’opposizione, dopo il 5 giugno scorso, si sono di nuovo dimenticati delle tante “condizioni non negoziabili’ e delle “linee rosse” da non essere mai oltrepassate dal primo ministro e/o dai suoi. Si sono di nuovo dimenticati anche delle tante promesse pubbliche fatte ai cittadini, mentre chiedevano proprio il loro appoggio “per rovesciare questo governo corrotto e compromesso”! Ragion per cui adesso però i dirigenti dell’opposizione avrebbero come minimo l’obbligo politico, istituzionale e morale di chiarire tutto. Chiarire perciò se hanno mentito prima, oppure adesso che stanno “cantando vittoria”?! Loro adesso dovrebbero avere anche il coraggio di spiegare ai loro sostenitori e, in generale, ai cittadini, il perché di questo “dietro front”, di questo cambiamento radicale. Ma sembrerebbe che quel necessario e obbligatorio coraggio a loro manca purtroppo. Comunque adesso loro non possono fare i finti tonti e come se fossero caduti dalle nuvole! Un’inutile ipocrisia, perché da tempo ormai, non sono più credibili.

Chi scrive queste righe è convinto che in nessun paese, da che mondo è mondo, una dittatura possa essere sostituita con il “voto libero”! La storia ci insegna. Perché in nessuna dittatura non si riesce a votare liberamente. Le dittature, da che mondo è mondo, si rovesciano solo e soltanto con le rivolte popolari! Poi, in seguito, l’ordine delle cose si stabilisce con il voto libero, onesto e democratico. Perciò egli la considera una dannosa e pericolosa ipocrisia in azione, quella dei rappresentanti politici e internazionali in Albania, dopo l’Accordo del 5 giugno scorso! Dannosa e pericolosa perché, come scriveva Victor Hugo, gli ipocriti più miti sono anche i più temibili. E le maschere di velluto sono sempre nere. Anche quelle in scena adesso in Albania!

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