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Despoti, violenza statale e rivolta

Se la legalità è l’essenza del governo non tirannico e l’illegalità

quella della tirannide, il terrore è l’essenza del potere totalitario.

Hannah Arendt

Gaio Giulio Cesare Germanico, meglio conosciuto come Caligola, è stato, dal 37 al 41 d.c., uno degli imperatori romani. Da fonti storiche dell’epoca risulterebbe che da giovane egli abbia avuto il sopranome Caligola proprio dalla caliga, una calzatura usata in quel periodo. Risulterebbe anche che siano stati proprio i legionari del suo predecessore, Tiberio, a chiamarlo così, nonostante a lui non piacesse. Sempre dai dati storici, risulterebbe che all’inizio lui sia stato un imperatore liberale. Ma nell’autunno del 37 d.c. subì una ricaduta, dovuta ad una grave malattia. Da fonti storiche del tempo, nonché da studi recenti, si presume che si trattasse di gravi alterazioni mentali dovute a disturbi bipolari. Risulterebbe che, in seguito, Caligola abbia cambiato completamente il modo di gestire l’impero, diventando un despota. Tutti riconoscevano in lui un imperatore irascibile e stravagante, con una condotta pubblica irresponsabile, folle ed imprevedibile. Sempre riferendosi alle fonti storiche, risulterebbe che Caligola amasse molto i cavalli e particolarmente uno, il suo preferito: Incitatus. Un cavallo che aveva una scuderia di marmo e che lo coprivano con delle bardature ricamate con fili d’oro e coperte di pietre preziose. Secondo alcune fonti storiche risulterebbe anche che Caligola avesse promesso di far nominare il suo cavallo console. C’è chi dice senatore. E c’è chi sostiene, addirittura, che non sia stata un’intenzione ma addirittura un fatto compiuto. Chissà se è vero o no? Ma anche se tutto ciò che viene tramandato da secoli e riferito allo strano rapporto tra Caligola e il suo cavallo fosse stata una pura invenzione resta però il fatto che egli viene riconosciuto, comunque, come un despota che pretendeva di essere divinamente onorato e venerato da tutti. Tuttora, sentendo il suo nome, si fa sempre riferimento ad un autocrate che ha massacrato i suoi oppositori. Ormai tutti riconoscono e concordano che Caligola, con le sue stravaganze, le sue eccentricità e bizzarrie, con le sue depravazioni e le sue irresponsabilità, ha sperperato e dilapidato il patrimonio imperiale e la cosa pubblica. Caligola è stato assassinato nel 41 d.c. da alcuni pretoriani.

All’inizio del 21o secolo in Albania cominciò la sua ascesa al potere colui che adesso è il primo ministro del Paese. All’inizio, e cioè circa venti anni fa, anche lui veniva considerato come liberale nel modo in cui esercitava il suo potere. Come Caligola. Ma durò poco. Proprio in quel periodo, in un giornale, diretto da colui che attualmente è uno dei suoi più stretti collaboratori, sostenitori e consiglieri, veniva pubblicata la sua cartella clinica. Da quella cartella risultava che l’attuale primo ministro albanese, da anni, soffrisse di disturbi mentali e più precisamente di disturbi bipolari. Come Caligola. Nessuno però, nemmeno il diretto interessato, ha negato la veridicità del contenuto di quella cartella clinica, allora e/o in seguito. Nessuno, allora e/o in seguito, ha denunciato per calunnia il direttore di quel giornale. Anzi, adesso lui, che continua ad essere a capo dello stesso giornale, è in ottimi rapporti con il primo ministro e quel giornale è molto attivo e importante per la propaganda governativa. Con gli anni il primo ministro albanese ha dimostrato sempre più chiaramente il suo vero carattere, quello di un despota, di un arrogante irascibile, di un vendicatore, di uno stravagante, di un individuo che, abusando senza scrupolo alcuno, ha dilapidato e sperperato il patrimonio dello Stato, il denaro e la cosa pubblica. Come Caligola. Negli ultimi anni, da quando, nel 2013, è diventato finalmente la persona più potente in Albania, dati e fatti accaduti e che stanno attualmente accadendo alla mano, lui volutamente ha restaurato la dittatura in Albania, diventando così un despota. Come Caligola. Il primo ministro albanese pretende di essere considerato e venerato come il padre della Patria, “rappresentante di Dio”, venuto per emancipare ed educare i cittadini. Come Caligola. In una recente intervista ad una rivista francese, il primo ministro ha “confessato” la sua grande tristezza e la sua profonda delusione perché, nonostante lui avesse fatto il suo meglio tutto era stato invano. “…Gli albanesi non mi hanno capito; io non posso educarli” dichiarava in quell’intervista il primo ministro! Proprio lui che opprime con violenza ogni sorta di seria e vera opposizione, soprattutto quella dei cittadini rivoltati, e che denigra ogni oppositore che gli dà “fastidio”. Come Caligola. E come Caligola, che voleva nominare console Incitatus, il suo cavallo preferito o, addirittura, lo aveva veramente fatto, anche il primo ministro albanese sceglie come deputati e nomina come ministri semplicemente dei leccapiedi, delle persone senza integrità alcuna, per poi usarli a suo piacimento in caso di necessità e buttarli poi, appena non ne sente più il bisogno. Nel 41 d.c., dopo tante bizzarrie, depravazioni e clamorosi abusi di potere, alcuni pretoriani uccisero Caligola, ponendo così fine alla sua dittatura. Adesso, nel 21o secolo, spetta ai consapevoli e responsabili cittadini albanesi di ribellarsi contro il dispotismo del primo ministro e cacciarlo via il prima possibile. Poi, con un vero, indipendente e funzionante sistema di giustizia, giudicare tutto quello che lui ha fatto in questi circa venti anni per dargli il verdetto che si merita.

La settimana scorsa si è avuto un’ulteriore dimostrazione, l’ennesima, della confermata violenza estrema causata dalla polizia, che invece di ubbidire e servire lo Stato e difendere i cittadini, ubbidisce e serve il regime e uccide inermi ed innocenti cittadini. Nelle primissime ore dell’8 dicembre scorso, due poliziotti avevano visto e poi seguito un giovane di 25 anni, il quale, stando vicino casa, aveva comunque “violato” l’ordinanza governativa dovuta alla pandemia. Non si sa perché il giovane si trovasse fuori in quell’ora. Non si sa neanche cosa sia realmente accaduto in quei pochi minuti. Si sa però che il giovane è stato trovato ucciso a due passi dall’ingresso della sua casa. Si è saputo in seguito che era un ragazzo tranquillo e per bene. Lo aveva ucciso uno dei due poliziotti che lo seguivano, con una pallottola alle spalle. Lo scandalo però comincia nelle ore successive. La polizia ha diramato, durante la giornata, alcune versioni “ufficiali” su quello che era accaduto, tutte diverse l’una dall’altra e che si contraddicevano a vicenda. Tutte le versioni però cercavano, intenzionalmente e consapevolmente, di “coprire” e difendere l’operato del poliziotto e di “colpevolizzare” il giovane ucciso. Il che rappresenta l’ennesimo scandalo in cui viene direttamente coinvolta la polizia [politica] al servizio della dittatura. Il che evidenzia palesemente, però, anche l’esistenza ed il funzionamento di un diabolico meccanismo, gestito dai massimi dirigenti della polizia, per falsificare ed alienare la realtà, presentando come verità soltanto quella che giustifica il suo operato e che suggerisce la propaganda governativa.

Da mercoledì scorso centinaia di giovani arrabbiati hanno cominciato a protestare contro quella uccisione e soprattutto contro l’operato della polizia politica, che prende ordini direttamente dal primo ministro e/o da chi per lui. Una protesta che non solo non si è placata dalle [comandate] “dimissioni” del ministro degli Interni, ma anzi, si è rinvigorita e diffusa anche in altre città. Una protesta che continua ormai da cinque giorni, nonostante la sproporzionata ed ingiustificata violenza delle strutture speciali della polizia e altre strutture paramilitari molto attive.

Chi scrive queste righe, come spesso accade, avrebbe molte altre cose da scrivere sul caso, per meglio informare il nostro lettore. Lo farà in seguito. Egli è però convinto che la tirannia in Albania deve essere demolita e annientata solo dalla sacrosanta rivolta dei cittadini responsabili. I giovani, durante questi giorni, stanno dando dei segnali ed un buon esempio per tutti. Perché tutti devono finalmente capire che il terrore è l’essenza del potere totalitario. Tutti!

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