International

Ingerenze arroganti, pericolose, inaccettabili e condannabili

L’arroganza, la presunzione, il protagonismo, l’invidia:
questi sono i difetti da cui occorre guardarsi.

Plutarco

Era il 18 aprile 1961 quando i partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite, svoltasi a Vienna, presero la loro decisione sul contenuto della bozza finale preparata e presentata dalla Commissione internazionale di giurisprudenza. Si trattava della bozza di un Trattato che definiva un insieme di norme di diritto internazionale che regolavano i rapporti tra gli Stati firmatari e sancivano i diritti e gli obblighi degli agenti diplomatici, cioè degli ambasciatori/capomissione e dei membri del personale diplomatico dell’ambasciata/missione. In quel 18 aprile 1961 è stato adottato, dai primi 60 Paesi firmatari, quel documento che, da allora, è pubblicamente noto come la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Un lungo percorso quello iniziato, guarda caso, proprio nella capitale austriaca durante il Congresso di Vienna, nel lontano 1815. Quella Convenzione ha cominciato ad essere attuata il 24 aprile 1964 e ormai ne hanno aderito 190 dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. Compresa l’Albania, che ha ratificato la Convenzione l’8 febbraio 1988.

L’articolo 41, punto 1, della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche stabilisce ed obbliga che: “Tutte le persone che godono di privilegi e immunità sono tenute, senza pregiudizio degli stessi, a rispettare le leggi e i regolamenti dello Stato accreditatario. Esse sono anche tenute a non immischiarsi negli affari interni di questo Stato”. Mentre il punto 2 dello stesso articolo della Convenzione sancisce che: “Tutti gli affari ufficiali con lo Stato accreditatario affidati dallo Stato accreditante, alle funzioni della missione, sono trattati con il Ministero degli Affari esteri dello Stato accreditatario o per il tramite di esso, oppure con un altro ministero convenuto”. Il che significa che tutti i rappresentanti diplomatici, dall’ambasciatore all’ultimo in ordine gerarchico, sono obbligati a rispettare anche quanto è sancito dall’articolo 41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Ma purtroppo, fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, non tutti lo fanno. Lo dimostrerebbero diverse preoccupanti situazioni ed esperienze in alcune parti del mondo. Albania compresa. E si tratta soprattutto di situazioni ed esperienze nelle quali risulterebbero coinvolti dei rappresentanti diplomatici statunitensi che hanno consapevolmente violato quanto prevede e sancisce la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, articolo 41 compreso, anzi, soprattutto l’articolo 41. Ovunque queste realtà e questi comportamenti sono stati verificati hanno prodotto anche delle gravissime conseguenze, sia a livello di privazioni e sofferenze umane, che a livello geostrategico e geopolitico. Quanto è accaduto da venti anni in Afghanistan, ma anche quello che sta accadendo in questi giorni lì, ne è una significativa dimostrazione e una inconfutabile testimonianza delle inevitabili e preoccupanti conseguenze dovute alle ingerenze arroganti, pericolose, inaccettabili e condannabili di certi rappresentanti diplomatici. Proprio di quelli che violano intenzionalmente i loro obblighi istituzionali, seguendo delle direttive pervenute dai loro superiori, oppure determinati interessi, compresi quelli personali. Così facendo però, si intromettono nelle faccende che devono riguardare e devono essere risolte solo e soltanto dai fattori istituzionali, politici e sociali del Paese nel quale simili rappresentanti diplomatici sono stati accreditati.

Per fortuna che non tutti i rappresentanti diplomatici, compresi quelli statunitensi, hanno simili comportamenti. Anzi, sono tanti, tantissimi che osservano e rispettano i loro obblighi istituzionali previsti dalla Convenzione di Vienna, affrontando con la dovuta responsabilità civile, morale ed istituzionale anche situazioni difficili. Uno di questi è l’ormai ex inviato speciale degli Stati Uniti d’America ad Haiti. Nominato tre mesi fa, in seguito all’omicidio del presidente haitiano, lui la scorsa settimana ha presentato le sue dimissioni al Segretario di Stato statunitense “…con grande delusione e scuse a chi cerca cambiamenti fondamentali”. Nella sua lettera sottolineava che “Il nostro approccio politico ad Haiti resta profondamente errato”. Lui ha espresso il suo disappunto e la sua reazione perché le sue raccomandazioni scritte ed indirizzate al Dipartimento di Stato erano state “…ignorate e liquidate, quando non modificate, per proiettare una narrativa diversa” da quella sua. In più lui ha espresso la propria convinzione che gli Stati Uniti d’America sbagliano, dando il loro supporto a persone non democraticamente elette. Secondo l’alto funzionario “…l’orgoglio che ci fa credere che dobbiamo scegliere [noi] il vincitore, di nuovo, è impressionante. Questo ciclo di ingerenze politiche internazionali ad Haiti ha prodotto sempre dei risultati catastrofici”. Sono delle affermazioni forti quelle scritte nella sua lettera di dimissioni dall’ormai ex inviato speciale degli Stati Uniti d’America ad Haiti. Sono delle affermazioni che mettono di nuovo in rilievo quello che è stato, da tanti anni, evidenziato in Afghanistan e che ormai è di dominio pubblico a livello internazionale. Ma le affermazioni dell’ex inviato speciale degli Stati Uniti d’America ad Haiti evidenziano anche quanto da anni stanno facendo tutti i rappresentanti diplomatici statunitensi in Albania. Con la stessa irritante arroganza e la stessa irresponsabilità istituzionale. Ma anche con un voluto protagonismo mediatico, dimostrando in più la loro presunzione caratteriale.

L’autore di queste righe da anni ha informato il nostro lettore di simili, arroganti, deplorevoli e inaccettabili comportamenti, con tutte le gravi e preoccupanti conseguenze derivanti. Lo ha fatto anche in questi ultimi mesi (Eclatanti e preoccupanti incoerenze istituzionali; 24 maggio 2021, Similitudini tra l’Afganistan e l’Albania; 30 agosto 2021, Apparenze che ingannano; 6 settembre 2021 ecc.). Egli da anni e spesso si riferisce a coloro che definisce come i “soliti rappresentanti internazionali”. A coloro che, purtroppo, da anni non hanno visto, non hanno sentito e non hanno capito nulla di tutto quello che accadeva e che tuttora accade in Albania. Cosi facendo, nolens volens, da anni stanno appoggiando la restaurazione ed il consolidamento in Albania della dittatura sui generis, capeggiata dal primo ministro con, sullo sfondo, un’opposizione di facciata, che fa molto comodo alla propaganda del primo ministro. Una dittatura quella che cerca di camuffarsi con delle parvenze di pluralismo politico, ma che in realtà ha molto in comune con le dittature classiche e storicamente note. Un sistema in cui colui che lo dirige lo fa personalmente, ignorando tutte le istituzioni, ignorando la Costituzione e le leggi in vigore e controllando, in prima persona e/o da chi per lui, anche tutto il sistema “riformato” della giustizia. Sistema, la cui riforma è stata propagandata dal 2016 come un successo dai soliti “rappresentanti internazionali” in Albania, ma che invece è stato un clamoroso, voluto e programmato fallimento. Comprese anche diverse centinaia di milioni dei contribuenti statunitensi ed europei svaniti nel nulla. Ragion per cui i soliti “rappresentanti internazionali” fanno di tutto per presentare un evidente e testimoniato fallimento come un entusiasmante successo. Anche di questa realtà il nostro lettore è stato da anni informato con la dovuta e documentata oggettività.

Tornando alla consapevole e condannabile violazione, in questi ultimi anni, delle norme sancite dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e facendo specificatamente riferimento al suo articolo 41, sarebbero tanti i fatti pubblicamente noti che coinvolgerebbero direttamente i rappresentanti diplomatici statunitensi in Albania. Sono ormai di dominio pubblico tantissime dichiarazioni, in questi due ultimi anni, dell’ambasciatrice, in sostegno delle politiche del governo. Proprio in questi anni, quando la corruzione ha raggiunto livelli paurosi e molto preoccupanti, quando il riciclaggio di denaro sporco è diventato un serio problema per le strutture specializzate internazionali, quando la presenza delle organizzazioni internazionali della criminalità organizzata è stata denunciata a più riprese da diverse procure, comprese anche quelle italiane. Un appoggio del tutto ingiustificabile quello dell’ambasciatrice statunitense, ma lei sa anche il perché.

Da alcuni mesi ormai, partendo dal 19 maggio 2021, l’ambasciatrice statunitense si è direttamente coinvolta in una campagna minatoria contro il capo storico del partito democratico albanese. Allo stesso tempo però lei sta sia minacciando e ricattando, che appoggiando e elogiando colui che dal 2013 dirige quello che è rimasto dal rinomato partito democratico, ma che in realtà ha usurpato la sua direzione. E alla fine, il 9 settembre scorso, l’usurpatore del partito democratico albanese, con un atto vigliacco e in piena violazione dello Statuto del partito, ha espulso dal gruppo parlamentare il capo storico del partito. Proprio colui che era l’obiettivo della campagna minatoria e diffamatoria che stava e sta conducendo personalmente, con tanta arroganza e con un insolito e presuntuoso protagonismo l’ambasciatrice statunitense. Ebbene la prima che si è congratulata con l’usurpatore del partito democratico albanese il 10 settembre era proprio l’ambasciatrice statunitense. E, guarda caso, è stato proprio l’usurpatore del partito democratico al quale l’ambasciatrice statunitense ha reso ufficialmente visita, il 24 settembre scorso, appena rientrata dagli Stati Uniti, dove aveva accompagnato il primo ministro albanese! Alla fine dell’incontro, l’ambasciatrice ha dichiarato tra l’altro: “Sono appena rientrata, da Washington…Credo che sia stato importante venire direttamente nel partito democratico, per dividere quello che ho appreso a Washington”. E quello che aveva appreso era che i suoi superiori al Dipartimento di Stato rimangono determinati “…a lavorare con il Partito democratico.” (Sic!). Così dichiarando, l’ambasciatrice, incurante di tutto, ha ammesso anche la palese, inaccettabile e condannabile violazione di quello che viene sancito dai punti 1 e 2 dell’articolo 41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Come se le relazioni diplomatiche non siano tra i due Stati indipendenti, ma tra uno Stato e i partiti politici dell’altro! A lei poco importa però. Chissà perché lei è così sicura di tutto ciò che dice e che fa?!

Chi scrive queste righe pensa che quanto è accaduto e sta accadendo in Afghanistan, ma anche ad Haiti, aiuta a capire meglio quello che è accaduto e sta accadendo anche in Albania in questi ultimi anni. E tutto anche con il beneplacito e il diretto supporto dei soliti “rappresentanti internazionali”, ambasciatrice statunitense compresa, anzi, in prima linea. Dimostrando tutta la sua arroganza, la sua presunzione ed il suo protagonismo. Difetti quelli, dai quali Plutarco consigliava guardarsi.

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