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Irresponsabilmente determinato nella sua folle corsa

È tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti.

William Shakespeare, Otello

La determinazione irresponsabile del primo ministro albanese di andare avanti ed in fretta, nella sua folle corsa verso un suo terzo mandato, risulta essere veramente preoccupante e pericolosa. Quanto è accaduto e sta accadendo realmente durante questi ultimi mesi in Albania dovrebbe far riflettere seriamente e responsabilmente tutti coloro che hanno l’obbligo istituzionale di agire, per fermarlo in tempo. Non solo in Albania, ma anche nelle istituzioni dell’Unione europea, visto che l’Albania è un paese candidato all’adesione. Si tratta però di un lungo, travagliato e, purtroppo, sempre più in salita processo, quello dell’adesione. E, guarda caso, da quanto è accaduto e sta accadendo durante queste ultime settimane, fatti alla mano, risulterebbe proprio che colui che sta seriamente e intenzionalmente ostacolando tutto sia proprio il primo ministro albanese! E guarda caso, è stato proprio lo scontro istituzionale, ma non solo, di questi giorni, tra il presidente della Repubblica e il primo ministro che ha messo in evidenza, senza equivoci, chi sta facendo di tutto per aggravare ulteriormente il percorso europeo dell’Albania. Uno scontro iniziato da più di un anno ormai, quello tra il primo ministro e il presidente della Repubblica. Uno scontro che però, negli ultimi giorni, è diventato ancora più duro e spesso accompagnato anche da “colpi bassi”, nonché da frasi per niente istituzionalmente idonee.

Tutto cominciò in seguito ad una lettera ufficiale del presidente della Repubblica inviata, il 21 ottobre scorso, al presidente della Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto, nota come la Commissione di Venezia. Con quella lettera il presidente della Repubblica chiedeva l’opinione della Commissione sugli emendamenti costituzionali e del Codice elettorale, approvati il 5 ottobre scorso dal Parlamento albanese. Emendamenti che non sono stati però decretati dal presidente della Repubblica. Secondo lui, l’approvazione di quegli emendamenti da parte del parlamento rappresenterebbe un’ulteriore prova che il primo ministro stia volutamente violando l’Accordo del 5 giugno scorso sulla Riforma elettorale. Un Accordo, quello del 5 giugno, che è stato firmato dai rappresentanti politici della maggioranza e dell’opposizione, tutti “segregati” nella residenza dell’ambasciatrice statunitense a Tirana. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito sia di tutto ciò che delle opinioni e dei dubbi dell’autore di queste righe sull’Accordo stesso. Nella sua lunga lettera, il presidente presentava alla Commissione di Venezia tutti i suoi argomenti legali che, secondo lui, dimostrerebbero l’anticostituzionalità degli emendamenti della Costituzione e del Codice elettorale votati il 5 ottobre scorso in Parlamento. La settimana scorsa è arrivata anche la risposta del presidente della Commissione di Venezia, con la quale si informava ufficialmente il presidente della Repubblica che la Commissione tratterà la sua richiesta il prossimo dicembre e subito dopo manderà le sue opinioni.

Nel frattempo però il primo ministro albanese aveva dimostrato, con le sue dichiarazioni e non solo, che non era intenzionato ad attendere le opinioni della Commissione di Venezia, chieste ufficialmente dal presidente della Repubblica. Dichiarazioni ed espresse intenzioni quelle del primo ministro che hanno attirato subito l’attenzione delle istituzioni dell’Unione europea, suscitando anche le loro reazioni tramite i rispettivi rappresentanti. Tutti loro hanno chiesto al primo ministro di attendere la risposta da parte della Commissione di Venezia prima di votare di nuovo in parlamento contro il sopracitato decreto del Presidente della Repubblica. Tutti loro hanno auspicato e hanno fatto appello alla responsabilità istituzionale del primo ministro di non aggravare ulteriormente sia l’attuale crisi istituzionale, che dura da più di un anno in Albania, che il percorso europeo del paese. Lo hanno detto e scritto chiaramente il Commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di Vicinato, il presidente della Commissione per gli Affari esteri del Parlamento europeo, un gruppo di eurodeputati, il relatore per l’Albania del Parlamento europeo, la portavoce della Commissione europea ed altri ancora. Ma il primo ministro albanese ha ignorato tutte queste richieste ed appelli istituzionali ed ha dato ordine ai suoi deputati, ma anche quelli della sua “nuova opposizione”, di votare contro il sopracitato decreto del presidente della Repubblica. E i suoi “sudditi ubbidienti” hanno votato il 29 ottobre scorso secondo l’ordine preso. Quanto è accaduto il 29 ottobre scorso ha ulteriormente dimostrato e testimoniato la fretta del primo ministro albanese di preparare e ufficializzare tutto quello che servirà a lui e ai suoi per controllare, condizionare e manipolare il risultato delle elezioni politiche previste per il 25 aprile 2021. Quanto è accaduto il 29 ottobre scorso, ha ulteriormente dimostrato e testimoniato che il primo ministro rifiuta tutti e tutto e continua irresponsabilmente determinato nella sua folle corsa verso un suo terzo mandato. Costi quel che costi! E poi, dopo che il parlamento ha votato contro il decreto del presidente della Repubblica, ignorando anche le richieste dei rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea, il primo ministro si è “stupito” della loro preoccupazione. E poi si è domandato: “Come possiamo attendere la [risposta] della [Commissione di] Venezia fino a dicembre?”! Il suo subconscio ha messo in evidenza di nuovo quello che lui cerca di nascondere, ma che non riesce. E cioè la sua fretta di legalizzare tutto ciò che ha previsto di fare prima, durante e dopo le elezioni del 25 aprile prossimo per avere il suo terzo mandato. Una vera e propria scusa quella del primo ministro sulla mancanza di tempo, che l’ha “costretto” di votare contro il decreto presidenziale senza attendere le opinioni della Commissione di Venezia. Andando così contro tutti coloro che gli chiedevano e consigliavano proprio l’attesa, prima di votare, di quelle opinioni. Una vera e propria scusa quella del primo ministro, che è stata immediatamente smentita dagli specialisti dei processi elettorali. Secondo loro non c’è nessun impedimento legale e legittimo, che vieta di attendere fino a dicembre e poi agire di conseguenza, secondo le opinioni della Commissione di Venezia. Una Commissione quella, alla quale, quando interessa, il primo ministro albanese si rivolge e/o fa riferimento per sostenere le sue decisioni e/o azioni di facciata e per motivi di propaganda. Lo ha dimostrato anche durante quest’ultimo anno. Lo ha fatto il 22 luglio 2019, quando il presidente del Parlamento, suo stretto collaboratore, che guarda caso è anche l’ultimo ministro degli interni della dittatura comunista, ha mandato una lettera alla Commissione di Venezia per chiedere la sua opinione su un decreto del Presidente della Repubblica con il quale si voleva annullare le elezioni amministrative del 30 giugno 2019. Lo ha fatto anche il 30 dicembre 2019, quando il presidente del Parlamento ha chiesto di nuovo alla Commissione di Venezia le opinioni sulle procedure svolte dal presidente della Repubblica per le nomine dei nuovi giudici della Corte Costituzionale. Tutte le opinioni non solo non hanno colpevolizzato, ma, per i giudici, hanno dato piena ragione al presidente. Come, probabilmente, saranno anche quelle chieste il 21 ottobre scorso dallo stesso presidente della Repubblica.

Chi scrive queste righe è convinto che il primo ministro albanese non ha voluto mai realmente l’integrazione europea. Come il suo “carissimo amico” Erdogan. Perché un dittatore non vuole e non accetta regole. Perché ad un dittatore non può mai convenire mettersi “sotto” gli obblighi comunitari. Lui ha sempre usato l’integrazione europea per scopi puramente propagandistici, aiutato anche dai soliti “rappresentanti internazionali”. Nel frattempo sta proseguendo la sua folle corsa per avere un terzo mandato. Ma la colpa in tutto ciò non è sua. No, la colpa è ovviamente della Luna, che sembra si sia avvicinata troppo alla Terra e gli si è fermata accanto.

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