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La verità rende liberi

Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto
di dire alla gente cose che non vogliono sentire.

George Orwell

Erano convinti i latini che veritas vos liberat, cioè che la verità vi rende liberi. Lo testimonia anche l’evangelista Giovanni: “…Gesù allora disse a quei Giudei: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Vangelo secondo Giovanni; 8/32). Ne era convinto anche Epitteto, un filosofo della scuola degli stoici, secondo il quale “Nessuno è libero se non è padrone di se stesso”. Essendo nato schiavo a metà del primo secolo d.C. secondo i documenti storici dell’epoca, perché sua madre era una schiava, questo pensiero di Epitteto assume un particolare significato. Ma non tutti dicono la verità e per vari motivi e ragioni. Non lo fanno neanche gli ipocriti. Anzi, sono proprio loro che con le loro parole, con le loro “mezze verità”, riescono spesso a diffondere delle realtà illusorie e fittizie. Così facendo gli ipocriti, soprattutto quelli che rivestono delle cariche politiche ed istituzionali, generano, nolens volens, delle preoccupanti situazioni e delle altrettanto preoccupanti e pericolose conseguenze.

Il vero e diretto significato dell’ipocrisia è stato trattato semplicemente e significativamente anche da Papa Francesco durante l’Udienza generale del 25 agosto scorso.  “Cos’è l’ipocrisia?” si chiedeva il Pontefice. E la sua risposta era: “…Si può dire che è paura per la verità. L’ipocrita ha paura per la verità. Si preferisce fingere piuttosto che essere sé stessi”. Il Santo Padre ha poi specificato che “…la finzione impedisce il coraggio di dire apertamente la verità e così ci si sottrae facilmente all’obbligo di dirla sempre, dovunque e nonostante tutto. La finzione ti porta a questo: alle mezze verità. E le mezze verità sono una finzione”. Per il Papa la verità è una ed una sola. Non possono essere due o più verità. Lo ha ribadito in modo inequivocabile: “…la verità è verità o non è verità”! Mentre: “…le mezze verità sono questo modo di agire non vero”. Per Papa Francesco “L’ipocrita è una persona che finge, lusinga e trae in inganno, perché vive con una maschera sul volto e non ha il coraggio di confrontarsi con la verità”. Essendo convinto che “…Ci sono molte situazioni in cui si può verificare l’ipocrisia”, il pontefice ha detto che anche nella politica “…non è inusuale trovare ipocriti che vivono uno sdoppiamento tra il pubblico e il privato”, mettendo così in evidenza proprio quel preoccupante “sdoppiamento”, quel presentarsi con due facce, quelle apparenze mascherate di non pochi rappresentanti politici ed istituzionali, in varie parti del mondo. Papa Francesco, ha usato delle parole semplici, durante l’Udienza generale del 25 agosto scorso, per esprimere le sue convinzioni. Anche perché la verità è semplici. Sono però quelli che, interessati a nascondere la verità, ipocriti compresi, usano sempre le parole, tante parole, per renderla “complicata” la verità, per nasconderla la verità, per alienarla la verità. E purtroppo coloro che sono interessati ed intenzionati a nascondere la verità, a “coprire” la verità e sostituirla con una loro “verità”, spesso ci riescono. Con tutte le derivanti conseguenze. Perché, come ci insegnano la saggezza umana e le Sacre Scritture, alla fine dei conti è “la verità che ci rende liberi”! Perché sono e saranno proprio gli uomini liberi e con lo spirito libero che hanno cambiato e continueranno a cambiare in meglio la società ed il mondo. Questo ci insegna la storia.

Il 1 ottobre scorso il presidente del Consiglio europeo ha inviato una lettera a tutti i membri del Consiglio europeo in vista della loro riunione informale e del vertice dei Balcani occidentali in Slovenia (5 – 6 ottobre 2021). Il 5 ottobre è stato previsto un incontro informale dei massimi rappresentanti degli Stati membri dell’Unione europea, durante il quale si discuterà sul ruolo dell’Unione nell’ambito degli sviluppi internazionali. Un tema che diventa di grande importanza soprattutto dopo quello che è accaduto e sta tuttora accadendo in Afghanistan. Ma anche dopo la rottura unilaterale dell’accordo tra la Francia e l’Australia per i sottomarini a propulsione nucleare. L’autore di queste righe ha trattato questi argomenti recentemente per il nostro lettore (Paese che vai, realtà che trovi; 20 settembre 2021). I rapporti con la Cina saranno un altro argomento da discutere il 5 ottobre prossimo. Mentre il giorno successivo, il 6 ottobre prossimo è previsto il vertice tra i massimi rappresentanti del Consiglio europeo e dei Paesi dei Balcani occidentali. Un vertice previsto da svolgersi in due sezioni. In una sezione si esamineranno i modi “…per approfondire ulteriormente il dialogo politico, la cooperazione in materia di sicurezza e l’impegno strategico, ribadendo la volontà comune di lavorare per un’Europa forte, stabile e unita”, come scriveva il presidente del Consiglio europeo. Nell’altra sezione si esamineranno e si valuteranno i progetti nei Balcani occidentali da essere finanziati per “promuovere la ripresa socioeconomica e lo sviluppo sostenibile della regione”.

La scorsa settimana, in attesa del sopracitato vertice in Slovenia, la presidente della Commissione europea ha visitato i sei Paesi dei Balcani occidentali. Tra il martedì ed il giovedì della settimana scorsa lei è stata in Albania, nella Macedonia del Nord, in Kosovo, in Montenegro, in Serbia ed in Bosnia-Erzegovina. Durante la sua visita in Albania, la presidente della Commissione europea ha dichiarato, dopo l’incontro con il primo ministro, che “…con un buon progresso nella riforma della giustizia, l’Albania ha raggiunto un risultato. Adesso l’Unione europea deve mantenere la [sua] parola”. Riferendosi poi alle procedure di adesione dell’Albania e della Macedonia del Nord, la presidente della Commissione europea ha altresì dichiarato la sua determinazione per realizzare al più presto la prima conferenza intergovernativa “…in modo da avviare i negoziati dell’adesione prima della fine dell’anno. Questo è l’obiettivo”.

Da anni ormai i massimi rappresentanti della Commissione europea presentano al Parlamento e al Consiglio europeo dei rapporti di progresso tramite i quali si garantiscono i successi raggiunti. Da anni però il Consiglio europeo rimanda l’apertura della prima conferenza intergovernativa tra l’Unione europea e l’Albania e la successiva apertura dei negoziati di adesione. Ci sarà forse una ragione? Si che c’è. Ci sono ben quindici condizioni sine qua non che l’Albania deve esaudire prima della decisione positiva da parte del Consiglio europeo. E quelle condizioni non solo non sono esaudite, ma la realtà vissuta e sofferta in Albania testimonia ben altro. Chissà però perché questi simili “entusiastici” rapporti della Commissione e queste dichiarazioni piene di elogi per i “successi raggiunti dall’Albania” da parte dei massimi rappresentanti della Commissione europea?! Una cosa è ben certa però: quei rapporti e quelle dichiarazioni non rispecchiano per niente la vera, vissuta, sofferta e preoccupante realtà albanese. Anzi, quei rapporti e quelle dichiarazioni sembra si riferiscano ad un paese immaginario, che esiste soltanto per il primo ministro e la sua potente e ben organizzata propaganda, appoggiata anche internazionalmente. Purtroppo, fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, quei rapporti e quelle dichiarazioni sarebbero, tra le altre cose, anche delle espressioni di pura ipocrisia, se non altro. E l’ipocrisia “è paura per la verità”, come ha detto Papa Francesco durante l’Udienza generale del 25 agosto scorso. Mentre l’ipocrita “è una persona che finge, lusinga e trae in inganno”. L’autore di queste righe ha trattato spesso per il nostro lettore, durante questi ultimi anni, questa ipocrisia dei massimi rappresentanti della Commissione europea e quel loro “inspiegabile”, nonché ingiustificato ed ingiustificabile appoggio che, da anni, stanno dando al primo ministro albanese. E continuano a farlo, nonostante l’Albania risulta essere, secondo le istituzioni specializzate internazionali, quelle dell’Unione europea comprese, un Paese dove la coltivazione ed il traffico illecito delle droghe sta preoccupando sempre di più. Per le stesse istituzioni, l’Albania è un paese dove la corruzione galoppante è una ben evidenziata realtà. L’Albania è un Paese dove la connivenza tra il potere politico e la criminalità organizzata è ormai un dato di fatto. L’Albania, sempre secondo i rapporti delle istituzioni specializzate internazionali, quelle dell’Unione europea comprese, risulta essere uno tra i primi Paesi, non solo in Europa, per il riciclaggio del denaro sporco. Risulta essere, altresì, uno tra i primi Paesi al mondo per il numero dei richiedenti asilo in Europa. Anzi, proprio per questa ragione sono diversi i Paesi membri del Consiglio europeo che rifiutano di aprire i negoziati dell’adesione dell’Albania nell’Unione europea. Purtroppo l’Albania è anche un Paese tra i più poveri d’Europa che, con la continua fuga disperata dei propri cittadini verso altri Paesi europei, si sta continuamente e paurosamente spopolando. Con tutte le conseguenze derivanti. Ma per i massimi rappresentanti della Commissione europea queste realtà non esistono. Esistono però quelle realtà diffuse dal primo ministro e dalla sua propaganda. Chissà perché?! Certo non si capirà neanche durante il vertice in Slovenia che comincia domani e dove dopodomani, 6 ottobre, si tratterà anche il futuro europeo dei Paesi dei Balcani occidentali. Ma secondo alcune indiscrezioni mediatiche, pubblicate il 28 settembre scorso dall’agenzia Reuters, quel futuro sarebbe tutt’altro che garantito, come cercano di far credere i massimi rappresentanti della Commissione europea.

Chi scrive queste righe avrebbe tante, tantissime altre cose da trattare su questo argomento, ma lo spazio non lo permette. Egli però è convinto che le verità si devono dire per quelle che sono. Perché la verità rende gli uomini liberi. Anche gli albanesi devono riuscire finalmente a dire le loro verità. Le verità che hanno a che fare con coloro che volutamente, da anni, malgestiscono la cosa pubblica, che rubano il denaro dei contribuenti, che abusano paurosamente e pericolosamente con il potere, ormai usurpato, più che conferito dai cittadini. Il che significa che gli albanesi devono dire anche la verità sul comportamento, del tutto non istituzionale e con delle gravi conseguenze, dei soliti “rappresentanti internazionali”. Loro devono dire la verità anche sul contenuto delle dichiarazioni ipocrite dei massime autorità della Commissione europea, essendo la verità una sola! Perché, come scriveva George Orwell, se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire. Ed è certo che anche nella Commissione europea ci sono persone che non vogliono sentire la verità.

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