
Misere messinscene prima e dopo un arresto
Colpevole. Trattasi sempre di un’altra persona.
Ambrose Bierce, dal “Dizionario del diavolo”; 1911
Era il primo pomeriggio del 10 febbraio scorso quando tutti i media in Albania hanno diffuso la notizia dell’arresto del sindaco della capitale Tirana, in carica dal 2015. Un arresto di cui si parlava da mesi. Un arresto però che, fatti accaduti ed ufficialmente denunciati dall’opposizione presso la Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata alla mano, doveva essere attuato alcuni anni prima. Sì, perché si trattava di accuse denunciate nei minimi dettagli e che riguardavano sia il diretto coinvolgimento del sindaco della capitale, sia del primo ministro albanese e di alcuni suoi stretti collaboratori, tra i quali anche il Segretario generale del Consiglio dei ministri. Il nostro lettore è stato informato da alcuni anni di quello che in Albania è ormai noto come lo scandalo degli inceneritori. Sono molti gli articoli dell’autore di queste righe che hanno trattato questo argomento per il nostro lettore. Ma “stranamente” i procuratori della Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata hanno messo, ad oggi, in soffitta tutte quelle accuse. E pensare che una simile Struttura è stata costituita nel 2019 proprio per combattere ogni attività illecita, corruttiva ed abusiva dei rappresentanti politici ed istituzionali, partendo dai più alti livelli. Chissà perché però i procuratori della Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, il “vanto” del sistema “riformato” della giustizia, non hanno indagato sulle decisioni prese in piena violazione delle leggi in vigore in Albania, che riguardavano i tre inceneritori?! Bisogna sottolineare che l’inceneritore della capitale non è mai esistito fisicamente. Mentre gli due altri non hanno quasi mai funzionato. Ma nonostante i tanti fatti pubblicamente noti e facilmente verificabili che confermano una simile e grave realtà, i cittadini della capitale e di altre due città pagano delle tasse non trascurabili, come se tutto funzionasse regolarmente!
L’arresto del sindaco della capitale è stato finalmente eseguito, ma non per le sopracitate accuse. Lui è stato accusato di corruzione passiva in almeno nove casi e di riciclaggio di denaro, fatto insieme con altre persone, tra cui anche sua moglie. Secondo i procuratori della Struttura speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata il sindaco della capitale avrebbe approvato molti permessi di costruzione edilizia nella capitale, a degli imprenditori con i quali poi divideva i guadagni. In più il sindaco è stato accusato di condivisione di ingenti fondi pubblici con delle imprese e delle organizzazioni non governative, tra cui anche alcune di sua moglie e/o da lei controllate direttamente e/o tra terze persone. Il sindaco della capitale non è stato però accusato per il clamoroso scandalo degli inceneritori. E neanche dello scandalo reso noto quasi un anno fa, in cui lui era coinvolto direttamente e/o tramite alcuni suoi stretti collaboratori e dirigenti del comune della capitale. Uno scandalo quello legato a molti appalti truccati e a finanziamenti per delle società che esistevano solo sulla carta. E proprio il fatto che il sindaco della capitale non sia stato accusato per lo scandalo degli inceneritori, in cui è direttamente coinvolto anche il primo ministro ed altri suoi stretti collaboratori, è un’altra inconfutabile e preoccupante conferma che il sistema “riformato” della giustizia tutto può fare tranne che svolgere il suo ruolo istituzionale per combattere la diffusa e galoppante corruzione, partendo dai più alti livelli istituzionali.
Se il sindaco della capitale fosse stato arrestato per i veri e clamorosi abusi della cosa pubblica, allora si doveva arrestare per primo non il sindaco, bensì il primo ministro albanese. Sì, perché lui non solo sapeva tutto, ma ha condiviso, approvato, beneficiato e, addirittura ordinato gli abusi fatti dal sindaco. Anche questi sono fatti pubblicamente noti e denunciati dall’opposizione e da alcuni pochi e molto corraggiosi giornalisti investigativi. Alcuni dei quali, però e purtroppo, sono stati costretti a fuggire e chiedere asilo in altri Paesi europei.
Il primo ministro, fino a pochissimi mesi fa, aveva accantonato e anche sostituito il sindaco di Tirana come responsabile politico della capitale e la regione, per le elezioni parlamentari del 11 maggio prossimo. Ma “stranamente”, durante queste ultime settimane, il primo ministro si è presentato di nuovo in pubblico con il sindaco della capitale e, addirittura, lodava l’operato del sindaco. Anche questo inatteso atteggiamento del primo ministro ad alcuni attenti analisti generò dubbi. In più, subito dopo l’arresto del sindaco, il 10 febbraio scorso, il primo ministro diventò, per alcuni giorni, il suo più attivo protettore! Non solo, ma lui, per “difendere” il sindaco, accusò addirittura tutti i procuratori e i giudici del sistema “riformato” della giustizia che hanno permesso l’arresto. Per lui l’arresto del sindaco “ha passato ogni limite”, calpestando “gli standard democratici del Paese”. Per il primo ministro tutto ciò “non è normale, non c’è una flagranza, non c’è un crimine…”. E poi, convinto e determinato, ha affermato che “Il partito socialista (capeggiato proprio da lui; n.d.a.) non tacerà di fronte a [simili] flagranti violazioni”.
Un simile comportamento del primo ministro era, però, semplicemente una misera messinscena, che finì dopo tre giorni dall’arresto del sindaco, il 13 febbraio scorso, poco dopo mezzogiorno. Da allora il primo ministro ha cambiato completamente discorso. Lui ha “abbandonato” alla sua sorte il sindaco. Il primo ministro ha dichiarato che la battaglia legale del sindaco era “…una battaglie sua e dei suoi avvocati; non mia e del partito socialista”.
L’autore di queste righe pensa che al primo ministro, viste la vera realtà albanese e le innumerevoli difficoltà che lui deve affrontare quotidianamente, conveniva di più consegnare il sindaco della capitale nelle mani della giustizia “riformata” da lui personalmente controllata che averlo al suo fianco durante la campagna già in corso per le elezioni parlamentari del 11 maggio prossimo. Sì perché così prendeva due piccioni con una fava. Eliminava tutte le accuse che gli avversari politici del primo ministro potevano giustamente fare nei confronti del sindaco. Ma, così facendo, tutto pesava anche sul partito e lo stesso primo ministro. Arrestato il sindaco, la potente propaganda del primo ministro adesso potrà dire che il colpevole è stato ormai arrestato. Ma non solo questo. La potente propaganda e lo stesso primo ministro adesso possono dire che il sistema della giustizia funziona. E così si cercherà di sfumare anche quanto sta emergendo ultimamente sui finanziamenti USAID per la “riforma” voluta e attuata con il diretto sostegno della Fondazione per la Società Aperta di George Soros. Il nostro lettore è stato informato di tutto ciò la scorsa settimana (Fallimento programmato e preoccupante di una ‘riforma’; 10 febbraio 2025).
A proposito, proprio dopo la decisione presa dal presidente statunitense sui finanziamenti USAID e anche delle pericolose e ben presenti influenze di Soros in varie parti del mondo, adesso il primo ministro albanese ha cancellato dalle sue applicazioni in rete tutte le sue foto sia con George Soros che con suo figlio. Quest’ultimo, riferendosi al primo ministro albanese, lo ha continuamente chiamato “il mio fratello”. Mentre il primo ministro si vantava di quelle considerazioni. Sì, si vantava e lo faceva vedere a tutti, fotografie comprese. Anche perché lui da anni ne ha ampiamente approfittato dell’amicizia con George Soros e della “fratellanza” con il Soros junior.
Chi scrive queste righe è convinto che tutte le dichiarazioni fatte dal primo ministro albanese, sia prima che dopo l’arresto del suo “amico/nemico” sindaco della capitale, sono state semplicemente delle misere e forzate messinscene. Per lui, trovandosi in simili e troppo gravi difficoltà, è molto importante apparire come “vittima” di coloro che hanno approfittato ed abusato della sua fiducia. Per il primo ministro, parafrasando Ambrose Bierce, il colpevole è sempre un’altra persona.