Narcostato attivo in Europa
Come evitare di parlare di Stato quando si parla di mafia?
Giovanni Falcone
Il 23 settembre scorso la nota casa editrice Rizzoli ha pubblicato un libro intitolato “Invincibili”. L’autore, Nello Trocchia, un giornalista investigativo, dopo un lungo lavoro, basandosi su fatti accaduti, documentati e sulle sue dirette inchieste, racconta come la mafia albanese, ormai ben strutturata e organizzata, sta diventando sempre più potente a livello internazionale. Lui è convinto che “…la mafia albanese adesso rappresenta una potenza criminale in Europa che non ha niente da invidiare neanche alla ‘ndrangheta, che è la più grande e la più potente organizzazione mafiosa internazionale, soprattutto a livello europeo”.
In seguito al suo impegnativo lavoro e alle sue inchieste, l’autore del libro afferma che la mafia albanese non ha una struttura organizzativa piramidale, come le altre organizzazioni malavitose, bensì una struttura cellulare, simile a quella delle famigerate Brigate Rosse italiane durante gli anni ’70 del secolo passato. Una simile organizzazione strutturale permette alla criminalità organizzata albanese di sfuggire alle forze dell’ordine, di espandersi sul territorio europeo, ma non solo, nonché di controllare, oltre ai porti albanesi, anche tutti i porti europei, dove passano ingenti quantità di sostanze stupefacenti, soprattutto di cocaina.
L’autore del sopracitato libro fa riferimento a quello che ha appreso, oltre ai tanti documenti da lui letti, anche a molti contatti ed interviste riferiti sulla mafia albanese. Tra i tanti intervistati c’è stato anche Nicola Gratteri, noto magistrato nella lotta contro la ‘ndrangheta e ormai Procuratore della Repubblica del Tribunale di Napoli. Gratteri è convinto che la mafia albanese riesce a “collaborare alla pari con la ‘ndrangheta”. Lui, riferendosi alla sua lunga e personale esperienza professionale, ha sottolineato, durante l’intervista con l’autore del libro, che “Non è un’esagerazione definire l’Albania un narcostato, tutt’altro. L’Albania è diventata una sorta di Eldorado del cash flow (flusso di cassa; n.d.a.) e la mafia albanese una potenza economica e finanziaria”.
Nelle pagine del libro “Invincibili”, l’autore riporta anche alcuni passaggi di un’altra intervista, quella con Francesco Mandoi, un procuratore antimafia italiano, ormai in pensione, ma un buon conoscitore della realtà albanese, essendo stato assunto alcuni anni fa come consigliere esterno dal governo albanese. Durante quell’intervista il magistrato aveva affermato le carenze del sistema “riformato” della giustizia e delle continue influenze dirette della politica su quel sistema. Lui ha sottolineato come preoccupante, tra l’altro, che “…il dirigente della polizia giudiziaria viene nominato in collaborazione con il governo”. Il che significa che l’autorità anticorruzione ha una sua influenza attiva nell’ambito dell’autonomia e dell’indipendenza del sistema.
A proposito, il nostro lettore è stato informato nell’aprile scorso delle opinioni di questi due noti magistrati italiani sulla drammatica e pericolosa realtà albanese. Opinioni espresse durante il programma Report, trasmesso in prima serata da Rai 3. Per Nicola Gratteri “…La mafia albanese è forte, perché è attiva in uno Stato dova la corruzione e ampiamente diffusa”. Lui era convinto che “Le organizzazioni criminali che arrivano dall’Albania sono ricche, forti e potenti […]. Da alcuni anni la mafia albanese la troviamo anche in America latina. È in grado di portare, autonomamente, tonnellate di cocaina in Italia ed in Europa”.
Durante lo stesso programma televisivo è stato trasmesso anche quanto ha dichiarato Francesco Mandoi, già procuratore nazionale antimafia, ormai in pensione, che è stato assunto e ha lavorato per quattro anni in Albania come consigliere speciale proprio dal primo ministro albanese. Ma, come ha affermato lui stesso al giornalista di Report, il primo ministro non gli ha mai chiesto un consiglio! “…Sono stato consigliere sulla carta, perché non ho mai dato un solo consiglio”, ha dichiarato Mandoi. Sottolineando che “…la mafia albanese ha i suoi rappresentanti nel governo ed orienta molte scelte dello stesso governo” (Clamorosi abusi rivelati da un programma televisivo investigativo; 23 aprile 2024).
L’autore del libro “Invincibili” è convinto che “…L’obiettivo della mafia albanese, come di tutte le mafie, è quello di fare soldi. E per fare soldi ed avere una struttura mafiosa funzionale, bisogna avere il supporto della politica…”. Poi lui aggiunge che “…Quando hai molto denaro hai bisogno di rinvestirli. Quando bisogna rinvestirli hai bisogno di trattare con gli altri poteri che sono presenti sul territorio. E sul territorio quali siano i poteri? Sono i poteri statali. E tu parli con i poteri statali. Come parli? Con i soldi che hai. Ed i soldi sono lo strumento principale nei Paesi con un alto livello di corruzione, che permette ai poteri criminali, tramite le ‘imprese amichevoli’, di riciclare e di rinvestire, introducendo nell’economia legale milioni e milioni di euro”.
Nelle pagine del suo libro “Invincibili”, l’autore si riferisce anche ad un incontro avvenuto nel 2019 nell’isola caraibica di Aruba. L’isola di Aruba ufficialmente è parte integrante del Regno dei Paesi Bassi. Si tratta di una piccola isola nel Mare caraibico, a nord del Venezuela. L’autore del libro “Invincibili” si riferisce ad un incontro tra i rappresentanti della mafia albanese ed alcuni stretti collaboratori del primo ministro albanese, a livello di ministri e di alti funzionari che hanno parlato e negoziato un progetto di riciclaggio del denaro sporco nel settore dell’edilizia. Un settore che per tutte le strutture specializzate internazionali ricicla miliardi in Albania. Si tratta di miliardi che provengono dalle attività criminali, dal traffico delle droghe e dalla corruzione.
Riferendosi all’incontro sull’isola Aruba, l’autore del libro conferma che ci siano anche delle intercettazioni ambientali fatte durante quell’incontro. Un incontro di cui lui ha saputo, per la prima volta, consultando dei documenti della Direzione Investigativa Antimafia italiana. Ma c’erano anche delle strutture specializzate di altri Paesi europei che hanno trattato quell’incontro.
Avendo avuto queste informazioni, l’autore del libro “Invincibili”, da giornalista investigativo qual è, doveva però chiedere delle informazioni anche a coloro che potessero essere stati direttamente o indirettamente coinvolti. Ragion per cui ha scritto, tramite WhatsApp e SMS al primo ministro albanese, nonché tramite l’indirizzo di posta elettronica ufficiale, al suo portavoce. Non ha però mai ricevuto una risposta, sia da parte del primo ministro albanese che dal suo portavoce. Sul caso ha indagato la Direzione Investigativa Antimafia della procura di Firenze. L’indagine, secondo l’autore del libro, è stata chiusa, ma non perché non c’erano elementi sufficienti, ma bensì perché erano scaduti i termini di tempo per continuare l’indagine. Ma nonostante ciò rimane sempre confermato il sopracitato incontro. Su quell’incontro ed altro hanno indagato anche delle strutture specializzate in alcuni altri Paesi europei. Lo stesso incontro è stato confermato oggi anche da un giornalista investigativo albanese che ha incontrato precedentemente due dei partecipanti.
Chi scrive queste righe pensa che quanto scrive l’autore del libro “Invincibili” rispecchia proprio la vera, preoccupante e pericolosa realtà albanese. Una realtà della quale il nostro lettore da anni ormai è stato informato, sempre con la dovuta, richiesta e verificabile oggettività. Una realtà che testimonia l’esistenza di un narcostato attivo in Europa, quello in Albania. Una realtà che da anni testimonia l’attiva e funzionante connivenza della politica con la criminalità organizzata. Giovanni Falcone faceva una semplice, ma molto significativa domanda: come evitare di parlare di Stato quando si parla di mafia? E purtroppo, da anni ormai, quando si tratta seriamente la realtà in Albania, è impossibile non evidenziare inconfutabilmente la connivenza dello Stato con la mafia.




