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Opportunismo camaleontico ed altro

L’opportunista segue con tenacia la direzione del vento:

anche quando fiuta odore di merda.

Dino Basili; da “I violini di Chagall”

La saggezza umana, maturata ed arricchita nei secoli, ci arriva anche tramite le favole. Ogni popolo ha le sue. Ma ci sono altre, molto note e significative, che, tramandate dall’antichità, oltrepassano i confini delle nazioni. Una delle favole scritte da Esopo, elaborata in seguito da Fedro e poi rielaborata di nuovo da Jean de La Fontaine, è anche la favola “La grenouille et le bœuf” (La rana e il bue; n.d.a.). La rana, “grande non più d’un ovo di gallina”, invidiosa qual è, vuol somigliare al bue “bello e grasso e grosso”. E comincia a gonfiarsi “a più non posso per non esser del bove più piccina”. E chiedeva sempre se era “ben grossa” come il bue. Le amiche però le dicevano che non lo era ancora. Ed invidiosa, la rana “si gonfia e gonfia e gonfia” ed infine “scoppia come una vescica”. La terza strofa della favola scritta da Jean de La Fontaine non esiste nelle due precedenti. Si tratta perciò di un’adattamento alle realtà politiche e sociali del ‘600. Bisogna però sottolineare che Jean de La Fontaine apprezza la franchezza, il coraggio e la lealtà del popolo, mentre ripudia ed ironizza la falsità, l’ipocrisia, la vanità ed il narcisismo dell’alta società. “Borghesi, ch’è più il fumo che l’arrosto,/ signori ambiziosi e senza testa,/ o gente a cui ripugna stare a posto,/ quante sono le rane come questa!”. Il significato ed il simbolismo di questa favola sono molto attuali.

Anche adesso ci sono dei “signori ambiziosi e senza testa”, come scriveva Jean de la Fontaine. Con il loro comportamento spesso irresponsabile, con il loro narcisismo, ma, allo stesso tempo, anche con la loro arroganza, alcuni “grandi del mondo”, mentre pretendono le loro scelte di “convenienza strategica, economica e geopolitica”, stanno attirando e preoccupando l’opinione pubblica, sia a livello locale che internazionale. Nel frattempo, a livello locale, c’è qualche piccolo dittatore sui generis che cerca di apparire “grande e grosso”, come la rana della favola. E cerca di attirare l’attenzione pubblica, finché e fin dove può, “gonfiandosi” in senso figurato. Ma dovrebbe essere attento, perché non si sa mai l’atteggiamento dei “grandi” e, in seguito, potrebbe “scoppiar come una vescica”. Come la rana della favola.

Attualmente c’è qualche autocrate in difficoltà che cerca di adattarsi ai continui sviluppi, spesso anche imprevisti a livello internazionale ed attirare l’attenzione e l’amicizia dei “grandi”. Tipico e molto significativo è il caso del primo ministro albanese. Lui, nel marzo del 2016, quando negli Stati Uniti d’America era già cominciata la campagna per le elezioni presidenziali dell’8 novembre 2016, ha fatto pubblicamente delle dichiarazioni clamorose e molto offensive contro il candidato che vinse poi le elezioni. Lo stesso che attualmente è il presidente degli Stati Uniti d’America. Era il 26 marzo 2016 quando, durante un’intervista, il primo ministro albanese dichiarava convinto che “è vergognoso per gli Stati Uniti d’America eleggere un presidente come Donald Trump!…Se Trump sarà presidente, questa sarà una disgrazia per gli Stati Uniti!”. In seguito, il 14 aprile 2016, un giornalista della CNN, il quale, riferendosi alla sopracitata dichiarazione, si rivolgeva al primo ministro albanese, dicendogli che “l’etica diplomatica richiede che i dirigenti internazionali non commentino le elezioni negli altri Paesi”. Il primo ministro gli ha risposto, dichiarando che “la pace nei Balcani potrebbe essere messa in pericolo dalle idee e dai comportamenti di Trump!”.

Sempre riferendosi all’allora candidatura di Trump, durante un’intervista alla “Foreign Policy”, il primo ministro albanese aveva dichiarato che “Trump sta discreditando gli Stati Uniti agli occhi di ognuno che considera gli Stati Uniti come la città raggiante nella collina”. Mentre, in un’altra intervista rilasciata alla “Voice of America”, lui, da noto narcisista qual è, ha dichiarato: “Io credo che coloro che in Albania si schierano con Trump prima che con me, nonostante le differenze che abbiamo, meritano pietà” (Sic!). Tornato dagli Stati Uniti, il primo ministro albanese ha dichiarato ad una televisione in Kosovo che “se accadrà che Trump sarà eletto il primo (cioè presidente; n.d.a.) degli Stati Uniti, questa potrebbe essere una disgrazia per il Paese”. Ed in seguito aveva aggiunto convinto che “si deteriorerebbero le relazioni diplomatiche tra l’Albania e gli Stati Uniti. Perciò non sia dato dal Signore che gli americani scegliessero Trump come presidente”.

In seguito alle sopracitate dichiarazioni del primo ministro albanese nella primavera del 2016, ha reagito, tramite “Fox News”, anche uno dei collaboratori di Trump. Lui ha affermato che “Questa settimana è stato a Washington l’amico di George Soros (il primo ministro albanese; n.d.a.)… Quest’uomo, parlando di Donald Trump, ha detto che lui rappresenta un pericolo per la civiltà!”. E poi ha aggiunto: “Noi dobbiamo dire a questi politici europei di non ficcare il naso nella nostra politica interna”.

Ma adesso, che Trump è diventato il presidente degli Stati Uniti d’America, il primo ministro albanese, da opportunista camaleontico e senza vergogna alcuna, ha cambiato completamente le sue dichiarazioni nei confronti di Trump. Anche perché quest’ultimo ha pubblicamente rinnovato la sua determinazione per considerare George Soros, il “protettore” del primo ministro albanese, come un suo nemico da combattere a tutti i costi. Ma anche perché lui, il primo ministro albanese, è direttamente coinvolto in alcuni scandali ancora sotto inchiesta negli Stati Uniti. Ragion per cui il 9 febbraio scorso, riferendosi alla dichiarazione di Trump fatta il 20 gennaio scorso, e cioè che “Dio mi ha salvato per far sì che l’America possa ritornare grande…”, il primo ministro albanese, da Madrid, dove si trovava per un’attività internazionale, ha fatto una molto “sincera e sentita” dichiarazione. “…Dio ha salvato Donald Trump per risvegliare l’Europa. E se così è, Trump è una benedizione per l’Europa”. E da allora ad oggi, il primo ministro albanese, da innato e voltagabbana senza scrupoli qual è, spera di attirare l’attenzione dell’aministrazione statunitense a suo favore. E per riuscirci, concede progetti edilizi miliardari al genero del presidente statunitense. Il nostro lettore è stato informato, a tempo debito, di questi progetti (Poteri ed interessi occulti nei Balcani ed altrove; 25 marzo 2024). Questo radicale e camaleontico cambiamento nelle dichiarazioni del primo ministro albanese non poteva passare inosservato. Ma lui ha “giustificato” tutto dichiarando che “…nel 2016 non avevo tutti i capelli bianchi. Ero giovane e lui (Donald Trump; n.d.a.) non era il presidente, era un candidato. Ho potuto vederlo in azione da vicino e, sicuramente, ho cambiato opinione.” (Sic!).

Nonostante le stature e l’importanza geopolitica a livello internazionale, bisogna evidenziare però una certa somiglianza nel modo in cui sia il primo ministro albanese che il presidente statunitense cambiano le loro dichiarazioni. Il primo ministro albanese nei confronti del presidente degli Stati Uniti d’America e quest’ultimo nei confronti del presidente dell’Ucraina. Il 19 febbraio scorso Trump considerava Zelensky “un dittatore”. Mentre solo una settimana dopo, alla domanda di un giornalista “Chiamerebbe ancora Zelensky un dittatore?”, Trump ha risposto: “L’ho chiamato un dittatore? Non ci credo. Prossima domanda”. E quanto sta accadendo in queste ultime settimane tra Trump e Zelensky è ormai di dominio pubblico. Ed è molto preoccupante.

Chi scrive queste righe pensa che, nonostante tutto, si tratta sempre di opportunismo camaleontico sia da parte dei “grandi del mondo” che dei piccoli dittatori locali. Aveva ragione Dino Basili: l’opportunista segue con tenacia la direzione del vento, anche quando fiuta odore di merda.

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