International

Paese che vai, realtà che trovi

Se non si parla di una cosa è come se non fosse mai accaduta.

Si dà realtà alle cose solo quando se ne parla.

Oscar Wilde

In ogni parte del mondo ed in ogni momento accadono tante, tantissime cose. Cose buone e meno buone. Cose allegre e, purtroppo, anche cose drammatiche che preoccupano. Cose che attirano l’attenzione locale, oppure suscitano una vasta attenzione internazionale. Durante la settimana appena passata sono stati diversi gli avvenimenti e gli sviluppi che hanno attirato l’attenzione pubblica e mediatica.  Partendo dalle due visite di Papa Francesco in Ungheria e in Slovacchia.

Mercoledì scorso, 15 settembre, si celebrava poi la Giornata internazionale della Democrazia, una ricorrenza proclamata già dall’8 novembre 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. All’occasione il Segretario di Stato statunitense ha sottoscritto e diffuso un messaggio dedicato. In quel messaggio lui ribadiva: “…gli Stati Uniti d’America mettono la democrazia e i diritti dell’uomo al centro della nostra politica estera; sono elementi essenziali per il raggiungimento e la difesa della pace e della stabilità in tutto il mondo”. Sottolineava in seguito che “…lo Stato di diritto, le elezioni libere ed oneste, la libertà di espressione e di stampa sono delle pietre di fondamenta di una sana democrazia e un diritto per tutti”. Alla fine del suo messaggio il Segretario di Stato scriveva: “Indipendentemente dal diritto di eleggere durante un processo elettorale, con la denuncia della corruzione, oppure con i raduni pacifici per una causa comune, gli uomini in ogni angolo del globo vivono ogni giorno la democrazia. In questa Giornata della Democrazia, veniamo a conoscenza che questi sforzi sono molto importanti per difendere, per rafforzare e per rinnovare la democrazia”. Un messaggio scritto bene dal Segretario di Stato. Ma anche se si fa riferimento soltanto a quello che è accaduto per venti anni in Afghanistan e come tutto è finito lì, le parole e le frasi con le quali l’autore del messaggio faceva riferimento ai valori della democrazia perdevano peso e significato. Anzi, in qualche modo, screditavano il messaggio stesso. Forse sarebbe proprio il caso di ricordarsi del detto popolare “[lui] predica bene ma razzola male”.

Mercoledì scorso, 15 settembre, è stato reso noto ufficialmente quello che ormai viene riferito come “Caso/Crisi dei sottomarini”. Si tratta di un conflitto diplomatico che si sta aggravando di giorno in giorno, tra la Francia da una parte e l’Australia, gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito dall’altra. Un conflitto scaturito dopo la rinuncia dell’Australia all’acquisto di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare. Un accordo già ufficialmente firmato e che ammontava ad una cifra di circa 66 miliardi di euro. L’Australia ormai ha deciso diversamente, a favore di un accordo con gli Stati Uniti. L’annuncio ufficiale è stato dato durante una videoconferenza congiunta tra il presidente statunitense, il primo ministro inglese e quello australiano il 15 settembre scorso. Immediate sono state anche le reazioni del presidente e del ministro degli Esteri francese. L’atteggiamento dell’Australia nei confronti della Francia è stato considerato “una pugnalata alle spalle”. Mentre il comportamento statunitense viene considerato dalla Francia come “unilaterale, brutale, imprevedibile”. Per il ministro degli Esteri francese tutto questo “peserà sul futuro della NATO”. Nel frattempo è stato richiamato in patria “per consultazioni” l’ambasciatore francese negli Stati Uniti. Il ministro francese ha dichiarato che si tratta di “…un atto politico pesante che rappresenta la gravità della crisi tra i nostri due paesi e con l’Australia”. La “Crisi dei sottomarini” è tuttora in corso e, per ragioni geopolitiche e geostrategiche, ha coinvolto anche la Cina.

Venerdì scorso, il 17 settembre, un generale del Comando Centrale degli Stati Uniti d’America ha finalmente ed ufficialmente ammesso quello che, da alcune settimane, si sapeva già. Quello che i rappresentanti statunitensi avevano però sempre negato. E cioè che l’attacco con un drone il 29 agosto scorso, prima del ritiro definitivo dei soldati americani da Kabul, ha sbagliato bersaglio, colpendo un veicolo civile e uccidendo dieci cittadini innocenti, sette dei quali bambini! Allora i rappresentanti statunitensi hanno dichiarato che si trattava di un attacco mirato contro “una minaccia imminente”, riferendosi a dei “kamikaze diretti verso l’aeroporto di Kabul”. Allora si dichiarava che era stato ucciso almeno un membro dell’Isis-K e tre cittadini afghani innocenti. Finalmente però, venerdì scorso, il generale del Comando Centrale statunitense ha considerato tutto quanto era accaduto il 29 agosto a Kabul “un tragico errore” e ha espresso “le più profonde condoglianze ai famigliari delle vittime”. Comunque meglio tardi che mai.

Domenica 19 settembre, è terminato il processo elettorale in Russia per rinnovare i 450 seggi della Duma, cioè la camera bassa dell’Assemblea federale della Federazione Russa. In attesa del risultato finale sono state evidenziate, purtroppo e come si prevedeva, anche molte irregolarità durante la votazione. Dall’opposizione, nonché da fonti mediatiche e da organizzazioni non governative per il monitoraggio del processo elettorale, risulterebbe che siano stati segnalati molti casi di compravendita di voti e di una scarsa sorveglianza nei seggi elettorali delle schede di voto e di buste che sembrerebbero aperte e poi risigillate. In più, le autorità governative hanno cancellato dalle piattaforme e dai social il sito e l’applicazione “Voto intelligente”, promossa dai sostenitori di Alexiei Navalny. Applicazione che permetteva agli elettori di scegliere da una lista di 225 candidati di varia appartenenza politica, tra nazionalisti, stalinisti e liberali, ma non allineati con il presidente russo. Ebbene, dai risultati provvisori che si riferiscono al quasi 90% delle schede scrutinate, il partito “Russia Unita” del presidente russo risulterebbe di nuovo vincente con qualcosa più del 49% dei voti. Il secondo partito risulta essere il partito comunista con circa il 20%. Cresce anche l’assenteismo.

Ma durante la settimana appena passata ci sono arrivate anche delle notizie gioiose e rassicuranti. Finalmente a Parigi si sono conclusi tutti i lavori per la messa in sicurezza della cattedrale di Notre Dame. Lavori che erano cominciati a metà aprile di due anni fa, immediatamente dopo il devastante e terribile incendio del 15 aprile 2019. Nei prossimi mesi si avvieranno i lavori per il restauro della cattedrale di Notre Dame di Parigi.

Un’altra bella notizia è arrivata domenica mattina da Napoli. Si è ripetuto, anche questa volta, il tanto atteso ed ambito miracolo di San Gennaro, il Santo patrono e protettore di Napoli, martirizzato con la decapitazione nel lontano 305. Secondo le credenze popolari il miracolo consiste nella liquefazione del sangue del Santo, contenuto dentro un’ampolla. Ebbene proprio domenica 19 settembre, alle ore 10, l’arcivescovo di Napoli ha annunciato a tutti i fedeli l’avvenuta liquefazione del sangue di San Gennaro. Che possa essere di buon auspicio per tutti!

La settimana appena passata è stata carica di avvenimenti e di sviluppi anche in Albania. Sabato scorso, 18 settembre, hanno giurato, nelle mani del presidente della Repubblica, il primo ministro e i ministri del nuovo governo. Il terzo dell’attuale primo ministro, con un mandato avuto dopo le elezioni del 25 aprile scorso. Il nostro lettore è stato, a più riprese, informato della compravendita dei voti, ben organizzata e attuata molto prima di quelle elezioni, nonché delle manipolazioni e dei brogli elettorali, con il determinante ed onnipresente supporto della criminalità organizzata. Brogli e manipolazioni simili a quelli in Bielorussia durante le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020. Ma anche come quelli durante le sopracitate elezioni svoltesi in Russia. I simili si somigliano! E guarda caso, prima che fosse diramato il risultato ufficiale delle elezioni del 25 aprile scorso in Albania, al “vincente” primo ministro sono arrivati gli auguri in lingua inglese, all’inizio dall’ambasciatatrice statunitense a Tirana e poi anche dal Segretario di Stato statunitense. Proprio da lui che nel suo sopracitato messaggio considerava le elezioni libere ed oneste come “delle pietre di fondamenta di una sana democrazia e un diritto per tutti”!

Giovedì scorso, 16 settembre, il capo storico del partito democratico albanese, allo stesso tempo ex presidente della Repubblica ed ex primo ministro, ha avviato la sua campagna per ripristinare la dignità dei membri del partito e i loro diritti previsti dallo Statuto, ma da anni ignorati da colui che ha usurpato e dirige il partito dal 2013. Si tratta del maggior partito dell’opposizione, ma che, purtroppo, disorganizzato e perdente com’è, rappresenta semplicemente un’opposizione di facciata e molto comoda per la propaganda del primo ministro. L’autore di queste righe ha spesso informato il nostro lettore di tutto ciò, nonché delle ingerenze arroganti e del tutto inadeguate da parte dei rappresentanti diplomatici in Albania, quelli statunitensi in primis. Compresa anche una decisione presa dal Segretario di Stato americano alcuni mesi fa. La stessa persona che, come sopracitato, ha diffuso mercoledì scorso il messaggio in occasione della Giornata internazionale della Democrazia. Si tratta di ingerenze e decisioni che violano, tra l’altro, la stessa Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche. L’autore di queste righe ha trattato il caso per il nostro lettore anche la scorsa settimana (Meglio perderli che trovarli; 13 settembre 2021).

Chi scrive queste righe pensa che in queste condizioni la campagna avviata giovedì scorso dal capo storico del partito democratico albanese potrebbe rappresentare una svolta positiva per il partito e per gli albanesi in generale. Ad ogni modo, visto quanto è accaduto e sta accadendo in ogni parte del globo, si potrebbe dire: paese che vai, realtà che trovi. Ma, fatti alla mano però, si potrebbe dire anche: tutto il mondo è paese. Chi scrive queste righe è convinto che quanto sta accadendo in queste ultime settimane in Albania ha a che fare con una cosa basilare per ogni società: o la sopravvivenza e il consolidamento della democrazia, oppure il giogo della dittatura. Purtroppo in Albania questa è la drammatica, preoccupante, pericolosa e sofferta realtà. Perciò suonano attuali e importanti le parole di Oscar Wilde, secondo il quale se non si parla di una cosa è come se non fosse mai accaduta. Si dà realtà alle cose solo quando se ne parla.

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