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Rappresentanti diplomatici che violano la Convenzione di Vienna

Esistono cinque categorie di bugie: la bugia semplice, le previsioni del tempo,

la statistica, la bugia diplomatica e il comunicato ufficiale.

George Bernard Shaw

Durante la Conferenza delle Nazioni Unite del 18 aprile 1961, svoltasi a Vienna, i rappresentati dei Paesi membri hanno discusso su una bozza presentata dalla Commissione internazionale di giurisprudenza. Gli autori della bozza avevano concepito ed elaborato un materiale in cui venivano definite delle norme di diritto internazionale, con l’obiettivo di regolare e stabilire i rapporti tra gli Stati firmatari. Si trattava di un insieme di precetti che sancivano tutti gli obblighi ed i diritti dei rappresentanti diplomatici nello Stato accreditatario. Il 18 aprile 1961 il documento è stato adottato dai primi 60 Paesi firmatari. Da allora quel documento, composto da 53 articoli, è pubblicamente noto come la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. La Convenzione è entrata in vigore il 24 aprile 1964. Ormai hanno aderito 190 dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite.

Il comma 1 dell’articolo 41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche stabilisce ed obbliga che “Tutte le persone che godono di privilegi e immunità sono tenute, senza pregiudizio degli stessi, a rispettare le leggi e i regolamenti dello Stato accreditatario. Esse sono anche tenute a non immischiarsi negli affari interni di questo Stato”. Mentre il comma 2 dello stesso articolo 41 della Convenzione sancisce che “Tutti gli affari ufficiali con lo Stato accreditatario affidati dallo Stato accreditante, alle funzioni della missione, sono trattati con il Ministero degli Affari esteri dello Stato accreditatario o per il tramite di esso, oppure con un altro ministero convenuto”. Ragion per cui tutti i rappresentanti diplomatici, partendo dall’ambasciatore/capomissione e fino all’ultimo funzionario in ordine gerarchico, sono obbligati a rispettare anche quanto è sancito dall’articolo 41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche.

La storia però ci insegna che non tutti i rappresentanti diplomatici, partendo dai massimi livelli, hanno rispettato quanto prevede la Convenzione di Vienna. Anche la storia degli ultimi decenni. Quanto è accaduto in varie parti del mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, lo dimostra e lo testimonia. Così come testimonia anche la rettitudine, l’onestà ed il rispetto della Convenzione di Vienna di molti altri rappresentanti diplomatici. Sono veramente tanti coloro che osservano e rispettano i propri obblighi istituzionali previsti, mentre affrontano con la dovuta responsabilità civile, morale ed istituzionale anche delle situazioni difficili.

Ma purtroppo, fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, alcuni rappresentati diplomatici dei grandi ed influenti Paesi, soprattutto quelli statunitensi, in alcuni Paesi si comportano come dei “governatori”. Ovviamente anche con il beneplacito di coloro che governano in quei Paesi, in cambio di reciproci e voluti supporti. Quanto da anni ormai sta accadendo in Albania rappresenta una testimonianza inconfutabile di una simile realtà. Sempre fatti accaduti e documentati alla mano risulterebbe che soprattutto durante quest’ultimo decennio, i massimi rappresentanti diplomatici statunitensi, hanno palesemente appoggiato l’operato dell’attuale primo ministro, che dal 2013 sta al potere. E lo hanno fatto, mentre tutti i rapporti ufficiali delle istituzioni governative, compreso anche quelli del Dipartimento di Stato, funzionari del quale sono gli ambasciatori statunitensi, da anni ormai considerano l’abuso del potere, la galoppante corruzione, la ben nota connivenza del potere politico con la criminalità organizzata in Albania come preoccupanti problematiche. Il che testimonia, altresì, che i massimi rappresentanti diplomatici statunitensi, violando palesemente la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, seguono e realizzano altri interessi. Compresi quelli personali. E purtroppo, simili atteggiamenti hanno avuto anche i massimi rappresentanti della Delegazione dell’Unione europea in Albania. Ma così facendo però, si intromettono nelle faccende che devono riguardare e devono essere risolte solo e soltanto dai fattori istituzionali, politici e sociali del Paese nel quale simili rappresentanti diplomatici sono stati accreditati.

L’ultima ambasciatrice statunitense è stata ufficialmente accreditata in Albania nel gennaio 2020, per poi lasciare il suo incarico nel giugno 2023. Dopo di lei gli Stati Uniti d’America sono stati rappresentati da un incaricato d’affari, visto che le istituzioni competenti statunitensi non hanno ancora nominato un nuovo ambasciatore. Bisogna sottolineare che l’operato dell’ambasciatrice statunitense in Albania ne è un’inconfutabile testimonianza, sempre fatti accaduti, documentati e pubblicamente noti alla mano, di come si possa abusare dei diritti e di come si possano violare i doveri sanciti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Lei verrà ricordata come una dichiarata sostenitrice dell’attuale primo ministro albanese, eseguendo le direttive mandate da diversi canali, ufficiali e non. Direttive concepite da un noto multimiliardario e speculatore di borsa statunitense, ben influente nel Dipartimento di Stato. E si sa pubblicamente che il primo ministro albanese è un suo prescelto, nonché un dichiarato “fratello” di suo figlio, il quale da qualche anno gestisce l’impero miliardario del padre. Il nostro lettore è stato spesso informato con la dovuta, necessaria e richiesta oggettività di tutto ciò (Ingerenze arroganti, pericolose, inaccettabili e condannabili, 27 settembre 2021; Consapevolmente dalla parte del male, appoggiando una dittatura, 6 dicembre 2021; Ricattabile ostaggio dei propri peccati; 14 febbraio 2022; Tempo di scelta tra la dittatura e la democrazia, 7 marzo 2022; Testimonianze di crudeltà, sofferenze ed inganni istituzionali, 2 maggio 2022; Messinscena ingannatrice con una conferenza anticorruzione; 20 giugno 2022; Gravose conseguenze di certe complicità internazionali, 31 ottobre 2022; La doppia faccia di certi rappresentanti internazionali, 17 aprile 2023; Continua ad ingannare per coprire una grave e scandalosa realtà, 31 luglio 2023 ecc…).

In seguito alle riforme della nuova amministrazione statunitense per ristrutturare le istituzioni, che hanno coinvolto anche il Dipartimento di Stato, da credibili fonti mediatiche, ma non solo, si è saputo che l’ex ambasciatrice statunitense in Albania aveva patteggiato, accettando di allontanarsi dal servizio, purché non ci fosse svolta nessuna verifica sul suo operato diplomatico.

Ma la scorsa settimana lei ha fatto sapere che aveva cominciato una nuova esperienza lavorativa come Senior director presso l’ExxonMobil, uno dei maggiori gruppi petroliferi mondiali. Lo stesso gruppo, però, che nel 2022, con l’intermediazione diretta dell’ambasciatrice statunitense in Albania, aveva vinto un appalto milionario. Secondo il contratto firmato con il governo albanese, il vincitore dell’appalto doveva portare nel porto di Valona, in Albania, due navi generatore, che usavano il petrolio per produrre energia elettrica. Bisogna sottolineare che le navi in quel periodo non erano neanche proprietà del gruppo, bensì di una compagnia del Bangladesh. Ebbene, quelle navi ancora oggi, attraccate al porto di Valona, non hanno generato neanche un solo kilowatt di energia. Ma nel frattempo i firmatari del contratto hanno intascato centinaia di milioni e continuano ad intascare altri. Ragion per cui assumere come Senior director l’ex ambasciatrice statunitense in Albania, in cambio degli introiti milionari, rappresenta un “dovuto riconoscimento” per lei.

Chi scrive queste righe pensa che durante il suo operato in Albania, l’ambasciatrice statunitense, oltre a chiudere gli occhi e le orecchie di fronte ai continui e clamorosi scandali che coinvolgevano direttamente il primo ministro albanese, seguiva e realizzava anche i suoi interessi personali, violando così clamorosamente la Convenzione di Vienna, ma anche confermando che la bugia diplomatica è una delle cinque categorie delle bugie, come affermava George Bernard Shaw.

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