International

Riflessioni di fine anno

Recida il Signore le labbra bugiarde, la lingua che dice parole arroganti.

Antico Testamento; Salmi; 11/4

Stanno trascorrendo gli ultimi giorni di quest’anno. Un anno veramente diverso e difficile per l’umanità, questo che sta per finire. Un anno pieno di privazioni di ogni genere, di sofferenze e di perdite di molte, moltissime vite umane dovute alla pandemia di coronavirus. Le conseguenze di tutto quanto è accaduto e sta accadendo quest’anno e, soprattutto, delle lunghissime chiusure forzate delle attività produttive in tutto il mondo, purtroppo, si faranno sentire a lungo, causando ulteriori privazioni e sofferenze di ogni tipo per l’umanità. Sia nei singoli paesi, che su scala più ampia. L’unico auspicio, dopo una simile e brutta esperienza a livello mondiale, è che coloro i quali hanno delle responsabilità istituzionali possano trarre le dovute conclusioni ed, in seguito, agire di conseguenza. Sia nei singoli paesi, che su scala più ampia. Anche se, quanto è accaduto dopo la drammatica e grave crisi finanziaria, iniziata negli Stati Uniti d’America nel 2008 e poi diffusasi su scala mondiale e seguita da una altrettanta drammatica e grave crisi economica, non è servita da lezione. Purtroppo il genere umano non sempre riesce a trarre lezioni dalla storia. E poi ne paga tutte le conseguenze! Quello che è accaduto e sta accadendo da decenni ormai testimonierebbe la folle corsa dei pochi “potenti del mondo” verso gli sproporzionati e crescenti guadagni, calpestando consapevolmente con sadismo, indifferenza disumana e spietata arroganza gli interessi degli altri. Papa Francesco, consapevole di quanto possano essere pericolose per l’intera umanità le conseguenze dell’attuazione di simili strategie finanziarie ed economiche, ha reagito di nuovo. Lo ha fatto il 21 novembre scorso, inviando un videomessaggio ai partecipanti dell’Incontro internazionale “Papa Francesco e i giovani da tutto il mondo per l’economia di domani”, svoltosi ad Assisi da 19 a 21 novembre scorso. Il Pontefice ha proposto e chiesto un patto per un nuovo modello economico. Papa Francesco ha ribadito che “Non siamo condannati a modelli economici che concentrino il loro interesse immediato sui profitti, come unità di misura, e sulla ricerca di politiche pubbliche simili, che ignorano il proprio costo umano, sociale e ambientale”. Essendo convinto che “… urge una diversa narrazione economica, urge prendere atto responsabilmente del fatto che l’attuale sistema mondiale è insostenibile”. A tutte le persone responsabili, sia a scala locale che più ampia, spettano le dovute e necessarie reazioni concrete!

Un anno veramente difficile è stato questo che sta per finire anche in Albania. Non soltanto per le conseguenze causate dalla pandemia e dovute, soprattutto, al modo irresponsabile e del tutto inadeguato e “personalizzato” con cui è stata e si sta affrontando la crisi da parte delle istituzioni specializzate e le persone istituzionalmente responsabili. Partendo dal primo ministro, che ha “gestito” l’emergenza secondo i suoi interessi personali, legati al suo potere politico. Un anno questo che sta per finire, pieno, inevitabilmente, anche di innumerevoli e continui scandali e di abusi di potere. Un anno questo che sta per finire, durante il quale si è chiaramente evidenziato il [voluto e programmato] fallimento di diverse riforme. Riforme molto importanti e necessarie per la democratizzazione del Paese, che hanno avuto come garanti anche i soliti “rappresentanti internazionali”, ma che, invece, dati e fatti accaduti e che stanno accadendo alla mano, sono risultate [volutamente] fallite. In Albania, purtroppo, anche durante la pandemia, i soliti avidi ed insaziabili con il denaro pubblico hanno continuato imperturbabili a fare ingenti danni con degli appalti pubblici “segreti”, a causa della pandemia! Una nuova invenzione abusiva, in piena violazione delle leggi in vigore, che si sta attuando da mesi ormai. Una realtà che però “sfugge” all’attenzione delle nuove e “riformate” istituzioni del sistema di giustizia. Chissà perché?! In Albania, ormai da qualche anno, tutto può accadere ma, purtroppo, nessuno si stupisce più. Si è arrivati ormai fino a questo punto! Tutto è stato facilmente prevedibile e, allo stesso tempo, anche inevitabile però, viste le persone che gestiscono la cosa pubblica in questi anni.

Durante quest’anno in Albania sono accaduti, evidenziati e testimoniati molti, veramente molti abusi di potere e milionari scandali governativi, pubblicamente e/o legalmente denunciati. Ma niente è accaduto. Tutte le “riformate” istituzioni del “riformato” sistema della giustizia hanno continuato “tranquilli”, come se niente fosse. Nella loro rete sono finiti soltanto dei “pesciolini piccoli”. Mentre i “pesci grandi”, come li chiamava, alcuni anni fa, uno dei più importanti “rappresentanti internazionali”, tenendo presente i vertici della politica e i massimi dirigenti delle istituzioni statali, sono sempre sfuggiti da quella rete. Chissà perché?! I diretti accusati e denunciati, pubblicamente e/o legalmente, primo ministro in testa, continuano però indisturbati a causare ulteriori danni alla cosa pubblica e non soltanto. Per trattare e analizzare tutto ciò non basterebbero centinaia di pagine. Il nostro lettore, ad ogni modo, è stato sempre informato di una parte di questi abusi e scandali.

L’autore di queste righe distingue e valuta però come molto significativo e rappresentativo un brutto avvenimento accaduto quest’anno, il quale, da solo, testimonia la restaurazione di una nuova dittatura in Albania, durante questi ultimi anni. Si tratta proprio del barbaro e vigliacco abbattimento dell’edificio del Teatro Nazionale, in pienissimo centro della capitale. Un abbattimento fatto notte tempo, il 17 maggio scorso, in piena chiusura per la pandemia, violando consapevolmente e con arroganza sia la Costituzione che la legislazione in vigore. Di tutto ciò il nostro lettore è stato ben informato (I vigliacchi della notte hanno distrutto il Teatro Nazionale; 18 maggio 2020). Il nostro lettore è stato informato, a più riprese, anche di quanto è accaduto, da quando cominciò la protesta per la difesa del Teatro Nazionale. Una lunga, quotidiana, pacifica e civile protesta, cominciata il 15 giugno 2018. Protesta che è stata però brutalmente interrotta il 17 maggio scorso, dopo un ‘talebano’ intervento da parte della polizia [non] di Stato e delle truppe paramilitari volutamente non identificabili. Tutti armati e che hanno agito violando tutte le leggi in vigore. È stato barbaramente demolito un simbolo nazionale, non solo di cultura ma anche di storia. E’ stato distrutto per costruire, al suo posto, dei grattacieli di cemento armato. E’ stato distrutto il Teatro Nazionale, secondo le cattive lingue, per riciclare nell’edilizia ingenti somme di denaro, provenienti dalle attività illecite. Ma non lo dicono solo le cattive lingue. Quel tipo di riciclaggio è stato evidenziato e ribadito anche dall’ultimo rapporto ufficiale del 2019 di MONEYVAL (il Comitato di esperti per la valutazione delle misure contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo; una struttura del Consiglio d’Europa; n.d.a.), nella parte dedicata all’Albania. E’ stato abbattuto il Teatro Nazionale, nonostante gli appelli ufficiali e le tante richieste, fatte al primo ministro, da parte delle più importanti istituzioni internazionali specializzate e dai rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea. Il primo ministro però, come risposta e come suo solito, ha usato le bugie e gli inganni per i rappresentanti delle istituzioni internazionali. Mentre per gli indignati e offesi cittadini albanesi ha usato, tra l’altro, anche le parole arroganti. Sempre come suo solito.

Chi scrive queste righe, riflettendo su quanto è accaduto quest’anno in Albania, è convinto che l’unica salvezza è la ribellione dei cittadini responsabili per rovesciare di nuovo la dittatura. Come nel 1991. Speranzoso anche che, come si scriveva nell’Antico Testamento, il Signore possa recidere tutte le labbra bugiarde e le lingue che dicono parole arroganti. Compresa anche quella del primo ministro albanese.

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