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Scenari orwelliani in attesa del 25 aprile

Noi controlliamo la vita a tutti i suoi livelli.

George Orwell; da “1984”

Così scriveva nel 1948 George Orwell nel suo ben noto e molto letto romanzo 1984 (Nineteen Eighty-Four). E con “noi” intendeva il Partito, un raggruppamento occulto ed onnipotente facente capo al Grande Fratello (Big Brother), che controllava tutto e tutti in Oceania. Erano però soltanto i massimi dirigenti politici e istituzionali, i fedelissimi, i quali militavano nel Partito Interno, quelli che contavano, mentre i rappresentanti dei bassi livelli della gerarchia e i dipendenti dell’amministrazione, membri del Partito Esterno, erano messi sotto controllo dal Grande Fratello e/o da chi per lui. Tutto il resto della popolazione veniva chiamata Prolet, ed erano proprio i lavoratori che facevano tutti i lavori pesanti e fastidiosi. “Noi” erano quelli che gestivano il potere in Oceania, la cui capitale era Londra e che comprendeva il Regno Unito, le due Americhe e parte dell’Africa. E proprio per rendere chiaro a tutti, tranne che ai fedelissimi, l’onnipotenza del Partito, in modo da togliere qualsiasi illusione dalle loro teste, George Orwell, scriveva: “Noi controlliamo la vita a tutti i suoi livelli”. Poi continuava, spiegando e specificando che “…Tu ti sei messo in testa che esista qualcosa come una natura umana, che verrebbe talmente oltraggiata da ciò che noi stiamo facendo, da ribellarsi contro di noi. Ma siamo noi a creare la natura umana. Gli uomini sono infinitamente manipolabili”. Il Partito, facendo capo a Grande Fratello, determinato a controllare tutto e tutti, per legge aveva installato ovunque teleschermi, muniti di telecamere. Anche nelle abitazioni. Sempre per legge era proibito spegnare i teleschermi, per nessun motivo e in nessun momento, giorno o notte che fosse. Tutto questo complesso sistema veniva controllato meticolosamente dal Grande Fratello e/o da chi per lui. Si trattava di un sistema che veniva usato per diffondere quello che la propaganda del Partito riteneva necessario, con sola unica concessione quella di abbassare soltanto il volume audio dei teleschermi. Un sistema però che permetteva, in ogni momento, di spiare tutti e di annientare qualsiasi possibilità di vita privata. Con un simile sistema il Partito poteva conoscere sempre tutti i comportamenti, anche quelli nascosti e/o involontari, delle persone osservate. Comportamenti che potevano, in qualche modo, non combaciare con le regole e gli orientamenti del Partito. Tutto quanto scritto da George Orwell nel suo romanzo, prevedendo nel 1948 quello che doveva accadere nel 1984 in Oceania, ossia nel Regno Unito, ma non solo, rimane molto attuale anche adesso in diverse parti del mondo. L’autore di queste righe apprezza quanto ha scritto con lungimiranza George Orwell nel suo 1984, considerandolo, convinto, un libro che deve essere letto per imparare e trarre le dovute conclusioni. Egli ha trattato in precedenza questi argomenti per il nostro lettore (Bugie, arroganza e manipolazioni; 27 luglio 2020).

Il 25 aprile prossimo, cioè dopo sette giorni, in Albania si svolgeranno le elezioni politiche, ma visto gli sviluppi di questi mesi, nonché quanto è accaduto durante tutti gli ultimi anni con le elezioni, le aspettative non sono per niente buone e rassicuranti. Anzi! Il 25 aprile, sulla carta, i cittadini dovranno votare per eleggere i loro rappresentanti in Parlamento, ma purtroppo in Albania, diversamente da tutti i Paesi normali, dove funzionano le istituzioni e lo Stato di diritto, dove funzionano e si rispettano le regole stabilite in una società democratica, da alcuni anni si sta consolidando e sta funzionando una nuova dittatura, camuffata da apparenze di pluripartitismo. Ragion per cui, con molta probabilità, le elezioni politiche del 25 aprile prossimo non saranno né libere, né imparziali e neanche democratiche. Cioè non saranno delle elezioni come si prevede e si stabilisce dal Documento di Copenaghen, che l’Albania ha ufficialmente adottato. E tutto ciò soltanto perché il primo ministro, pericolosamente e irresponsabilmente, sta cercando di ottenere, a tutti i costi, il suo terzo mandato. Perciò e purtroppo in Albania tutto potrebbe accadere dopo sette giorni, il 25 aprile prossimo e nei giorni successivi!

Nel giungo 1990 a Copenaghen sono stati riuniti tutti i rappresentanti degli Stati membri della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE; dal gennaio 1995 ha cambiato il suo status istituzionale per diventare l’attuale Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa – OSCE; n.d.a.). Nell’ambito della Conferenza sulla Dimensione Umana della CSCE, in quella riunione è stato approvato all’unanimità quello che ormai è noto come il Documento di Copenaghen, che sancisce ufficialmente anche le normative da adottare dagli Stati membri e gli obblighi istituzionali per garantire elezioni libere, imparziali, democratiche e la segretezza del voto dei cittadini. Nel Documento di Copenaghen è stato sancito che gli Stati partecipanti hanno espresso “…la loro comune determinazione di costruire società democratiche, fondate su libere elezioni e sullo Stato di diritto.”. Nell’articolo 3 del Documento viene riaffermato che per gli Stati “…la democrazia è un elemento inerente dello Stato di diritto. Essi riconoscono l’importanza del pluralismo per quanto riguarda le organizzazioni politiche”. E poi, riferendosi alla “…piena affermazione della dignità inerente alla persona umana e dei diritti uguali e inalienabili di tutti gli uomini”, gli Stati partecipanti hanno sancito, tramite l’articolo 5/1, la necessità di garantire “…libere elezioni, da svolgersi ad intervalli ragionevoli con voto segreto o con procedure equivalenti di libera votazione, in condizioni che assicurino, in pratica, la libera espressione dell’opinione degli elettori nella scelta dei loro rappresentanti”. Ed in seguito, nell’articolo 6 del Documento, si conferma che “Gli Stati partecipanti dichiarano che la volontà del popolo, liberamente e correttamente espressa mediante elezioni periodiche e oneste, costituisce la base dell’autorità e della legittimità di ogni governo”.

Nella sopracitata riunione della CSCE a Copenaghen, era stata invitata anche una delegazione dell’Albania, come un Paese osservatore. E guarda caso, l’Albania era l’unico Paese europeo che aveva rifiutato di partecipare alla Conferenza costitutiva della CSCE a Helsinki, il 3 luglio 1973. Non solo, ma da allora e fino agli ultimi anni ’80 del secolo passato, la propaganda della dittatura comunista in Albania denunciava la falsità e, addirittura, la pericolosità del operato della CSCE. Soltanto alla fine i dirigenti comunisti albanesi hanno cambiato radicalmente, senza pudore alcuno, il loro atteggiamento nei confronti della CSCE. E poi hanno presentato come un enorme loro successo la partecipazione della delegazione albanese, come osservatore, nella riunione di Copenaghen del giugno 1990. Erano gli ultimi mesi, prima del crollo della dittatura in Albania.

Questa che inizia oggi è l’ultima settimana prima delle elezioni. Il primo ministro albanese e tutti i suoi stanno cercando, con tutti i modi e mezzi, di nascondere tutti gli scandali governativi, tutte le promesse fatte e mai mantenute, tutta la gravità della situazione da loro generata e tante altre cose. Il primo ministro albanese, non avendo niente da presentare, ha scelto di attaccare, con un linguaggio arrogante, coatto e offensivo, i suoi avversari. Ma quello è soltanto quanto viene fatto pubblicamente. Perché il primo ministro e i suoi “strateghi” elettorali sono convinti che per avere il terzo mandato serva ben altro. Servono i milioni della corruzione, dei traffici illeciti, dell’abuso del potere e dell’orientamento occulto degli interessi per controllare, condizionare e comprare il voto dei cittadini impoveriti, disperati e sofferenti. Serve sapere con esattezza cosa pensano e di cosa hanno bisogno. Serve attivare tutti i modi, i mezzi e le risorse umane a disposizione per conoscere le preferenze e i comportamenti dei cittadini e poi agire di conseguenza. Proprio come la continua sorveglianza dei cittadini, con dei teleschermi muniti di telecamere ed installati nelle abitazioni, descritta da George Orwell nel suo romanzo 1984. Servono anche molte, moltissime persone che possano spiare i pensieri e i comportamenti degli albanesi, molto prima del giorno delle elezioni. Per poi permettere all’articolato e potente sistema, messo in azione dal primo ministro e dai suoi, di fare il resto. Lo ha dimostrato, senza ombra di dubbio, anche quanto è stato reso pubblico l’11 aprile scorso da un media in Albania. Centinaia di migliaia di dati personali e protetti dalla legge, sono stati da tempo messi a disposizione e usati, per scopi elettorali, dal partito del primo ministro. Un vero e proprio scandalo, che coinvolge il Partito e le istituzioni governative. Uno scandalo che ha messo alla prova di nuovo anche il sistema “riformato” della giustizia. Sistema che, invece di avviare le dovute indagini, previste dalla legge, per evidenziare come sono finiti quei dati riservati e protetti negli uffici del Partito, per uso e abuso elettorale, sta indagando il media che li ha pubblicati, facendo solo il suo dovere, riconosciuto dalla legge.

Chi scrive queste righe è convinto che quanto sta accadendo in Albania, in attesa delle elezioni del 25 aprile prossimo, sono degli scenari orwelliani, ideati e messi in atto dagli “strateghi” del primo ministro, fiancheggiati e consigliati anche dalle frange dei famigerati servizi segreti della dittatura comunista, tuttora attivi in Albania. Il primo ministro e i suoi se ne strafottono di tutto ciò, basta che si possa avere il terzo mandato. Se ne strafottono anche delle leggi in vigore e del Documento di Copenaghen, sulle elezioni libere, imparziali e democratiche! Perché il primo ministro è pericolosamente e irresponsabilmente convito che lui, rappresentante dei “noi” del suo raggruppamento occulto ed onnipotente, controlla la vita degli albanesi a tutti i suoi livelli! Il 25 aprile prossimo ne sarà un’altra sfida, sua e degli albanesi. Come anche le conseguenze.

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