
Un autocrate che ottiene il quarto mandato con abusi elettorali
Quanto più grande il potere, tanto più pericoloso l’abuso.
Edmund Burke
Domenica scorsa, 11 maggio, in Albania si sono svolte le elezioni parlamentari. E si sapeva già anche il vincitore. Tutti coloro che conoscono la vera e vissuta realtà albanese erano quasi convinti che il primo ministro avrebbe ottenuto il suo quarto mandato consecutivo. Ed ormai, a elezioni finite, mentre si stanno contando i voti, risulterebbe, dati provvisori alla mano, che il primo ministro ha raggiunto il suo principale obiettivo, quello di ottenere un altro mandato. Non solo, ma sembrerebbe che lui raggiungerà anche un altro ambizioso obiettivo, dichiarato già all’inizio della campagna elettorale. Potrebbe avere una maggioranza parlamentare che gli permetterebbe di far passare anche leggi che richiedono l’approvazione con i due terzi dei deputati.
Le aspettative per il raggiungimento del risultato elettorale voluto dal primo ministro si basavano sul funzionamento di una strategia ben elaborata e collaudata durante tutte le elezioni precedenti, gestite dai governi capeggiati dall’attuale primo ministro, al potere dal 2013. Una strategia, quella, basata sulla connivenza e sulla sempre più attiva collaborazione del potere politico, centrale e locale, con la criminalità organizzata. Una strategia basata anche sull’uso dell’amministrazione pubblica durante tutte le fasi delle elezioni. Una strategia basata sull’uso di tutte le istituzioni governative e statali, polizia di Stato compresa, in funzione della realizzazione degli obiettivi elettorali del primo ministro. La strategia per garantire il raggiungimento degli obiettivi elettorali del primo ministro albanese si basa fortemente, fatti pubblicamente noti e denunciati alla mano, anche sulla totale ubbidienza delle istituzioni del sistema “riformato” della giustizia alla volontà del primo ministro. Quanto è accaduto, purtroppo, durante gli ultimi mesi in Albania, testimonia, indubbiamente, proprio questa misera, vigliacca, spregevole e pericolosa ubbidienza. Un’ubbidienza, quella, verificata precedentemente in tante occasioni pubblicamente note. Una preoccupante e pericolosa ubbidienza che, purtroppo, è stata verificata anche durante l’ultima campagna elettorale.
Bisogna evidenziare che il primo ministro albanese si presenta nelle elezioni, sia parlamentari che locali, con la sigla del partito socialista. Lui da quando è diventato, nel 2005, il dirigente del partito socialista, è riuscito a controllare personalmente quel partito. Un partito, successore del famigerato partito comunista, che, da anni ormai, è diventato un raggruppamento occulto e che con il partito socialista ha in comune soltanto il logo. Un partito, quello socialista, del quale il primo ministro si ricorda soltanto durante le campagne elettorali. Ma anche in casi simili lui mette sempre il suo nome prima di quello del partito. Lo ha fatto anche durante la campagna elettorale finita venerdì scorso. E così facendo, lui personalizza anche il partito.
La scorsa settimana il nostro lettore è stato informato sui tanti abusi elettorali accaduti durante la campagna elettorale in Albania. L’autore di queste righe scriveva che “Adesso, nonostante tutti i fallimenti riguardanti le precedenti promesse elettorali, il primo ministro punta a ottenere, costi quel che costi, il suo quarto mandato consecutivo. In caso contrario per lui potrebbero generarsi grossi e seri problemi, soprattutto di carattere penale”. Ed aggiungeva: “… certamente, il primo ministro, trovandosi ad affrontare i suoi continui fallimenti, i suoi continui ed evidenti abusi di potere, nonché le conseguenze della galoppante e molto diffusa corruzione, che lo coinvolge direttamente, adesso punta proprio al supporto della criminalità organizzata e dei raggruppamenti occulti internazionali, per condizionare e manipolare di nuovo il risultato delle elezioni del prossimo 11 maggio” (In attesa di altri abusi elettorali; 6 maggio 2025).
Purtroppo queste previsioni sono state tutte verificate. Lo testimonia inconfutabilmente quanto è accaduto, registrato e denunciato sia nelle precedenti settimane, sia domenica scorsa, 11 maggio, durante il giorno delle elezioni. Abusi che sono stati resi pubblici dall’opposizione e da alcuni, pochissimi, media ancora non controllati direttamente dal primo ministro e/o da chi per lui. Abusi che sono stati ufficialmente denunciati, come prevede la legge elettorale in vigore, presso le istituzioni del sistema “riformato” della giustizia. Bisogna evidenziare che prima dell’inizio della campagna elettorale per le elezioni parlamentari svolte domenica scorsa, la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata., insieme con la Commissione elettorale Centrale e la Polizia di Stato hanno costituito un gruppo d’azione specializzato che doveva prevenire tutti gli abusi elettorali da loro evidenziati e/o denunciati dall’opposizione, i media e semplici cittadini. Bisogna però sottolineare, sempre fatti accaduti e pubblicamente noti alla mano, che in Albania se non si prevengono gli abusi elettorali, niente ha poi valore. Sì, perché nonostante si tratti di abusi ufficialmente denunciati, una volta che l’attuale primo ministro “vince” il suo mandato, chissà perché e chissà come, tutti gli abusi elettorali denunciati ufficialmente si dimenticano.
Ebbene, anche durante queste ultime settimane di campagna elettorale sono state tante le denunce ufficiali, presentate ufficialmente dai rappresentanti dell’opposizione, sia presso la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata, sia presso la Commissione elettorale Centrale e/o presso la Polizia di Stato. Ma, guarda caso però, niente è accaduto. Chissà perché?! Un caso emblematico è accaduto domenica scorsa, il giorno delle elezioni. Un caso denunciato da un cittadino presso uno dei pochissimi media televisivi non controllati dal primo ministro e/o da chi per lui. In seguito una giornalista del media, insieme con un operatore, si sono recati sul posto indicato dal cittadino. Si trattava di un ambiente, a piano terra, di un palazzo a circa trenta metri di distanza da un seggio elettorale e alcune centinaia di metri dalla sede della Direzione locale della Polizia di Stato. Le immagini trasmesse in diretta dalla televisione hanno mostrato che dentro quell’ambiente, una stanza, c’erano alcune persone intorno a tavoli dove si vedevano tanti fogli di carta accatastati, computer portatili ed altro. Una donna, presa all’improvviso, dopo qualche secondo, si è alzata ed ha chiuso la porta. Poi, dopo un po’ di tempo, la porta si è riaperta, ma questa volta da dentro e sono uscite, con la testa coperta e, correndo, sono fuggite tutte le persone che si trovavano dentro. Dalle immagini si vedeva chiaramente che i fuggitivi avevano preso tutto, carte e computer, lasciando i tavoli “puliti”. In seguito si è saputo che era un ufficio elettorale e la signora che aprì la porta era la direttrice dell’Agenzia dell’Innovazione e l’Eccellenza. Chissà cosa faceva lì?!
La giornalista prima e poi un rappresentante dell’opposizione, arrivato sul posto, hanno telefonato alla polizia di Stato e alla Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata. Ma, nonostante ciò, la pattuglia della polizia è arrivata con più di un’ora di ritardo. Poi è arrivato anche il rappresentante della Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità Organizzata. Ma questo è solo uno dei tanti clamorosi casi denunciati solo domenica scorsa 11 maggio. Però, nel frattempo, funzionava la sopracitata strategia del primo ministro per “vincere” la elezioni. E grazie a quella strategia, con l’appoggio anche della criminalità organizzata, come è risultato dalle tante denunce fatte, il primo ministro sta ottenendo il suo quarto mandato consecutivo.
Chi scrive queste righe seguirà il processo del conteggio del voti, tuttora in corso ed, in seguito, informerà il nostro lettore. Per il momento si sa che un autocrate, il primo ministro albanese, si sta preparando ad ottenere il suo quarto mandato con degli innumerevoli abusi elettorali e grazie a un clamoroso abuso di potere. Ed è proprio il caso di ricordare che, come affermava Edmund Burke, quanto più grande il potere, tanto più pericoloso l’abuso. Questo si sta verificando in Albania.