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Un vergognoso, offensivo e preoccupante sostegno alla dittatura

Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.

Totò: dal film “I Tartassati”

Nell’ultimo decennio del secolo passato la situazione in Albania stava seriamente e gravemente peggiorando di anno in anno. La dittatura era diventata sempre più atroce ed insopportabile. Ma non erano soltanto le perpetue, consapevoli, irresponsabili e arroganti violazioni dei diritti e delle libertà innate che preoccupavano i cittadini. Essi erano, altresì, quotidianamente costretti anche a delle restrizioni economiche di vario tipo. Restrizioni che evidenziavano e testimoniavano l’inevitabile ed il totale fallimento del sistema economico adottato dalla dittatura. La situazione era gravemente e ulteriormente peggiorata durante la seconda metà degli anni ‘80 del secolo passato. Mancavano i generi alimentari di prima necessità. Tutto era razionato e le quantità previste, per ogni nucleo familiare, erano ai limiti della sopravvivenza. Ma non sempre i cittadini riuscivano ad avere anche quello. Le file davanti ai negozi erano lunghe e non sempre i cittadini, messi uno dietro l’altro spesso anche dalla notte precedente, riuscivano a portare a casa tutto quello di cui avevano un vitale bisogno. Gli scaffali dei negozi erano sempre più vuoti. E proprio in quel drammatico periodo la propaganda del regime riuscì a trovare una “soluzione”. Ma non si trattava di garantire alla popolazione le forniture dei tanto necessari generi alimentari. No, si trattava, bensì, di un “Premio”. Proprio di un premio, con il quale la propaganda della dittatura comunista poteva fare uso ed abuso! Il 6 aprile 1987, durante una conferenza internazionale che si stava svolgendo in Messico, all’Albania è stato conferito il “Premio internazionale per la Nutrizione” (Sic!). Quale affronto e quale sarcasmo era quel “Premio” per gli affamati cittadini albanesi! E quale sfacciata ipocrisia quella della propaganda del regime! Ma la propaganda comunista allora aveva un vitale bisogno di quel “riconoscimento internazionale”. Per il resto, per quello che poteva pensare la gente, non gli importava nulla. Anche perché il famigerato “articolo 55” del Codice penale portava direttamente in prigione chiunque dicesse, o addirittura, alludesse a qualcosa. Ma la sfacciataggine della propaganda comunista non si fermò lì. Per dare più importanza e peso alla “lieta notizia”, annunciò che il “Premio”, espressione di un alto riconoscimento, era stato conferito all’Albania dalla FAO (Food and Agriculture Organization – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura; n.d.a.). In realtà si è venuto a sapere, dopo il crollo della dittatura, che in quella conferenza la FAO partecipava semplicemente, come tutte le altre delegazioni! Mentre il premio era stato conferito all’Albania dalle autorità messicane, come un dovuto, ma anche richiesto riconoscimento. Tutto ciò perché l’Albania nel 1976 era uno dei tre Paesi soltanto che avevano sostenuto la candidatura messicana per il posto del Segretario generale dell’ONU. Un’assegnazione quella che, quasi unanimemente, è stata riconosciuta, per la seconda volta, al Segretario uscente Kurt Waldheim.

Il 29 marzo 2017, mentre in Albania la coltivazione della cannabis era pericolosamente diffusa in tutto il territorio, in Francia veniva premiato l’attuale primo ministro albanese. Per lui il suo omologo francese aveva chiesto ed ottenuto il conferimento della tanto ambita e prestigiosa medaglia francese: quella del “Comandante della Legione d’Onore”! Proprio a lui che, almeno istituzionalmente, era la persona direttamente responsabile della cannabizzazione del Paese. Si trattava di un’attività criminale, verificata, documentata e denunciata non solo in Albania, dall’opposizione e da quei pochi media non controllati dal governo albanese, ma anche, anzi e soprattutto dalle istituzioni specializzate e dai media internazionali. Si trattava allora, nel 2017, di una preoccupante attività criminale, nella quale sono stati coinvolti almeno un ex ministro degli Interni, molti alti funzionari della polizia di Stato, ormai ricercati, ed altre istituzioni governative. E tutto ciò non poteva accadere senza il diretto beneplacito del primo ministro. Proprio di colui che, il 29 marzo 2017, ha ricevuto dalle mani del suo omologo francese la medaglia di “Comandante della Legione d’Onore”. Allora lo stesso primo ministro francese, alcuni mesi prima, riferendosi ad uno scandalo che vedeva coinvolto il suo ministro degli Interni, dichiarava: “Quando si è legati all’autorità dello Stato occorre essere impeccabili riguardo le istituzioni e le regole che le reggono”! L’autore di queste righe scriveva allora per il nostro lettore che “…Le motivazioni ufficiali dell’onorificenza non convincono e non potevano convincere nessuno in Albania… Quelle motivazioni urtano fortemente con la realtà albanese e offendono l’intelligenza di tantissimi cittadini che ne soffrono le conseguenze”. E poi continuava: “Le informazioni non mancano e sono tante, dettagliate e attendibili. Le dovrebbero conoscere anche le autorità francesi” – (A chi e cosa credere ormai in Francia?; 3 aprile 2017).

Il 23 febbraio scorso, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha conferito un nuovo Premio, quello dei “Campioni Internazionali dell’Anticorruzione”, a dodici personalità scelte che operano nel campo della giustizia in altrettanti Paesi del mondo (come Ecuador, Micronesia, Guatemala, Kirghizistan, Iraq, Sierra Leone, Guinea, Libia, Filippine ecc.). Tra quei dodici premiati c’era anche un giudice albanese. E guarda caso, si tratta proprio di una persona molto “chiacchierata” in questi ultimi anni. Non solo perché è un ex inquisitore del regime comunista, un procuratore che, alcuni mesi prima del crollo della dittatura, chiedeva ed otteneva la condanna a quindici anni di reclusione per alcuni cittadini, solo perché avevano abbattuto la statua di Stalin nel dicembre 1990. Tutto ciò soltanto due mesi prima del crollo della dittatura in Albania! Ma si tratta anche di un “uomo della legge” che, dati e fatti accaduti alla mano, ha continuamente infranto la legge. Anche quando, per rimanere in carica come giudice della Corte Suprema, nonostante il suo mandato fosse finito da sei anni, ha usato dei “trucchetti” ed ha beneficiato del diretto appoggio governativo. Si tratta di un “giusto” che aveva “dimenticato” di dichiarare parte dei beni in suo possedimento, come prevede proprio la legge! Si tratta della stessa persona che, nell’autunno del 2019, è stata direttamente coinvolta in un grave scandalo istituzionale. Scandalo denunciato ufficialmente dal Presidente della Repubblica. Uno scandalo che riguardava la palese violazione delle procedure per la selezione dei candidati giudici dell’allora non funzionante Corte Costituzionale. Corte che il primo ministro voleva e tuttora vuole controllare direttamente. Uno scandalo quello, sul quale è stata chiesta anche l’opinione della Commissione di Venezia (La Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto; n.d.a.). Opinione che ha dato però pienamente ragione alle accuse del Presidente della Repubblica. Ragion per cui anche il primo ministro e i suoi hanno subito dopo “abbandonato” il giudice, come la scorza di un limone spremuto, E per rendere tutto più convincente, hanno messo in campo anche l’Alto Consiglio dei Giudici che, con una sua delibera, costrinse quel “giudice illustre” a lasciare il suo importante incarico istituzionale, come presidente del Consiglio delle Nomine nella Giustizia. Il nostro lettore è stato informato di tutto ciò a tempo debito. Guarda caso però, proprio quel giudice è stato selezionato tra tanti altri, per essere premiato dal Dipartimento di Stato, il 23 febbraio scorso, con la nuova onorificenza dei “Campioni Internazionali dell’Anticorruzione”! Nella dichiarazione del Dipartimento di Stato si sottolineava, tra l’altro, anche che quel premio veniva conferito a quelle persone che, secondo l’opinione degli Stati Uniti d’America “…hanno instancabilmente lavorato, spesso affrontandosi con delle inimicizie, per difendere la trasparenza, per combattere la corruzione e per garantire il rendiconto nei propri Paesi”. Rispettando la valutazione per gli altri undici premiati, non si potrebbe dire lo stesso per il giudice albanese, anzi! Chissà perché una simile scelta fatta del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America?!

Chi scrive queste righe, anche questa volta, avrebbe avuto bisogno di più spazio per analizzare e trattare come meriterebbe una così inattesa, immeritata e ingiustificata premiazione da parte del Dipartimento di Stato al giudice albanese. Ma tutto fa pensare ad una densa e ben pagata attività lobbistica. Come nell’aprile del 1987 con il “Premio internazionale per la Nutrizione”. E come nel marzo 2017, con la medaglia di “Comandante della Legione d’Onore”, conferita all’attuale primo ministro albanese. Peccato che non c’è più spazio per continuare! Ma tutto ciò, chi scrive queste righe lo considera convinto e semplicemente un vergognoso, offensivo e preoccupante sostegno alla dittatura ormai funzionante in Albania. Per il resto, egli pensa che aveva pienamente ragione Totò quando diceva che ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.

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